30 Agosto 2013, 09.26
Scienza

La calamita piĂą potente dell'universo

di red.

Possiede un campo magnetico di un milione di miliardi di volte quello della Terra. E' dunque la calamita cosmica piů potente mai scoperta nell'universo


Si tratta di una stella a neutroni (il nome in codice è SGR 0418+5729) scovata a 6.500 anni luce dalla Terra con il satellite Xmm-Newton dell’Agenzia spaziale europea (Esa) da un gruppo di dodici astronomi appartenenti a istituzioni italiane (Istituto universitario di studi superiori di Pavia-Iuss, Istituto nazionale di astrofisica-Inaf, Università di Padova, Istituto nazionale di fisica nucleare-Infn) ed europee (University College di Londra, Cea francese, Institut de Ciencies de l’Espai di Barcellona).
 
Magnetar - Le stelle a neutroni caratterizzate da forti campi magnetici sono state battezzate magnetar dagli astrofisici Robert Duncan e Christopher Thompson che le hanno scoperte oltre vent’anni fa.
Complessivamente se ne conoscono una ventina.
 
«Negli ultimi decenni la teoria delle magnetar è stata confermata da diverse osservazioni, ma nessuno prima d’ora, era riuscito a misurare direttamente l’intensità del campo magnetico di questi oggetti celesti», commenta Andrea Tiengo, dello Iuss di Pavia e dell’Inaf, primo firmatario del risultato pubblicato dalla rivista britannica Nature.
 
Tutte le stelle, quando finiscono di bruciare il loro combustibile nucleare si spengono, ma in un modo differente a seconda della loro taglia. Quelle che hanno una massa da 10 a 25 volte superiore al nostro Sole si trasformano in stelle a neutroni, cioè la loro materia collassa e la dimensione si rimpicciolisce arrivando ad appena una ventina di chilometri di diametro.
 
Esplosioni - Sarebbero proprio le magnetar con forti campi magnetici a essere all’origine di alcune potenti esplosioni cosmiche registrate nel tempo e persino in grado di disturbare le comunicazioni terrestri pur avvenendo in luoghi molto lontani, a migliaia di anni luce.
Con il satellite europeo gli astronomi sono riusciti a misurare la frequenza dei raggi X emessi.
 
Questa è legata alla frequenza delle particelle che si muovono nel campo magnetico, la quale a sua volta rivela l’intensità del campo magnetico.
Il valore registrato è enorme, un milione di miliardi di Gauss, quando il campo magnetico della Terra è inferiore a 1 Gauss.
 
La comprensione di simili fenomeni estremi è importante per decifrare i meccanismi esplosivi degli strani astri. In scala minore ciò avviene anche sul nostro Sole, irradiando fiumi di particelle che investono la Terra provocando talvolta qualche guaio.
Tra i firmatari della ricerca c’è anche Giovanni F. Bignami, professore allo Iuss e presidente dell’Inaf.
 
Fonte: Corriere.it/scienze

 


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