Nel processo che mira ad organizzare in forma associata i servizi comunali, spicca l’esempio della Valle Sabbia. Coinvolgimento, chiarezza e flessibilità le parole chiave
Nel dedalo normativo che da alcuni anni prova a regolare il passaggio alle gestioni associate delle funzioni dei piccoli Comuni, la Valle Sabbia è stata presa ad esempio in uno studio universitario bresciano che parla all’Italia intera, le cui conclusioni sono state pubblicate nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore.
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I piccoli comuni italiani non stanno progettando per tempo le adeguate soluzioni organizzative per attuare l’obbligo di gestione associata delle funzioni fondamentali – scrive sull’autorevole quotidiano Davide Giacomini, che ha collaborato alla ricerca insieme alle dr.sse Beatrice Rodella e Valentina Testa -. Inoltre, nei funzionari comunali permangono forti perplessità riguardo alla recente evoluzione normativa in materia».
Poi continua
I ritardi nelle gestioni associate
L’indagine, rivolta ad un campione di 1332 comuni fino a 5.000 abitanti, ha evidenziato che al 31 ottobre 2014 il 52% circa dei rispondenti ha associato non più di tre funzioni fondamentali (obbligo che doveva essere rispettato entro il 1 gennaio 2013).
Solo poco meno del 20% di questi comuni si è indirizzato verso un più puntuale rispetto della normativa, avendo avviato la gestione associata di almeno 6 funzioni (obbligo da rispettare entro il 30 settembre 2014).
Inoltre il 41% dei 261 funzionari intervistati esprime un giudizio negativo sulla normativa relativa alle gestioni associate obbligatorie, a fronte del 33% che esprimono un giudizio complessivo positivo e del 18% che non sanno esprimere un giudizio.
Rimane, quindi, prevalente una percezione negativa, o di forte incertezza, circa il percorso obbligato verso le gestioni associate dei piccoli comuni.
Un quadro normativo complesso e frammentato
Su tale giudizio pesa senza dubbio il fatto che il percorso delle gestioni associate obbligatorie, delineato a partire dal Dl 78/10, è stato più volte oggetto di modifiche, proroghe e adeguamenti normativi: dopo l’articolo 14 del Dl 78/2010 convertito in Legge 122/2010 e l’articolo 16 del Dl 138/2011 convertito in Legge 148/2011, i Comuni sotto i 5.000 abitanti hanno assistito nel giro di due anni a ulteriori cambiamenti in tema di esercizio associato di funzioni e servizi comunali.
In particolare, il Dl 95/2012:
• aveva confermato la prescrizione per tutti i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti (oppure fino a3.000 abitanti se appartengono o sono appartenuti a comunità montane), dell’esercizio in forma associata, mediante unione di comuni o convenzione, della quasi totalità delle funzioni fondamentali;
• aveva fornito anche un nuovo e più accurato elenco delle undici funzioni fondamentali dei comuni, in sostituzione di quello contenuto nella Legge 42/2009.
Per ciò che concerne le tempistiche, entro il 1 gennaio 2013, tre di queste funzioni, con esclusione di anagrafe e stato civile, dovevano obbligatoriamente essere esercitate in forma associata, tramite unione di comuni o mediante convenzione e altre tre entro il 30 settembre 2014.
Gli stessi comuni obbligatoriamente, entro il 31 dicembre 2014, avrebbero dovuto esercitare tutte le funzioni fondamentali, fatta salva la già citata esclusione, con le stesse forme in precedenza indicate.
I risultati della ricerca, invece, mostrano come siamo ben lontani da questo traguardo.
Oltre l’obbligo normativo, per cogliere le opportunità delle gestioni associate
Tale situazione non permette di cogliere le opportunità connesse alla gestione associata delle funzioni.
Si pensi ad esempio al tema della job satisfaction: con l’intercomunalità sarà possibile valorizzare maggiormente le risorse umane in quanto l’interazione tra gli enti permetterebbe una riorganizzazione delle competenze lavorative e delle responsabilità con conseguenti notevoli guadagni in termini di maggior specializzazione professionale e relativa soddisfazione personale dei dipendenti.
Chiaramente un processo di tale portata non può essere slegato da riflessioni di tipo organizzativo.
Alcuni spunti significativi, a questo proposito, possono essere tratti da
ll’esperienza di un insieme di comuni della Valle Sabbia (Brescia) che congiuntamente alla Comunità Montana, hanno deciso di affrontare per tempo il tema della sovracomunalità, definendo il percorso per l’attivazione della gestione associata di tutte le funzioni fondamentali, come previsto dalla normativa.
Creare delle aggregazioni di comuni, richiede la costruzione di un progetto multi-dimensionale, ovvero che contempli sia l’analisi e la progettazione istituzionale del nuovo ente (organi politici, apparati regolamentari e costitutivi, regole per la rappresentanza, vision politica), sia la parte gestionale-organizzativa (funzioni, personale, bilancio, assetto strumentale).
Focalizzando l’attenzione sugli aspetti più prettamente gestionali i passaggi seguiti sono stati i seguenti:
1. individuazione del campo di attività della funzione gestita in forma associata;
2. raggruppamento funzionale dei servizi costituenti la funzione e definizione della struttura organizzativa;
3. individuazione delle risorse umane a disposizione e assegnazione delle responsabilità gestionali;
4. assegnazione delle risorse economiche e strumentali;
5. verifica degli scostamenti obiettivi-risorse-risultati.
In ogni passaggio sono stati coinvolti i funzionari dei singoli comuni associati al fine aumentare il coinvolgimento e l’adesione al progetto e di redigere una configurazione organizzativa il più funzionale possibile.
L’esperienza avviata in Valle Sabbia indica una via, indubbiamente non l’unica, per coniugare i temi della specializzazione e della valorizzazione delle risorse umane all’esigenza politica di una governance chiara, flessibile e non eccessivamente burocratizzata.
Rimane centrale anche nel caso della progettazione organizzativa delle gestioni associate il concetto di coerenza dinamica: non esistono soluzioni organizzative ottime e valide in ogni circostanza; con questa premessa deve essere letta la proposta dell’esperienza valsabbina, esemplare soprattutto per l’idea di non subire la normativa ma di impostare un processo di progettazione organizzativa finalizzato a cogliere tutte le opportunità connesse alle gestioni associate.