26 Novembre 2007, 00.00
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Acqua

Adesione all’Aato prorogata di un anno

La legge Finanziaria 2007 ha prorogato per un altro anno il termine previsto per l’adesione all’«Autorità d’ambito territoriale ottimale» (Aato): l’ente che dovrebbe gestire l’intero ciclo integrato delle acque.

Gli amministratori di una quarantina di comuni del Bresciano sparsi tra la Valcamonica e la Bassa esultano, almeno per ora, al grido «l’acqua è un bene pubblico e tale deve rimanere». Da dove nasce la loro soddisfazione? Dal fatto che la legge Finanziaria 2007 ha prorogato per un altro anno il termine previsto per l’adesione all’«Autorità d’ambito territoriale ottimale» (Aato): l’ente (o meglio gli enti) che dovrebbe gestire l’intero ciclo integrato delle acque (dalla captazione alla distribuzione per finire con la depurazione) nella nostra provincia. Così come nel resto d’Italia.

L’adesione al nuovo organismo avrebbe dovuto essere sottoscritta entro il 31 dicembre 2007, ma come dicevamo l’incombenza è stata rinviata per l’ennesima volta (la legge Galli che sottende la riforma che ha portato alla creazione degli Ato risale al lontano 1994). Questo ulteriore spostamento carica di fiducia diversi municipi bresciani, i quali insieme a un centinaio di altri comuni della Lombardia stanno preparando un referendum consultivo per abolire la legge regionale che istituisce l’organismo di gestione.

Ma per l’assessore provinciale all’Ambiente Enrico Mattinzoli, presidente del comitato di gestione dell’Aato, si tratta di una vittoria di Pirro: «Questo che viene interpretato come un successo - afferma - può diventare una grossa sconfitta, visto che la Regione potrà decidere di mettere a gara europea la gestione del servizio».

«Per un altro anno, i comuni che gestivano in economia i loro acquedotti e le loro fognature continueranno a farlo - spiega Mattinzoli -, non aumenteranno le tariffe dell’acqua, ma nello stesso tempo non avranno nemmeno un euro per gli investimenti necessari per realizzare le necessarie fognature, rinnovare gli acquedotti che perdono enormi quantitativi di liquido e realizzare i depuratori là dove mancano. Ricordiamoci che l’Aato avrebbe 838 milioni di euro da investire sul territorio provinciale nei prossimi 25 anni. Di questa cifra il 70% andrebbe investito nei prossimi 13 anni».

Ora invece è tutto congelato. L’Aato sta vagliando con i propri legali la possibilità di lasciare in affidamento a Cogeme quei comuni dell’Ovest bresciano che non hanno ancora provveduto a individuare una società di gestione pubblico-privata per l’intero ciclo idrico integrato. Per i comuni della Bassa si sta invece pensando all’affidamento ad Asm.

Perchè tanta contrarietà all’adesione all’Aato? Va ricordato che la legge impone che la proprietà delle infrastrutture (pozzi, depuratori) resti sempre pubblica: si privatizza il 40% della gestione del sistema idrico, mentre il 60% deve restare in mano pubblica.

Logicamente nei comuni abituati a gestire in economia i propri servizi idrici si avrebbe un rincaro generalizzato della tariffa (in Valcamonica parlano addirittura della triplicazione dei costi): l’Aato imporrebbe la tariffa di un euro a metro cubo d’acqua per tutta la provincia, ma i soldi raccolti così verrebbero reinvestiti sul territorio per realizzare le strutture necessarie. A oggi, anche la rete acquedottistica provinciale perde in media il 36% dell’acqua, mentre solamente il 60% degli scarichi fognari viene depurato (la situazione è critica in Valtrompia, ma anche in Valcamonica e in certe zone della Bassa).

di Pietro Gorlani
da bresciaoggi


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