In ricordo dell'incendio di Bagolino

Sarà l’esecuzione della “Missa pro defunctis” a quattro voci miste di Orlando di Lasso, ad accompagnare questo giovedì 30 ottobre la celebrazione presieduta dal parroco di Bagolino, don Paolo Morbio, per ricordare la vittime dell’incendio di Bagolino del 1779, nell’anniversario del disastroso evento che segnò la storia del paese montano valsabbino.

La messa del musicista fiammingo, data alle stampe nel 1578, sarà eseguita nella chiesa parrocchiale di San Giorgio alle 20.30 dal coro Cantores ad Nives.
Al termine della funzione, ci sarà una processione al capitello delle Povere anime, accompagnata dal suono del campanone.

Riportiamo quanto già scritto dallo storico Giancarlo Marchesi su un articolo da noi pubblicato.

La tragedia si verificò nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 1779. Bagolino fu investito da un incendio che ebbe origine dai depositi di carbone vegetale situati nei pressi del forno fusorio di proprietà comunale.

Incenerite 644 abitazioni. Dei 2.994 abitanti che il paese contava, secondo i dati delle autorità venete, oltre 500 perirono; interi nuclei familiari andarono completamente estinti. La parrocchiale e la chiesa di San Lorenzo vennero seriamente danneggiate dalle fiamme, che non risparmiarono neppure il convento delle Monache, benché posto sopra il paese.
Solo poche case in località Salvì, oltre al forno fusorio e alle fucine da ferro, si salvarono dalla furia delle fiamme.

In sette ore, tanto durò l’incendio, oggetti preziosi, suppellettili, mobili di pregio e duemila forme di formaggio furono consumati dal fuoco.
Grandi fortune familiari vennero completamente distrutte e centinaia di persone persero ogni loro avere. Tenuto conto delle distanze e delle precarie condizioni delle strade, i soccorsi furono immediati: il sindaco della Comunità di Valle Sabbia si precipitò a Bagolino e il capitano di Brescia inviò il tenente colonnello De Therry.

Superati i primi momenti di sconcerto, i soccorritori si dedicarono, con l’aiuto dei bagolinesi, a recuperare e rimuovere dalle case distrutte i cadaveri per seppellirli e coprirli con calce viva con lo scopo di evitare l’esplosione d’epidemie.
A distanza di pochi giorni da quella tragica notte, fu chiaro che l’incendio di Bagolino era per numero di vittime e per entità di perdite materiali uno dei più grandi disastri del secolo per il Bresciano.

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