Francesco Tonoli frequenta le Medie a Manerba del Garda e con questo tema ha vinto un concorso proposto dai Lions nel corso dell'anno scolastico
Si parla tanto, da troppo tempo, di tutela ambientale; si ripete ovunque allo sfinimento che bisogna sensibilizzare le giovani generazioni alla difesa del patrimonio naturalistico in cui vivono.
Poi in sella alla mia bicicletta percorro chilometri nei paesi della valle in cui sono nato, la Valtenesi, una striscia di terra racchiusa tra le colline moreniche e il lago di Garda, nella zona di sud ovest.
Percorro vie asfaltate lungo le quali non si hanno aiuole verdeggianti dai fiori colorati, ma vivaci marciapiedi di cemento, colorati di rosso o di verde! Rotatorie fantasiose abbelliscono gli incroci con strutture di cemento impreziosite da sculture o fontane.
Corro lungo le nuove piste ciclabili ed osservo le case sempre più numerose, i tanti borghi, che sorgono veloci come funghi: abitazioni chiuse d’inverno, tristi, dove le imposte serrate non lasciano alcun dubbio … sono le seconde case, aperte solo per poche settimane all’anno, ma così numerose, così invadenti nel loro spettrale silenzio.
Mi guardo in giro, intorno a tutti i più bei posti sono sorte queste case, come a Manerba, a Porto Dusano dove, passando qualche anno fa, si poteva ammirare una splendida cascata lucente che creava panorami suggestivi.
Venivi catturato dal rumore dell’acqua che si infrangeva al suolo e dal profumo di muschio che caratterizzava il posto.
Questo luogo era un simbolo di Manerba dove persino il sole si divertiva a giocare con l’acqua, creando splendidi arcobaleni e rincorrendosi con le goccioline di umidità sparse tutte intorno.
Ora è sorto un residence, con tonalità di verde che fanno battere il cuore forte, ma non per la sua bellezza, bensì per lo sgomento che crea stonando molto con la natura.
La cascata non esiste più ed al suo posto sgorga solo un piccolo rivolo di acqua, nascosto dietro una serie di tetti scoscesi che si divertono ad ammirare il sole da lontano.
Il sole non batte più sulla cascata distrutta che ora non è altro che un posto freddo e cupo, senza divertimento, senza musica!
Se si chiede a qualcuno della “cascata di Manerbaâ€, sicuramente si meraviglierà perché è molto difficile scorgerla in mezzo a quel cupo edificio e ora non è altro che un’altra meraviglia che abbiamo perso!
Se si sposta la testa leggermente verso il lago, si noteranno le miriadi di barche ormeggiate al porto, dove l’acqua, da azzurra e cristallina, è diventata verde per le alghe e oleosa.
Una volta al porto erano ormeggiate tante barche da pesca che galleggiavano al ritmo delle onde che le solleticavano e le cullavano dolcemente.
Quando rientravano al porto, la sera tardi, rendevano un ultimo saluto al loro amico sole e si addormentavano.
Ora hanno lasciato il posto a delle imbarcazioni di lusso che sono utilizzate solo qualche giorno all’anno e poi restano abbandonate. Quelle barche sono sempre là , ferme, senza cuore, segno di ricchezza, ma non di amore per il territorio: non hanno alcun legame con il lago.Â
Sono malati i paesi della Valtenesi, edificati in ogni dove, straordinariamente vuoti e desolati d’inverno, caotici e disordinati d’estate.Â
E, mentre vecchie gru alzano nuovi edifici, più o meno moderni, più o meno lussuosi, aumentano quelli abbandonati, che vengono aggrediti dal tempo e inevitabilmente abbruttiscono i borghi della Valtenesi.
Ettari di fabbriche dismesse, di case fatiscenti, di edifici mai terminati che restano a testimoniare la tendenza ad abbandonare luoghi già esistenti per costruirne di nuovi, togliendo spazio verde, tanto che il mio paese, Mano nell’erba, oggi di verde ha solo i ricordi.
Come sulla strada per andare alla Rocca, la strada delle mie origini, dove hanno vissuto i miei bisnonni e i loro antenati.
Ogni due passi si notano queste abitazioni abbandonate, coperte da muri semidistrutti e lasciati al loro destino che rimangono in piedi solo grazie all’ultima forza d’animo che rimane loro nei mattoni.
Quelle case una volta erano splendide e potevano vantare di essere le migliori di Manerba, ma ora sono una vergogna e si preferisce non parlare di questo argomento: il vento una volta soffiava tra le colonne e le persone si rifugiavano nella casa per ripararsi, ora il vento e la pioggia lambiscono tutti gli angoli più bui di quelle vecchie case portando la loro freddezza e trasmettendola ai muri e alle tegole che diventano sempre più grigi, sempre più senza calore, sempre più duri.
Per non volersi rattristare accennando alle spiagge di alcuni comuni, delle discariche dimenticate dagli amministratori, dove neppure i volontari, le scuole o i pensionati, gli alpini o le diverse associazioni mettono piede, lasciando che il turismo scelga altre mete, più pulite, più gradevoli, meglio valorizzate.
Non bisogna dimenticarsi dei pochi boschi che possediamo in cui, fra poco, non canteranno più gli uccelli tra i rami e non si sentirà più il fruscio delle foglie calpestate dalle zampe esili degli scoiattoli, ma si udirà solo il rumore delle caldaie e lo scroscio dell’acqua delle piscine.
Di questo passo stiamo continuando a perdere scrigni meravigliosi che lasciano posto a case desolate, senza anima e senza storie da raccontare. E poi quale mea culpa dovrebbero pronunciare gli abitanti della Valtenesi per tutti gli edifici storici del patrimonio artistico-culturale che rovinosamente cadono nel dimenticatoio e, di conseguenza, a terra?
Una per tutti la chiesa di San Sivino, a Manerba, per la quale è nato da pochi mesi un comitato spontaneo di salvaguardia e recupero del bene, di cui si è atteso che crollasse il tetto, prima di intervenire.
Quante volte, facendo una passeggiata per la Valtenesi, mi sono trovato davanti ad una porta chiusa di una chiesetta di campagna, che, da quando sono nato, non ho mai visto aperta.
Ma, fortunatamente, oltre a molti aspetti che si dovrebbero cambiare della Valtenesi, ce ne sono alcuni estremamente positivi, uno su tutti il Parco archeologico naturalistico della Rocca di Manerba.
Questo parco è unico nel suo genere perché comprende sia zone di terra sia zone lacustri, con reperti archeologici, fauna e flora autoctoni.
Girando tra i suoi sentieri, si possono ammirare una miriade di specie, ma, per poterle scorgerle tutte, bisogna aguzzare la vista e solo nel silenzio si possono intravedere gli animali che vi vivono.
La Valtenesi ha bisogno di cittadini che imparino ad amarla, e solo dopo a salvarla, perché ciò che non interessa non può essere tutelato.
Da troppo tempo si è trascurato il bene ambientale per dare più importanza all’edilizia, dimenticando che nessun turista comprerà case in un paese troppo edificato, magari sporco, dove i cittadini lasciano che una chiesa o una casa crolli e dove lasciano che un edificio prenda il posto di una meraviglia affidataci dalla natura o da Dio perché ce ne prendessimo cura…
Tonoli Francesco- Classe 3° B
Scuola media “28 maggio 1974†di Manerba del Garda
Istituto Comprensivo Valtenesi
Concorso Lions 2013/14
ID45669 - 18/06/2014 14:34:35 - (Ernesto) - nes
che dire davanti ad una realta' cosi degradante per il verde???o per le vecchi opere???non ci son parole,,,,,bravo francesco per la tua sensibilit'dei luoghi a te cari!!!