27 Gennaio 2014, 07.00
Terza pagina

L'indecisione del decidere 1.5

di Dru

Nella prime quattro sezioni abbiamo definito la volontà come la decisione che, smarcandosi dal dubbio, si veste della fermezza di verità...


...un vestito che non può essere la verità perché la volontà non è la pelle del contenuto veritativo, ma come tale, come vestito, è esposto al cambiamento, è la sua negazione appunto.

La volontà del decidere tecnico isola un contenuto già contraddittorio che è contraddittorio in origine in quanto è dato come l'oscillare delle cose tra l'essere e il nulla, ché  "le cose sono quando sono e non sono quando non sono", si che "le cose che non sono quando non sono" è apparentemente un'identità a chi obietta la verità.
Tutta la tradizione occidentale, tra cui ogni metafisica, non vede che questa identità non ha nulla di contraddittorio perché non si avvede che  la parte che non esiste, ma che noi consideriamo come esistente contraddittoriamente, è appunto del giudizio appena esposto quel "le cose che non sono".

"Le cose che non sono" è dire "le cose non sono", è dire che l'essere delle cose non è, se le cose sono, e in quanto sono, è contraddizione che non siano, appunto, e il suo contenuto contraddittorio.

La volontà è appunto questo volere che le cose non siano o "le cose che non sono siano" quando a volere è un centro di potenza.

Ogni volontà, dalla più grande alla più insignificante, è questo, è volere l'impossibile, se e in quanto  l'impossibile è appunto che le cose divengano altro da sé.
Se il mortale crede appunto vuole che la legna diventi cenere e che l'essere diventi nulla, questo è l'impossibile, l'impossibile che si crede (vuole possibile appunto, e in quanto possibile è quell'ottenuto dell'alienazione dalla verità della volontà che è essenzialmente diverso dall'ottenuto veritativo.

Questo è il centro della malattia, è l'alienazione dell'uomo mortale.

La volontà, o potenza, è credere l'impossibile come possibile è credere che le cose che stanno incontrovertibilmente possano potenza appunto diventare altro da quello che sono.

Dru
 


Commenti:
ID40691 - 27/01/2014 13:28:41 - (sonia.c) - sà una cosa sior dru?

oggi mi sento solidale con lei1 non in merito a questo articolo ma,in generale,nel faticoso tentativo di "dire" in un mondo che ,in maggioranza, non sa il significato delle proprie e altrui parole. mi sento solidale perchè,lei (e la filosofia in generale) sono di difficile comprensione ai più,appunto,per una mancata conoscenza..ma questo vale per tutta la conoscenza! io mi sono trovata a fronteggiare 5 persone che,tra l'altro,credevano di avere ragione solo per "superiorità "numerica..mentre ,come succede a lei o in generale a chi conosce,le avevo contro ,solo perchè "loro" non conoscevano,non sapevano ,cosa stavo dicendo...un'altra punto a sfavore della negazione ,fra le tante:negare la conoscenza..saluti.(ok! mi son tolta un sassolino personale ihih)

ID40692 - 27/01/2014 13:42:12 - (sonia.c) - ps ai miei amici..

vi voglio bene. e vi prego ..non abbiate paura di comunicare e di dire.il silenzio alle volte non è d'oro..baci

ID40699 - 27/01/2014 17:19:40 - (Dru) - Cara Sonia

hai colto il senso dell'ignoranza.

ID40700 - 27/01/2014 17:52:03 - (sonia.c) - maledette virgole..

sono proprio una svirgolata..ma credo di inuire perchè (oltre al fatto di non conoscere la grammatica.almeno le mie lacune le ammetto!) è che mi fermo su ogni parola e quando mi fermo..virgola!saluti.

ID40703 - 27/01/2014 19:47:49 - (Leretico) - il decidere è scegliere

Un vecchio refrain recita così: anche il non decidere è un decidere. Ossia il non scegliere è appunto una scelta, tanto che l'uomo non può che muoversi, non può che decidere in ogni caso. Così anche se volesse, non potrebbe. Se poi proprio volesse, allora gli si potrebbe rinfacciare che il suo volere è un volere l'impossibile. Cosa può volere l'uomo? Solo il possibile. E cosa è il possibile? E' qualcosa che al momento in cui diventa oggetto del desiderio umano, si rende inafferabile. Ma insomma cosa rimane infine all'uomo nella sua condizione di mortale? Solo il cristallizato immobile infinito incommensurabile essere. Rigido, fermo, incorruttibile, necessario, senza tempo. E l'uomo che ci fa in questo necessario essere infinito? Riflette sul nulla. Cerca di eludere il suo divenire, di anestetizzarlo. Non ci riesce, ovviamente. Allora si perde. Alla fine legge i titoli di coda e rimane interdetto. Non si aspettava la parola

ID40704 - 27/01/2014 19:48:36 - (Leretico) - continua

fine.

ID40708 - 27/01/2014 20:28:07 - (Dru) - Cerca di eludere il suo divenire l'uomo come mortale

Ma l'uomo come inscritto nel destino della necessità è testimone dell'apparire dell'esser sé dell'essente e del suo non esser l'altro, l'esser l'altro è appunto l'uomo (essere) mortale (l'altro). Questa contesa tra il Destino e la sua negazione appare ed è un eterno. Ciò che però del destino è la negazione, è autonegazione e non altrimenti; non della negazione il Destino può essere autonegazione che se il destino è l'incontrovertibile e poiché il destino è l'incontrovertibile, la sua negazione, se vuole essere tale, in quanto nega l'innegabile e si vuol tener ferma, è fondata sul destino si che la sua negazione è autonegazione.

ID40710 - 27/01/2014 23:19:00 - (Dru) - Mettiamola così.

Il destino della necessità è ciò che vede il mortale nella sua contraddizione, quale. La contraddizione che il destino vede nel mortale, visione che non può il mortale avere, visione che è l'inconscio dell'inconscio, è da una parte quel tener ferme le differenze che sono il costituente "divenire altro" della vita nella morte (o dalla vita alla morte) e dall'altra l'identità di vita e di morte, si che l'inconscio è la prima e l'inconscio dell'inconscio la seconda. Il destino così mostra che la produzione di questa contraddizione è il nulla del suo contenuto che esiste come contraddizione. Se guardiamo alla prima parte, l'inconscio del mortale, allora abbiamo l'opposizione tra vita e morte si che una sta in sè e l'altra anche ma questa posizione impedisce il divenire della vita in morte, se guardiamo alla seconda invece si ha che la vita è morte e questo è l'inconscio dell'inconscio del mortale,

ID40711 - 27/01/2014 23:22:40 - (Dru) -

la follia. Allora il destino mostra che il diventare altro da sé della vita, come di ogni altro diventare altro di ogni sé, è l'impossibile che si vuole possibile, si che la vita non è la vita ma è la morte, si che la morte è morte da parte della vita , ché infine la morte è vita, l'impossibile appunto.

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