12 Maggio 2014, 09.49
Villanuova s/C
Genitori & Figli

Che fare con i conflitti in famiglia?

di Giuseppe Maiolo

Questa sera alle 20,30 presso la sala Consiliare del Comune di Villanuova sul Clisi, per il ciclo GENITORI IN FORMAzione sarà presente Amico Dolci presidente del Centro per lo Sviluppo creativo Danilo Dolci di Partinico


L'intervento di Amico Dolci sarà volto a mettere a fuoco il tema dei conflitti, in particolare quelli all’interno della famiglia e individuare quali risorse ci possono essere.
Ad Amico Dolci che da sempre sta portando avanti le idee e gli obiettivi del padre Danilo, abbiamo posto alcune domande.

Parlare di conflitti in famiglia, vuol dire portare l’attenzione alle relazioni e capire perché oggi sono diventate difficili e problematiche. Qual è la sua posizione?

La  famiglia è il primo nucleo dove un bambino può crescere. È un laboratorio dove si sperimentano le relazioni oltre il proprio sé e dove si impara a comunicare: per vari motivi però ci troviamo di fronte a individui gli adulti e in particolare i genitori che già in partenza hanno difficoltà a comunicare.
E negli ultimi 30-40 il piccolo laboratorio della famiglia non ha funzionato…

Ma anche la scuola è un altro laboratorio che non aiuta la crescita e lo sviluppo della comunicazione. Non crede?

Si spesso a scuola non si valorizzano gli individui, le loro motivazioni e i loro desideri. 
Non si fanno emergere i talenti anche se il compito della scuola dovrebbe essere proprio quello di favorire la scoperta delle capacità del bambino. Tantomeno la scuola aiuta l’integrazione al gruppo. Non viene promossa la relazione con gli altri e il gruppo assomiglia tanto a una massa indifferenziata.

Mi domando quanto questo sia formativo e quanto i ragazzi oggi crescano senza aver sperimentato il gusto del confronto e della costruzione, anche faticosa, di un proprio pensiero autonomo e siano capaci di tener conto del punto di vista altrui. Trovo che non riuscendo a costruirsi questa competenza, quando ci sono problemi e conflitti, essi non siano in grado di affrontarli e gestirli perché non sono capaci  di andare oltre se stessi, di osservarsi dal di dentro.

Cosa serve secondo lei?

Viceversa è l’attenzione all’ascolto reciproco nella coppia genitoriale e nella famiglia ciò che  sviluppa una comunicazione efficace, quello che ci serve per promuovere una società capace di contener il disagio e il conflitto. In altre parole, la famiglia così orientata è una palestra dove il bambino può mettere alla prova le sue competenze.

Per imparare a relazionarsi con il mondo è necessario che la famiglia sia aperta all’incontro con gli altri perché l’entrata nella società significa calibrarsi e misurare i propri desideri anche in relazione agli altri e alla loro libertà.

Quali possono essere gli interventi utili alla gestione dei conflitti familiari?


Posso portare la mia esperienza che è essenzialmente musicale, visto che faccio il musicista e poi quella particolare di un grande lavoro di gruppo vissuto da bambino quando molte famiglie, in modo pionieristico con mio padre, avevano creato una comunità.
In sintesi penso che per aiutare sia la crescita dei figli che  per imparare a gestire la conflittualità, potrebbe essere utile che gli adulti cominciassero a mettersi in comunicazione gli uni con gli altri.

Ogni famiglia soffre delle stesse problematiche, solo che spesso non c’è la consapevolezza di queste difficoltà. Viceversa l’isolamento della famiglia è il problema principale.
Voglio dire che, come il Centro studi fondato da mio padre nel 1958, ha messo insieme i contadini per affrontare i problemi dell’agricoltura, bisognerebbe mettere insieme un bel gruppo di genitori ad affrontare i problemi della famiglia.

Potrebbe essere un ottimo punto di partenza, almeno questa è la mia proposta che magari mi piacerebbe stasera mettere a confronto con la vostra esperienza.

Lei accennava anche alla sua esperienza di musicista…


Si, tornando al fatto che io sono musicista, devo dire che ho cercato sempre di imparare dal concetto di far musica insieme che vuol dire  esprimersi e contemporaneamente ascoltare l’altro. Se manca questa relazione tutto risulta squilibrato.
Nella società c’è spesso qualcuno che suona mentre altri devono solo ascoltare.
Questo genera conflitto e squilibrio che secondo me andrebbe recuperato perché, come  le relazioni musicali sono reciproche, anche quelle familiari dovrebbero esserlo.

Con la musica forse si può fare più facilmente, con le relazioni è più complicato ma dovremmo tentare di recuperare il non verbale, lo sguardo, la gestualità per  poterci avvicinare alla sintonia comunicativa e relazionale,  che alla fine è ciò che può aiutare ogni persona, ogni coppia e direi ogni famiglia a migliorare il rapporto.

Giuseppe Maiolo



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