La presa di posizione sull'intenzione, o indipendenza da ogni intenzione, è per se stessa un'intenzione e ogni intenzione é base per informare della morale e dell'immorale, ma secondo la "propria" morale e non della morale "simpliciter"
E la morale civica per l'Autorità e la morale personale per l'individuo e "l'entrambi" per Bertrand Russell, che parla sono tre enti appunto, si tratta di vedere se questi tre enti sono necessari o se per ognuno dei tre l'altro non-è o è possibilmente e non necessariamente.
...,allora la necessità, dettata nelle parole di Rusell, ha la consistenza di un'Autorità e non di una Verità. Le Autorità vengono subito mal sopportate dalle altre Autorità. Ecco la Guerra.
che non sono possibili l'uno senza l'altro,ma l'uno è se l'altro è.Ma se noi siamo sempre più "con-vinti" che le cose non sono necessarie ma sono possibili, questo il pensiero della scienza, questo il pensiero del vero relativismo, ecco che quella necessità o vincolo tra le cose è sciolto e chi vuole tener unito ciò che per significato è sciolto lo tiene unito per Autorità e le cose non sono più veramente necessarie, ma sono giustapposte e sempre esposte all'abisso del Nulla.
Ho già premesso altrove che l'uomo, se è volontà di vivere, non può che scegliere. Scegliere implica necessariamente una conseguenza etica, un campo morale in cui le conseguenze di tale scelta cadono. Vorrie aggiungere che molto spesso le scelte umane non sono razionali, ossia è stato ampiamente dimostrato che l'idea che la scelta umana persegua un fine stabilito in modo razionale e preciso è priva di fondamento. Pensare che l'uomo persegua sempre e comunuqe il fine di massimizzare la propria potenza, alleandosi via via con chi è ritenuto il più potente del momento(Dio, la tecnica o altro), in ogni scelta ch fa, è quindi poco plausibile in termini generali. Se quanto detto è vero, allora cade qualsiasi teoria che prevede non solo tale impostazione, ma anche le sue conseguenze: destino della tecnica al dominio, tramonto dei valori tradizionali e dell'episteme in generale. Cade inoltre l'intenzione strumentale e
Occorre poi dire che cosa sia definizione, che cosa sia proprio, che cosa sia accidente. La definizione è un discorso che esprime l'essenza individuale oggettiva... (101b riga 38-39-40, pag 411 del Colli) Bisogna tuttavia ammettere come simili a definizioni altresì espressioni di una certa natura, ad esempio che "moralmente bello è il conveniente". (102a riga 5-6-7, pag411 del Colli). Ecco che anche Aristotele riconosce che il morale è il conveniente, come d'altronde mi sembra banale e fallace nel definirlo diversamente.
nichilistica di affemare che ciò che l'uomo dovrebbe fare è allearsi con la tecnica facendo a meno, anzi contribuendo fattivamente, alla distruzione dei valori epistemici della tradizione. Mi spiego meglio: se è dimostrato che l'uomo nelle sue scelte non è quasi mai razionale né logico, allora il consiglio, da coerente nichilista, di distruggere l'episteme, Dio, i valori di convivenza civile, il diritto naturale in nome della potenza della tecnica e di conseguenza della propria, contro la morale e per l'immoralismo che porti un vantaggio all'uomo in grado di renderlo vincitore e non perdente, non ha senso.
Ma altrettanto, che l'uomo voglia perseguire non ci piove. Nessuno agisce contro di sé, nemmeno il suicida, certo per la società il suicida agisce contro di sé, ma per il suicida questo non è affatto vero. Il suicida vuole liberarsi della vita, è, in questo, la coerenza massima del mortale, colui che vuole morire, colui che pensa che la massima potenza sia la morte, il suo miglior alleato, sia la morte. Il morlmente giusto è il conveniente, al suicida, come mortale, conviene la morte, è moralmente bella.
...è nella natura della definizione di azione che c'é appunto il senso della scelta e della volontà. L'agire umano, per quanto irrazionale lo si possa definire, è un agire che "crede" di agire per il meglio, poi se al razionale si sostituisce l'emotivo o l'animalesco, poco importa, confondere il fine, o finalismo con il mezzo, confondere il risultato con l'incominciamento è errore. Il risultato di un azione non è quello che l'incominciamento o il mezzo vuole ottenere, proprio perché il volere del cominciamento o del mezzo è differente, nell'azione, del fine dell'azione stessa. In questo ogni azione è irrazionale, nella sua natura.
tutto questo non ha nulla a che fare con le tue conclusioni strampalate. Non c'é uomo o volontà che dice cosa si debba fare, ma è nel senso dell'uomo e della volontà che si legge il destino della necessità. Se la volontà vuole allora c'é azione dell'uomo, se l'uomo, secondo il significato che si dà delle cose, vuole vivere, allora si allea a ciò che crede essere la massima potenza, certo i drogati credono che la massima potenza siano gli Spinelli o l'Eroina, ma i drogati sono un particolare dell'universale e comunque sono, nel loro specifico, un buon esempio di cosa voglia la volontà.Appunto credere di allearsi con ciò che ci rende felici e potenti.
Se l'uomo che vuole aprire la finestre, prima di aprirla non conoscesse cosa significhi aprire la finestra e non fosse convinto, in questo suo conoscere che agendo aprirà la finestra, allora non muoverebbe un muscolo. Ecco, questa convinzione è l'annullamento di ogni dubbio introno all'azione che si prefigge di compiere è il nichilismo che determina l'azione umana, credere di agire per il meglio, cioè credere che ogni problema che si frapponga tra il mio alzarmi per andare alla finestra ed aprirla non esista.Questo significato di potenza, questo significato di potere, all'interno della fede appunto, della fiducia nei miei (propri) mezzi, o convin-zione (=conviene azione = azione che conviene= moralmente bello è il conveniente) è l'azione.
Per Russell gli enti sono due: societa' ed individuo (il terzo non lo vedo). " C'e' sempre stato, sin dai tempi piu' antichi, un dualismo tra attivita' dell'uomo e le attivita' della societa', cosi' che alcuni istinti dell'individuo venivano soppressi dai bisogni del gruppo, e viceversa alcune necessita' della societa' venivano bloccate dai singoli"...Il genio e la liberta' potranno creare un mondo migliore secondo Russell, ma la liberta' la possono dare solo i gruppi e un singolo non se la puo' prendere.
è proprio del nichilista non vedere la "relazione" e quindi per Autorità, e non per Necessità ( il destino della necessità appunto), che vuole unire i due enti, ma infine non vi riesce.
All'interno del pensiero nichilista appunto, all'interno del senso della cosa che oscilli tra l'essere e il non essere, poichè, così come i due enti e cioè come è per l'individuo che può esser come non essere e la società che può essere co e non essere, così è la relazione fra i due.
Tu puoi dare alle parole l'estensione che credi e quindi gli enti sono infiniti. Ma se si parla di dualismo faccio fatica a immaginare tre enti. Sono pero' convinto che la colpa sia mia perche' sono "nichilista".
nel dualismo vi sono le due cose che definiscono il dualismo e infine il dualismo, la loro definizione o relazione, non credi ?
Nell'insieme di tutte le cose che contate fanno due ci sono le due cose e l'insieme. Ecco il nichilista non vede che nell'apparire di questa definizione vi siano i tre enti da contare ma ne conta solo due, annichilisce il terzo termine che è sempre la relazione fra i due, non riconosce quell'apparire dell'apparire che è l'esser sé dell'essente che appare.
Il tuo concetto mi e' chiaro, ma non mi risolve la questione se serve o non serve una morale pubblica e una morale privata.
Aldo, a proposito del pubblico e del privato, e Leretico, a proposito del vincente come espressione della volontà o fede. Questo bisogno di servitù ha nella dialettica vincente perdente, o servo padrone, la sua radice.È sempre meglio per un padrone avere diversi servitori e è sempre meglio per un servitore avere un solo padrone, dice la Bibbia che nessun servo può servire a due padroni. Qui se il servo è la morale Aldo fai tu..., la società è sempre più individualista e frammentata.
Identifichi la potenza con la razionalità, infatti questa è la potenza secondo il pensiero della tradizione, ma non la potenza secondo l'azione, che è nata in seno al discorso razionale della metafisica sul senso della cosa. Si, la Sapienza della tradizione, la filosofia o metafisica, identifica la potenza con la razionalità, ma l'irrazionalità è impotente per la razionalità e non per il pensiero che non identifica appunto più con la vera potenza la razionalità, questo oggi è il pensiero dominante o relativismo. Anche se ancora implicitamente, per questo lo si identifica nel sottosulo, questo pensiero considera la ragione come ogni altro limite un ostacolo alla potenza se questa, di conseguenza, non può agire.
Sul relativismo di facciata Il nostro tempo, il temo moderno, vive una reviviscente epoca del mito, dopo la filosofia
La filosofia nasce grande con Anassimandro 1.5 E tuttavia le cose del mondo nascono e muoiono
La filosofia nasce grande con Anassimandro 1.4 Si tratta ora di comprendere che il significato del dolore e dell'angoscia, al quale si riferisce il pensiero filosofico, è essenzialmente connesso al modo in cui la filosofia, sin dall'inizio, pensa l'"essere" , il "nulla", il "divenire"
La scienza in cattedra Ho ricevuto, allegato ad una rivista scientifica, un libercolo piacevole e oggi parlerò di scienza.
Il vero relativismo 1.3 Nelle prime due puntate abbiamo puntato il dito sui due aspetti del relativismo, quello del senso comune...
In occasione della Giornata del Riciclo i bambini della Scuola primaria di Sopraponte e la Banda “Nestore Baronchelli” si sono esibiti insieme in un piccolo concerto
Originario di Condino, aveva pubblicato numerose ricerche storiche e trascritto centinaia di pergamene conservate negli archivi giudicariesi e sabbini. E' scomparso qualche giorno fa
Dal fortunatissimo “film della Cortellesi” per la rassegna “Soggetto donna”, passando per “Emma e il giaguaro nero fino ad uno speciale dedicato a “Io capitano”. Buona visione!
Questo sabato, 23 marzo, a Prevalle la presentazione del libro di Stefano Aluisoni. Un tributo alla vita straordinaria di un volontario bresciano che ha lasciato un'impronta indelebile in tre continenti
Filosofia, fisica e letteratura: tre mondi apparentemente lontani e inconciliabili con un'idea in comune, quella della relatività del tempo. Ne parlerà Francesco Filippini questa domenica, 24 marzo, a Vestone
Questa domenica, 17 marzo, l'ultimo appuntamento con le Domeniche Musicali dell'associazione culturale di Salò. In primavera arriveranno delle novità
Col professor Luciano Pace, abbiamo dialogato di filosofia: dalla scuola filosofica con più di cento iscritti invidiata anche all’università di Urbino ad un blog di riferimento per la didattica della IRC
Al Nuovo Cinema Futurismo di Vestone il secondo mercoledì d'autore e una commedia per “Soggetto donna”. La Sala della Comunità di Agnosine riapre i battenti la prossima settimana
In studio con Andrea Crescini, già sindaco di Mura e fresco di nomina nel ruolo di presidente del prestigioso ente culturale salodiano che nel 2024 compie 460 anni
ID43562 - 10/04/2014 14:25:26 - (Aldo Vaglia) -
Da Autorita' ed Individuo Di Bertrand Russell : " La morale personale e quella civica sono entrambe necessarie: senza una morale civica le comunita' periscono; senza una morale personale, la loro sopravvivenza non ha alcun valore".