Terremoto tre anni dopo

Era all’incirca la mezzanotte del 24 novembre di tre anni fa, quando la terra di Garda e di Valle Sabbia ha preso violentemente a tremare. Morti nessuno, per fortuna, nemmeno feriti gravi.
Solo graffi ad una manciata di persone, e per lo più a causa della foga nella fuga in strada. Una mancanza di vittime che, per chi ha vissuto quel sisma da lontano, ha significato per un po’ scarsità di importanza.
Ci sono volute autorevoli visite a “toccare con mano” perché la ferita rimbalzata di muro in muro cominciasse ad essere ricucita a dovere. Nessuno dimentica quel che è accaduto a Pompegnino per le prime 48ore.
E nemmeno l’incertezza sul futuro che ha aleggiato per mesi alimentando una sorda protesta.
Non perché i valsabbini ed i gardesani avessero la pretesa che le Istituzioni risolvessero tutte le situazioni. Se si lamentavano era per la voglia di ritorno alla normalità, perchè non ce la facevano a stare con le mani in mano. Più veloci loro a reagire, insomma, della “macchina” chiamata ad organizzare la ricostruzione.

Pochi mesi è durata, bisogna dirlo. Poi l’ingranaggio è partito, ben carburato e lubrificato.
Un viaggio a “passi lunghi e ben distesi” che ci ha portato, in soli tre anni, a veder risolti la stragrande maggioranza dei problemi legati a quella che per i più è da considerare ormai una brutta esperienza, brutta e da dimenticare.
Lavori in Valle ce ne sono ancora: case private, edifici pubblici, consolidamenti, soprattutto luoghi di culto con le parrocchie che devono fare i conti con una copertura delle spese al 70% per interventi in alcuni casi costosissimi e difficili da portare a termine.

Meglio per le persone, salvo casi isolati. Ci sono ancora cinque “sfollati” a Pompegnino, dove però la casa ricostruita da zero è già stata “invasa” dagli imbianchini e la sistemazione presso parenti durerà poco. C’è ancora una numerosa famiglia di sfollati a Sopraponte di Gavardo e questi sembra se la stiano passando peggio, visto che in attesa di concludere la ristrutturazione i soldi sono diventati veramente pochi e l’affitto non viene più rimborsato dal giugno scorso.

“Stiamo cercando di andare incontro a questa famiglia, per come possiamo, ricorrendo ai Servizi sociali – ci conferma il sindaco Giambattista Tonni -. C’è però da dire che allo stesso modo ci toccherà di intervenire per sostenere quelle famiglie che faticano a pagare il mutuo e a mangiare insieme”.
Un altro “terremoto” anche quello, finanziario, che rischia di radere al suolo gli zoppicanti bilanci finanziari di molti. “Quanto alle strutture pubbliche il più è fatto e ci rimane ormai da intervenire nel cimitero di Sopraponte, ma sono poche cose – aggiunge Tonni -. Diversa è la situazione per i beni ecclesiastici: penso a quello che ci vorrà per il monastero di Santa Maria o per le due chiese di Sopraponte”.

Tutto sommato soddisfatto anche il primo cittadino di Vobarno, anche qui c’è la sistemazione del cimitero da portare a termine, ma per i vivi si è già provveduto: “Dopo tre anni possiamo tranquillamente affermare che si è lavorato bene e ad ogni livello, partendo dallo stanziamento dei fondi per arrivare fino ai singoli cittadini che non sono stati a guardare e si sono rimboccati le maniche”.
Lo faranno, c’è da esserne sicuri, anche per la chiesa di Pompegnino che intanto aspetta.

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