«Tutti a Napoli se non riparte»

“Mezz’ora fa mi ha telefonato Giambattista Brunori e mi ha chiesto espressamente di farvi sapere che in un modo o nell’altro avremo tutti la nostra paga e che possiamo dunque stare tranquilli”.
Le parole di Antonio Tomasi, delegato Rsu nella Ferriera Valsabbia, hanno lasciato un po’ a desiderare quanto a correttezza sindacale. I delegati di Fim e Fiom che avevano convocato l’assemblea dei lavoratori davanti ai cancelli della fabbrica ieri nel pomeriggio glie l’hanno fatto intendere: “Guarda che non abbiamo ancora in mano niente, che dici”.

Lui però ha insistito: “Parlo dal punto di vista personale e per la stima e l’affetto che provo nei confronti dei Brunori e dei miei colleghi di lavoro, non potevo non farlo sapere”.
Poi ha proposto, sempre a livello individuale: “Diamogli una settimana di tempo per togliere i sigilli, poi se serve organizziamo i pullman e andiamo noi a Napoli, davanti alla Magistratura, a spiegare cosa succede da queste parti e del bisogno che abbiamo di lavorare. Forse sono troppo lontani per capirlo”.

Giornata tesa ieri, di incontri interlocutori e di poca chiarezza, con i delegati di Fim e Fiom Giuseppe Bazzoli, Antonio Girardi e Paolo Franzoni che, prima di incontrare i lavoratori, sono saliti ai “piani alti” dell’azienda per cercare di alzare anche il velo dei “se”, dei “forse” e dei “ma”, senza riuscirci però più di tanto: “Ci pare ovvio che in un modo o nell’altro il salario dei lavoratori vada garantito e ci pare che l’azienda si stia muovendo nella giusta direzione – ha detto Bazzoli -. E’ vero anche però non sappiamo ancora bene quale reato viene loro contestato e che insieme alle aziende sono stati sequestrati anche i beni. C’è di positivo che abbiamo registrato anche la solidarietà dei sindaci, quello di Odolo che è qui presente e quelli limitrofi che ci hanno assicurato il loro impegno nel malaugurato che ci fosse da intervenire per i bisogni delle famiglie”.

“E’ tutto nelle mani degli avvocati, è tutto a Napoli, speriamo che venga fatta luce al più presto sull’intera vicenda – ha aggiunto Ghirardi -, anche perché se c’è stato un reato di tipo ecologico noi siamo fermamente intenzionati ad andare fino in fondo per capire quali sono state e quali saranno le conseguenze per i lavoratori”.

“In attesa di ulteriori chiarimenti il nostro compito sarà quello di vigilare perché le eventuali responsabilità emergano tutte quante – ha detto Franzoni -. Intendiamoci: è un bene che la Magistratura stia verificando la correttezza delle procedure e dei materiali utilizzati nel processo di produzione. La salute arriva prima di tutto”.

I capi d’accusa utilizzati dalla Magistratura non saranno noti, però era chiaro a tutti ieri che si parlava del “proler”, il rottame sminuzzato che proviene dalla rottamazione delle auto: “Dicono che non potevamo fare a meno di accorgerci che era pieno di porcheria, ma lo sanno almeno a Napoli che basta un po’ d’olio a provocare violente fiammate dal forno? E che quando succede si bruciano le manichette dell’impianto di aspirazione? – diceva uno dell’acciaieria -. C’è da bloccare tutto e ci vuole un sacco di tempo a cambiarle, con quel che costano poi, dove sta il guadagno a bruciare quella roba”.

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