20 Maggio 2014, 07.42
Bagolino Val del Chiese
Giudicarie

Se Andy Warhol fa un giro nelle Giudicarie

di Marisa Viviani

Bèh, non proprio Andy Warhol (1) in persona, ma le sue opere, il che equivale a proiettare le Valli del Chiese nell'atmosfera travolgente della New York sempre in movimento, sempre in anticipo sul futuro


Si tratta di una bella scossa di energia, provocazione intellettuale, rimescolamento delle carte della tranquilla vita montana.
Certo Andy Warhol fa pensare. Anche se non lo si capisce o approva, innesca comunque un processo di attenzione che da qualche parte conduce, magari solo a constatare che proprio non piace, o che al contrario piace molto, così, a pelle, perché non tutti posseggono gli strumenti della critica o la semplice conoscenza dell'arte per entrare a fondo nello spirito dell'opera e del suo autore. Intanto sperò si è attivata una riflessione fuori dagli schemi consueti della quotidianità, che aiuta a porre domande e a dare risposte non scontate, anche se molto semplificate. E se insieme a Andy Warhol troviamo autori di altri movimenti artistici e interpreti di vari ambiti culturali, stiamo certi che l'impulso a vedere il mondo attraverso prospettive molteplici e diverse sarà garantito.

Non può sfuggire così all'attenzione, la pubblicazione sul Giornale delle Giudicarie (2) di un articolo, che è in realtà un'elencazione delle iniziative attuate presso l'Antica Chiesa di San Barnaba in Bondo dallo Studio d'Arte Zanetti di Bagolino.
A scorrere il lungo elenco troviamo numerose manifestazioni culturali e nomi che danno il segno dell'attivismo di questo giovane centro di cultura e dei suoi organizzatori: mostre di scultura, pittura, grafica antica, pop art; convegni sull'economia rurale, sulla montagna, sulla poesia; concerti strumentali e corali; pubblicazioni; che hanno visto la presenza di giornalisti, critici d'arte, artisti, poeti, storici, fotografi, sportivi, tra i quali spiccano i nomi di Phippe Daverio, Alessandro Bergonzoni, Roberto Ghidoni, Roberto Cipollone, Antonio Stagnoli, l'arivescovo di Trento mons. Luigi Bressan.

Una breve ma eloquente premessa del poeta Mario Antolini Musón compendia il significato di tale attività: aver trasformato una chiesa abbandonata in un centro culturale di alto livello.
Concetto già enunciato nel 2013 sul quadrimestrale Judicaria: “Trasformare una chiesa dismessa in un luogo di aggregazione, di incontro, di fede, di cultura, di arte di grande livello, ospitando opere importanti e artisti internazionali, concorre alla valorizzazione e al consolidamento del significato storico e identitario dell'Antica Chiesa di San Barnaba in Bondo, per la sua comunità e più estesamente per tutte le Giudicarie.”(3)

Di questa intensa e multiforme attività culturale se ne sono accorti in tanti, e a scorrere la rassegna stampa (quotidiani, periodici, ma anche emittenti TV) che ne ha dato notizia c'è da restare colpiti.
Così, per approfondire meglio il fenomeno San Barnaba, siamo andati a trovare il titolare dello Studio d'Arte Zanetti e gli abbiamo rivolto la prima, ovvia domanda: perché investire tutta la sua energia e la sua competenza a Bondo, quando il suo centro operativo si trova a Bagolino, un paese depositario di una antica tradizione montana e di una storia di tutto rispetto, che conserva anche una certa vivacità e interesse per diverse forme di cultura.

Mario Zanetti non è uomo che si sottrae alla responsabilità delle risposte; né a quella delle domande, del resto ne ha tante in cantiere; e tante già esplicitate, o implicite nella sua attività, che è di gallerista d'arte sì, ma orientato ad indagare nel sociale a vasto raggio.
Infatti la risposta alla domanda – Noi non siamo soltanto là, a Bondo, siamo anche qua, a Bagolino. - precisa con sintesi lapalissiana che anche la sede dello Studio d'Arte Zanetti rappresenta un centro di promozione culturale al pari della Chiesa di San Barnaba; come dire di non sottovalutare l'importanza della presenza a Bagolino di una galleria che espone grandi opere e funge da polo di attrazione per artisti, critici, operatori del mondo culturale ed economico, e mass media di portata non solo nazionale.
E allora Mario Zanetti continua nella sua risposta, che è un'analisi e un programma di vita e lavoro nel contempo.

- E' a Bondo che abbiamo trovato l'ambiente idoneo a creare una sala espositiva permanente, di una certa dimensione e con caratteristiche strutturali particolari, una chiesa dismessa appunto, nel centro storico del paese, facilmente accessibile e sulla linea di una strada di comunicazione tra due regioni, il Trentino e la Lombardia.
Abbiamo trovato anche interlocutori istituzionali con cui instaurare una partnership positiva, che ha reso possibile la realizzazione del progetto; oggi infatti non è pensabile lavorare a compartimenti stagni, non avere canali di comunicazione e collaborazione fattiva tra le varie componenti sociali, tra pubblico e privato, tra professionalità e competenze diverse.
Cercavo una struttura esterna allo studio per fare una galleria d'arte, e l'ho trovata a Bondo, mentre ho ritenuto di aprire lo studio a Bagolino dove intendevo valorizzare l'opera di Antonio Stagnoli, che rappresenta la radice storica del mio lavoro, oltre che la radice famigliare e identitaria con il paese d'origine. -

Certo non è da tutti avere uno zio come Antonio Stagnoli, grande pittore valsabbino di livello transnazionale, che ti apre a vasti orizzonti di conoscenza, ma non è nemmeno da tutti saper cogliere l'opportunità offerta dal rapporto con l'arte e con il mondo che l'arte dischiude: bellezza, creatività, conoscenza, confronto di idee, riflessione sulla realtà, apertura alle svariate forme della cultura nel tempo e nelle società; men che meno farne una professione vocazionale dopo aver lasciato un posto di lavoro sicuro e ben remunerato, coinvolgendo la famiglia in un'avventura affascinante ma anche rischiosa, che ha previsto il trasferimento della residenza da Vestone a Bagolino, di alzarsi ogni mattina alle sei, cenare anche alle undici di sera, impegnarsi molto e credere fermamente nell'obiettivo che si è dati, che è certo quello di provvedere ad una famiglia di cinque persone, ma anche di riuscire attraverso il potere creativo e formativo dell'arte a fare qualcosa di importante per il proprio territorio.

- Io e la mia famiglia siamo a Bagolino con orgoglio e consapevolezza; qui c'è una ricchezza di storia, di beni artistici, di valori e saperi della terra, di bellezza del paesaggio, di grandi tradizioni che vanno conservati; ma fare cultura presuppone di essere calati nel territorio e di gestire relazioni, dentro e fuori dalla comunità, e per fare questo bisogna essere preparati, non si può improvvisare come purtroppo è costume in Italia.

La professionalità si acquisisce nel tempo, con l'impegno e il lavoro, io mi occupo d'arte da trent'anni ed ora voglio mettere a disposizione del mio territorio le competenze e il patrimonio di rapporti con il mondo della cultura che ho costruito; la bellezza va preservata, come valore in sé e anche come potenziale economico per la comunità.
Per uscire dalla crisi che attanaglia oggi la nostra società bisogna partire da un progetto, che per questo territorio è il recupero della dignità delle proprie origini, la difesa dell'ambiente e della terra da cui è scaturita una grande storia, portando tali valori identitari innanzitutto ad una consapevolezza diffusa per farli divenire punti cardine di una progettualità, in cui la tutela dei beni storici, ambientali, artistici siano strumenti anche di marketing territoriale. -

Mario Zanetti è molto sicuro in merito al potere formativo dell'arte e della cultura, e anche delle potenzialità intrinseche alla loro valorizzazione per le benefiche ricadute economiche sui territori, perciò punta in alto e guarda avanti.

- Mio padre era un operaio che è riuscito con grandi sacrifici a far studiare i suoi quattro figli; non dimentico le mie origini e ne vado fiero, come l'appartenenza a questa terra di montagna. Ci sentiamo valsabbini, ma anche uomini del mondo, siamo gente semplice ma non ci sentiamo dei provinciali, perché i tesori che vogliamo custodire appartengono alla capacità ideativa e costruttrice dell'umanità. - Il passagio dall'io al noi include la moglie Loretta Donati e il figlio Marco studente di architettura, entrambi soci e collaboratori dello studio, che mai avrebbe potuto essere avviato senza la convinzione dei famigliari (troppo giovani i figli Matilde e Filippo per partecipare oggi all'impresa).

Intanto, a conferma della forte determinazione di tutto lo Studio d'Arte Zanetti, la sinergia con l'amministrazione comunale e con l'autorità religiosa di Bondo ha dato i suoi frutti, che hanno visto la frequentazione della Chiesa di San Barnaba da parte di oltre diecimila visitatori, mentre l'obiettivo di valorizzare e tutelate l'immagine e l'arte di Antonio Stagnoli si è concretizzata con la costituzione del Fondo Antonio Stagnoli per la Valle Sabbia (4) e della mostra permanente delle opere che il pittore ha donato alla comunità di Bagolino, oltre che con numerose mostre in tutta Italia e iniziative collegate.

Tra queste va segnalato il film Antonio Stagnoli. Fantasmi di voce per la regia di Elisabetta Sgarbi, presentato alla 60ª Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia nel 2003; la partecipazione a L'arte non è cosa nostra a cura di Vittorio Sgarbi presso l'Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia nel 2011 con la pala Madonna della Misericordia (5); il film Sono rimasto senza parole per la regia di Elisabetta Sgarbi con Antonio Stagnoli e Pino Roveredo, presentato nel 2011 a Bari e successivamente a Roma, Milano, Vigevano (ma incredibilmente mai proiettato a Brescia né in Valle Sabbia).

L'attività dello studio intanto prosegue con l'esposizione in galleria a Bagolino di importanti opere e la presenza dei loro autori, spesso artisti di livello internazionale, come Mimmo Paladino, Velasco Vitali, Tullio Pericoli, o di noti critici d'arte come Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi.
La sfida ai grandi centri metropolitani da parte del piccolo borgo tra i monti quindi continua, perché, come ha scritto Mimmo Paladino “Per diventare internazionali bisogna appartenere ad un paese”, Bagolino, Bondo, Valle Sabbia o Giudicarie che siano; parlando però con il mondo intero, aprendosi alle molteplici realtà che lo popolano e ai linguaggi più diversi, come quello di Andy Wharol e la sua pop art o quello di Antonio Stagnoli con i suoi uomini che paiono maschere e animali che paiono uomini, grandi artisti che stanno qui a ricordarci che la realtà è complessa e variegata e la diversità delle idee e delle forme espressive è un bene da difendere, sostenere e diffondere.

Marisa Viviani

Andy Warhol: (1928/1987) Artista del XX sec. e figura predominante della pop art; pittore e scultore, si si è espresso anche nel campo della pubblicità e nel campo del cinema come regista, fotografo, sceneggiatore, attore.

M. Antolini Musón, L'Antica Chiesa di San Barnaba a Bondo, un centro culturale di alto livello, Giornale delle Giudicarie, marzo 2014

Walter Facchinelli, Nel segno della croce, Mimmo Paladino nell'Antica Chiesa di San Barnaba in Bondo, Judicaria, n° 84, dicembre 201

Presso la Fondazione Comunità Bresciana onlus a Brescia

La pala Madonna della Misericordia è composta da 15 tavole, cm 290X230; è esposta nella Chiesa di San Giorgio a Bagolino.


Nelle foto di Studio d'Arte Zanetti: Antonio Stagnoli al lavoro nel suo studio a Bagolino - La mostra sulla pop art presso l'Antica Chiesa di San Barnaba a Bondo (2012- l'opera di Andy Warhol al centro) - La mostra di Tullio Pericoli esposta a Bagolino presso lo Studio d'Arte Zanetti (2010) - Mario Zanetti con Antonio Stagnoli e Philippe Daverio a Bagolino




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