23 Maggio 2014, 14.51
L'opinione

Il Matteo Renzi che non avremmo voluto scoprire

di Dru

Renzi risponde al Fatto Quotidiano «non è il mio parlamento, non faccio miracoli» e comincia la discesa della sua curva retta sull'emotività


Una parabola iniziata in gran spolvero di demagogia con queste epiche parole che tutti avevano recepito, aprendogli il credito, "riforme o vado a casa".

L’ex sindaco Matteo Renzi ne ha fatte di promesse.
Quello che corre, quello del cambiamento, quello che rottama. E alla svelta. Alla fine di febbraio Renzi ce la fa: arriva a palazzo Chigi, è presidente del Consiglio.
In tre mesi, una sequenza impressionante di annunci, tweet, conferenze stampa, slide e cedolino finale a mo’ di ciliegina sulla torta.

A ormai tre mesi dalla nascita del governo Renzi, possiamo fare un po’ di conti. Analizziamo a una a una le sue promesse (vista la mole, probabile che ce ne sia sfuggita qualcuna, ma queste sono le più importanti).
Vediamo quante ne ha mantenute.

1 – RIFORME ISTITUZIONALI
Quante volte avete sentito Renzi parlare delle riforme del Senato (che spesso ha definito erroneamente ‘eliminazione’) e del Titolo V della Costituzione?

Il ddl per le suddette riforme doveva arrivare a febbraio.
“Ho illustrato ai ministri un testo di riforma del Senato (…). Diamo 15 giorni e poi si porta in Parlamento” (Ansa, 12 marzo 2014).
Tempi non rispettati: il Cdm lo licenzia il 31 marzo e soltanto l’8 aprile giunge in Senato.
12 aprile 2014: “Entro il 25 maggio dobbiamo arrivare al superamento del bicameralismo” (Ansa, 12 aprile 2014).
18 aprile 2014: “Sono molto ottimista che entro maggio il Senato approvi la Riforma del Senato e del Titolo V e del Cnel” (Ansa, 18 aprile 2014).

Poi il Movimento 5 Stelle si dice pronto a sostenere un testo alternativo formulato dalla minoranza Pd.
Renzi non ci sta:Lo facciamo entro maggio. Se vogliono perdere la faccia facciano pure, io no” (Radiocor, 22 aprile 2014).
27 aprile 2014:“Se invece del 25 arriva il 5 giugno, non cambia niente” (Ansa, 27 aprile 2014)
29 aprile 2014: tegola sul governo Renzi. Il voto viene rimandato al 10 giugno. “Con 15 giorni in più nessuno si scandalizza”, abbozza Renzi. Ma in realtà i tempi stringono: il 23 maggio prossimo è il termine ultimo per presentare gli emendamenti in Commissione Affari costituzionali. Tradotto: soltanto dopo le elezioni si potranno riprendere i lavori sulle riforme. Annunci e promesse di Renzi a parte, sul DEF (Documento di Economia e Finanza), reso noto lo scorso 8 aprile, è fissato settembre 2014 come data per l’approvazione in Parlamento in prima deliberazione.
Situazione: IN ALTO MARE

2 – RIFORMA DEL LAVORO
Ok: “A marzo la riforma del lavoro”. Parola di Renzi, 17 febbraio 2014.
Il 12 marzo il Cdm approva il dl n.34 firmato dal ministro Poletti. Il 20 marzo c’è la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Il 24 febbraio 2014, Renzi diceva:“Partiremo, entro marzo, con la discussione parlamentare del cosiddetto Piano per il lavoro”. E chiedeva la fiducia. Niente da fare: la discussione inizia soltanto il 22 aprile (due mesi dopo quanto promeso) e il giorno dopo viene approvata la fiducia alla Camera.

Il dl lavoro è adesso in Senato. Strada facendo, ci sono state alcune modifiche (obbligo assunzione per aziende che superano 20% di dipendenti precari viene sostituito con multa). Il dl lavoro è tornato così alla Camera e dovrà essere approvato entro il 19 maggio (altrimenti decadrà).
Precisazione: il dl lavoro a firma Poletti non è il Jobs act presentato da Renzi l’8 gennaio, contiene soltanto alcuni punti della bozza della riforma del lavoro che Renzi aveva promesso.

Il dl Poletti si occupa in pratica soltanto della “semplificazione delle disposizioni in materia di contratti di lavoro a termine”. Nel dl lavoro firmato da Poletti mancano la promessa “Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile” e il “contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti”.
Situazione: Il dl lavoro a firma Poletti è soltanto il fantasma del folgorante Jobs act promesso da Renzi. Non crea neppure un posto di lavoro (non per niente il DEF prevede la disoccupazione in aumento) e aumenta il precariato.

3 – RIFORMA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Niente da fare: il testo di legge per la riforma della PA doveva fiorire entro aprile, stando alle promesse di Renzi.
Arriva il 30 aprile e Renzi non ha nulla in mano: né un decreto legge, né un disegno di legge.
In quell’ultimo giorno di aprile, Renzi si presenta in conferenza stampa e descrive soltanto le linee guida del provvedimento, dicendo che sarà un disegno di legge e non un decreto. Il ddl, secondo Renzi, arriverà in “consiglio dei ministri il 13 giugno” (Ansa, 30 aprile).
I dipendenti pubblici sono un tipico bacino elettorale del Pd: meglio non rompergli le scatole proprio il mese prima delle Elezioni europee.
Situazione: IN ALTO MARE

4 – RIFORMA ELETTORALE
“Se arriviamo al passaggio del 25 maggio senza aver fatto la legge elettorale – spiegava l’ex sindaco Renzi il 18 dicembre, nel corso della presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa – e, almeno in prima lettura, la riforma costituzionale non andiamo da nessuna parte”.
31 gennaio 2014: spunta la prima versione della nuova legge elettorale. A febbraio si tratta con Berlusconi. Il 5 marzo sbarca alla Camera un testo differente rispetto a quello di gennaio.

12 marzo 2014: l’Italicum supera il primo scoglio a Montecitorio (365 sì, 156 no, 40 astenuti). E Renzi si gasa: “Entro il 25 maggio dobbiamo riuscire a chiudere la partita della legge elettorale e la prima lettura della riforma del Senato” (Asca, 13 marzo).
Poi il nulla. Per due mesi.

Il ministro delle riforme Boschi il 4 maggio dice sull’Italicum: “Possiamo approvarlo prima dell’estate”. Cioè prima del 21 giugno? Nel DEF si canta un’altra canzone: “Approvazione definitiva entro settembre 2014″. Pag. 2, in riferimento alla “Riforma della legge elettorale”.
Situazione: IN ALTO MARE

5 – PAGAMENTO TOTALE DEBITI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
24 febbraio 2014: Renzi promette di fronte al Senato “lo sblocco totale, non parziale, dei debiti della P.A.”.
Il giorno dopo, a Ballarò: “La Cassa Depositi e Prestiti (…) in 15 giorni permetterà di sbloccare i 60 miliardi bloccati per i debiti della P.A.” (Ansa, 25 febbraio).

Arriva il 10 marzo. Non succede niente.
In una delle famose slide (n. 18) di Renzi, si legge: “Sblocco immediato e totale del pagamento dei debiti della P.A. – 22 miliardi pagati – 68 miliardi entro luglio”.

Non passano neanche 24 ore e Renzi si accorge di aver bisogno di due mesi in più: “Il 21 settembre, a San Matteo, se non abbiamo sbloccato tutti i debiti della P.A., lei va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario”. Lo dice Renzi a Vespa, ospite di Porta a Porta il 13 marzo 2014.

Ancora una volta il DEF ci viene in soccorso.
Pagina 10: ci saranno “ulteriori 13 miliardi per accelerare il pagamento dei debiti arretrati (già avviato nel 2013-2014 con il pagamento di più di 47 miliardi ai fornitori della P.A.)”. Entro quando? “Ottobre 2014″.

Graziano Delrio confonde ancora di più le acque: prima dice al Corriere che il grosso dei pagamenti dei debiti della P.A. saranno pagati nei primi tre mesi del 2015 (lo ha sottolineato ieri anche ‘La Gabbia’), poi ci ripensa e scrive su Facebook: “Sul pagamento dei debiti della pubblica amminstrazione si tranqullizzi Antonio Tajani. pagheremo tutto entro il 2014. quello che ho detto è questo. punto. nessun rinvio.”
Ricapitolando: per Renzi i debiti della P.A. saranno pagati entro settembre, per il DEF entro ottobre, per Delrio (ultima versione) entro fine 2014 (quindi anche novembre o dicembre).

Chi è l’Antonio Tajani di cui parla Delrio su Facebook?
Un signore che non crede al governo Renzi e ha pronta per l’Italia una multa di 3 miliardi di euro.
Situazione: IN ALTO MARE

(Fonte Internet)

Dru



Commenti:
ID44831 - 23/05/2014 16:21:52 - (magicgroup) - ÈÈÈ no... questa no!

"Renzi risponde al Fatto Quotidiano «non è il mio parlamento, non faccio miracoli»"Come non è il mio parlamento?Chi è il presidente del consiglio?Chi ha scelto i ministri?Se poi vuoi scaricare la colpa sul voto, tu stesso avevi promesso di passare dal voto popolare prima di insediarti ed invece hai scelto la scorciatoia...È no, caro Matteo, hai scelto la bicicletta... ora pedala!

ID44844 - 23/05/2014 19:49:30 - (Dru) - E no amico mio

Hai scelto la bicicletta che non sai pedalare, ora scendi che pedala qualcun altro...

ID44848 - 23/05/2014 22:51:21 - (Capitano) - Diciamo che i segnali c'erano anche prima

che si mettesse a fare il presidente del consiglio non legittimato. Dal "mai al governo senza voto", a "Enrico non si fida di me, ma sbaglia: io sono leale", al rottamatore che non rottama purtroppo è mancata la coerenza e la capacità di fare vedere il vero cambiamento (penoso lo spot elettorale degli 80 euro). Se fossimo in un paese normale con partiti politici normali che pensano al bene del paese, e del cittadino in primis, mai mi sognerei di votare M5s. Purtroppo stante la pochezza dell'offerta politica attuale, farcita delle solite false promesse, l'unico voto utile mi pare sia quello per i 5 stelle. E in cuor mio spero sia veramente un BOOM che stasi le orecchie infeltrite del peggior presidente storia della repubblica italiana. E lo scalzi dallo scranno.

ID44856 - 24/05/2014 09:35:23 - (Aldo Vaglia) -

Io sono ormai vecchio e ci capisco poco di questa logica, da giudizio universale, che ci propongono i gestori dei principali "blog" in rete. Mi sembra di scorgere l'intelligenza collettiva delle curve da stadio. Sicuramente sono io fuori tempo e il mondo prosegue, come del resto la vita, per mutazioni; e' inutile opporsi. Non e' detto che alla fine escano i migliori, in genere vincono i piu' adatti, e l'adattamento c'entra poco con il pensiero... In questa logica: un Presidente del Consiglio, nominato dal Presidente della Repubblica e con la fiducia del parlamento come prescrive la costituzione, per essere legittimato, dovrebbe farsi acclamare dal popolo, perche' prima lo diceva Berlusconi e adesso lo grida Grillo. Mentre un gruppo di facinorosi legittimati da Grillo e Casaleggio potrebbero assumere il ruolo di giustizieri solo perche' sono arrivati primi ad una consultazione europea. Se non ci fossero tutti i drammi della crisi da cui i 5Stelle traggono linfa

ID44857 - 24/05/2014 09:37:27 - (Aldo Vaglia) -

e ben se ne guardano da proporre soluzioni, ci sarebbe solo da ridere!

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