07 Febbraio 2014, 07.00
Quaderni di Cinema

Tutto sua madre

di Nicola Cargnoni

Le cose stanno così. Se in Italia si scrive una canzone in cui «Luca era gay» e si afferma che la sua omosessualità è frutto della morbosità materna, si scatena l’assalto del politically correct e si leva un coro di voci scandalizzate e indignate...


Però se in Francia si fa una (deliziosa) commedia sulle stesse tematiche, c'è chi è pronto a dire che il film è un piccolo capolavoro.
È anche vero che alla base vi sono intenzioni e background culturali totalmente diversi; non voglio certo entrare nel merito degli intenti ideologici di Povia (che ha più volte potuto confermare la sua pochezza), piuttosto la mia è una provocazione che vuole mettere l'accento su quella libertà artistica che ormai contraddistingue paesi come la Francia dal nostro: una libertà che è tale proprio in quanto non imprigionata dalle catene del "politicamente corretto".

Si sa, ci sono argomenti che in Italia sono un vero e proprio tabù, indipendentemente dal fatto che a parlarne possa essere un Povia o un Augias.
Forse proprio per questo motivo altrove continuano a uscire commedie del calibro di «Cena tra amici» e «Tutto sua madre», mentre in Italia siamo costretti a ridere (???) con il solito «scialo di triti fatti, vano più che crudele», consistente nei film di Vanzina, Genovese, Neri Parenti e compagnia cantante.

Non è nemmeno un caso che le sale cinematografiche siano monopolizzate da certo tipo di distribuzione, mentre vi sono pellicole molto più meritevoli (come «Sangue» di Pippo Del Bono e «La mia classe» di Gaglianone) che trovano spazio soltanto in piccoli cinema di città, appartenenti a qualche circuito di cinema d’Essai; ma, senza andare sul cinema troppo ricercato (che si rischia di sconfinare nello snobismo), basti dire che anche pellicole del calibro di «Dallas buyers club» e «Nebraska» trovano davvero poco spazio nel circuito cinematografico italiano, pur avendo a proprio favore recensioni entusiastiche e nomination a questo o quel premio.

Sta di fatto che per vedere «Tutto sua madre» mi son rifugiato in un piccolo cinema di Conversano (BA) che appartiene al “D’autore”, il circuito della Apulia Film Commission; un cinema che ha dovuto togliere le poltroncine dalla sala principale, per mettere delle più pratiche sedie pieghevoli, le quali si possono facilmente sgomberare nel caso di serate da ballo («Devo organizzare queste cose se voglio continuare a permettermi il lusso di proiettare film di un certo tipo», sono le parole del gestore).

La regia di «Tutto sua madre» è ottima, garbata, sena particolari pretese tecniche e disciplinata, il che va bene per un’opera prima come questa. L'interpretazione di Guillaume Gallienne (regista, attore e protagonista) anche, considerando che interpreta più d'un personaggio.
La storia si fonda su un monologo teatrale in cui il protagonista, Guillame, racconta la storia della sua omosessualità.

Inizialmente è una ricerca di affetto, di identificazione sessuale; successivamente diventa una ricerca di identificazione di genere.
Gli 85' scorrono, spesso tra molte risate; Guillame parla dal palco, immerso nel buio del teatro, in una sorta di sospensione espressionista con il viso in primissimo piano, illuminato, a fare da contrasto con lo sfondo nerissimo.
Alla sua voce narrante si sovrappongono le immagini.

È una pellicola delicata
, che fa ridere ma nel frattempo fa riflettere, che tocca tematiche molto intime, che vanno al di là della scelta sessuale; infatti la narrazione non si dipana soltanto sulle (dis)avventure del giovane Guillame e sulla sua ricerca di identità sessuale, ma entrano in campo anche il rapporto con la grettezza dei genitori e dei fratelli a cui fa da contraltare l’apertura di alcuni elementi della famiglia che si dimostrano prodighi di esilaranti consigli.

Nonostante fondamentalmente si parli del “bisogno di sessualità” di un ragazzo che si sente (e vorrebbe essere) femmina, il film non è MAI volgare.
Non si presentano mai situazioni becere, scontate o banali, ma si ride intelligentemente, non è mai comicità idiota o gratuita.
Con un finale che (senza svelare nulla) se fosse stato un film italiano avrebbe fatto gridare all’omofobia e al conservatorismo (oh, sì, questo posso dirlo).

È un film che fa presa su tutti, uomini e donne, e tocca le corde di ognuno usando vibrazioni diverse.
Il pubblico (8 persone, proiezione del sabato sera alle  21…) è soddisfatto, dalla sala si esce sorridenti, dopo aver ‘ingerito’ un film non certo facile, ma che dà lo spunto per ridere di alcune battute e formulare riflessioni su altre.

C'è davvero tutto: regia, interpretazioni, sceneggiatura.
Direi che la valutazione complessiva può essere di *** ½ (su un massimo di 5), aspettando il risveglio dei nostri commediografi.
 


Commenti:
ID41290 - 07/02/2014 13:41:01 - (sonia.c) - è vero..si rischia sempre di andare da un estremo all'altro..

resta il fatto che,nessuno ,và a dire ad un eterosessuale che deve smettere di essere quello che è. e poi,se la gente si tiene strette le sue nevrosi (che alle volte son ben più gravi ! fra un gay che ama e un eterosessuale che odia..preferisco il primo!) le sue paure,i suoi problemi,nessuno ,lo può obbligare a curarseli. perchè i gay (in nome di una presunta normalità)dovrebbero essere obbligati a cambiare?se partissimo dal concetto di "riconoscere" i nostri problemi,se ci sono! e di risolverli? di stare bene? con noi stessi e con gli altri?

ID41303 - 07/02/2014 14:41:32 - (sonia.c) - l'omosessualità nasce da molti fattori diversi..

e una volta di più ci insegna,a non avere paura ,ad accettare la complessità,i percorsi a zig zag della nostra vita,l'imprevisto..e riconoscere in tutto ciò ,l'unica cosa che vale la pena scoprire :le infinite possibilità positive di tutto quello che la vita ci offre. l'unico male da combattere è l'infelicità.

ID41306 - 07/02/2014 14:48:55 - (sonia.c) - porterò un esempio..

una signora di mia conoscenza ,è stat sposata.ha poi intrapreso due rapporti di convivenza con persone del suo stesso sesso. perchè lo ha fatto?non lo sò! forse era delusa dagli uomini? forse..ma ha trovato gl stessi problemi e conflitti anche fra donne! chissà! se avesse trovato l'anima gemela in un'altra donna , magari avrebbe adottato dei figli e sarebbe stata una bellissima famiglia. il suo presente ,è aver trovato la persone giusta per lei..in un maschio. un uomo molto sensibile e dolce .forse era questo che cercava.e allora?l'importante è che,lo ha trovato.

ID41358 - 08/02/2014 10:36:21 - (nimi) - vedere i film

Cara signora Sonia, lei ha visto il film? In una rubrica che parla di cinema si presume che i commenti si basino (quantomeno) sulla visione del film in questione. Altrimenti si tratta di un processo alle intenzioni. Non che lei non sia libera di esprimere la sua opinione, per carità, ma il film in questione non dice che i gay sono obbligati a diventare eterosessuali. Affatto. Anzi, contiene un messaggio fortemente a favore dei gay, insomma, spiegato molto terra-terra, il protagonista ci dice: "sono un ragazzo eterosessuale che per molti anni è stato convinto di essere gay; ora eccomi qua, convinto della mia eterosessualità, così diverso eppure così uguale a com'ero prima". Nel personaggio non c'è nulla di diverso, è sempre lui, nonostante la sua strenua lotta con sé stesso.

ID41359 - 08/02/2014 10:36:36 - (nimi) - continuo e concludo

È un romanzo di formazione, in cui il protagonista ha provato a identificarsi nel mondo femminile, ha scoperto di essere etero e continua a essere mammone, a riprova che la morbosità del rapporto con la madre non è per forza collegata all'orientamento sessuale. Non c’è nessun intento moralista e nemmeno vuole essere apertamente schierato a favore dell’omosessualità o dell’omofobia. Il tema del pregiudizio è soltanto sfiorato, per altro in maniera molto diversa rispetto a un «Philadelphia» o a un più recente «Dallas buyers club». È un film sulla libertà d’amare e la libertà di essere. La esorto a vederlo.

ID41611 - 12/02/2014 11:44:58 - (sonia.c) - gentile nimi. lei ha ragione.

non ho visto il film (ma lo farò perchè deve essere molto bello) non lo stavo commentando ma ,non l'ho spiegato. sono assolutamente daccordo che la morbpsità verso la madre non sia collegata all'inclinazione sessuale. è quello che maldestramente cerco di dire nei miei commenti:noi siamo complessi e le azioni che compiamo,il nostro modo di essere ,ha ragioni complesse. io sono dalla parte della ricerca della felicità,o meglio.della serenità atraverso la (se possibile) risoluzione dei tanti problemi che ci afflliggono.se in questo percorso,una persona si scopre gay,o viceversa,l'importante per mè,è che stia bene.

ID41612 - 12/02/2014 12:33:28 - (sonia.c) - ps l'estremo all'altro a cui mi riferivo..

era che ,gli omofobi, cercano di "curare" quella che loro considerano "la malattia gay".l'altro estremo è:negare che ,le persone ,possano avere anche dei problemi emotivi che li spingono ,magari, verso un atteggiamento omosessuale. come ho raccontato ,è successo a mio figlio.non gli piaceva il sesso femminile perchè,ne aveva paura! ora per lui,le donne,sono bellissime. il tempo e le esperienze che ,spero farà,ci diranno la verità su quello che veramente sente.l'unica cosa importante è che stia bene con sè stesso! spero di essermi spiegata.

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