13 Agosto 2013, 09.03
Valsabbia Sabbio Chiese
Briciole di cultura

La Rocca di Sabbio: fede, storia e arte

di Alfredo Bonomi

Sorge al centro del paese, su una prominenza rocciosa rimasta isolata a testimonianza del farsi e del disfarsi della natura nelle lontane ere geologiche. Antico castello ora richiamo per la devota e radicata fede mariana


Nel giungere a Sabbio, sia venendo da Brescia dalla strada “delle Coste” o da quella del fondovalle, sia scendendo dal Trentino, si nota come il “paesaggio urbano” del paese si raccordi tutto intorno a questo santuario che ha sollecitato le corde poetiche di molti e gli scatti fotografici di coloro che sanno catturare con l’obbiettivo le bellezze delle architetture e della natura.
 
La storia della Rocca di Sabbio si perde nella notte dei tempi.
Un dato è certo e precisamente la sua esistenza come recinto di ricovero e castello di difesa a partire dall’anno mille.
Inserita nel più vasto contesto del sistema difensivo delle rocche valligiane di Vobarno, del Bernacco, di Comero e di Nozza, ha recitato un ruolo di primo piano per molti secoli, diventando un punto fisso nella politica militare del Comune di Brescia e dei valligiani, sempre fedeli alla parte guelfa della città, cioè a quella popolare e vescovile.

In questo ruolo è stata, di volta in volta, luogo di prigionia per i nobili ostili alla politica vescovile e comunale della città, ricovero per la popolazione del paese e per i suoi beni più preziosi durante il passaggio di eserciti invasori, come quello dei Lanzichenecchi nel 1526; insomma un presidio di sicurezza utile ai potenti ma anche ai più umili.
 
Con la scoperta delle nuove armi da guerra, come i primi cannoni, a partire degli inizi del 1400 la Rocca ha perso progressivamente la sua caratteristica di “strumento di difesa e di offesa” perché le sue mura troppo fragili non servivano più al caso, ha cambiato ruolo diventando un santuario voluto dalla popolazione in onore della Vergine, vista come la protettrice del paese più sicura e più adeguata dell’antico castello.

A partire dagli ultimi anni del 1400, con una serie di trasformazioni, gli ambienti del castello sono stati modificati e sono nate due chiese sovrapposte, che sono quelle che  i fedeli frequentano ora e che i turisti ammirano non solo in occasione delle grandiose e solenni feste decennali che il paese dedica alla Vergine dal lontano 1782 per essere più vicino alla “sua” Madonna.
 
Il santuario, nel ricordo dell’antico castello che dava sicurezza al paese nei casi di pericolo, è stato voluto dalla popolazione ed è per questo che è ancora avvertito come un bene di tutta la comunità.
In un Decreto popolare indirizzato agli abitanti di Sabbio, emesso dall’energico e austero Papa Paolo IV nel 1588, tra l’altro, si legge:« la chiesa o oratorio di Santa Maria della Rocca […], oratorio fabbricato da voi, e nel vostro distretto, che ha la forma e figura parte della Chiesa, e parte di castello, al quale, ancora in tempi di guerra i popoli dell’istesso terra furon soliti portarsi, e quivi ricoverarsi colle sue robbe, rimanga a voi libero…».

In queste brevi espressioni sono riassunte le caratteristiche del santuario della Madonna della Rocca e la sua storia.
Ancora oggi ha l’aspetto di chiesa e di castello, nella sua forma austera ed essenziale, impreziosita da motivi decorativi ed affreschi.
Inoltre, come aveva deciso il Papa, è della comunità e da questa avvertito come un bene da conservare perché preziosa testimonianza della sensibilità civile e del sentire religioso del paese.

Salendo la scalinata, lasciata volutamente nella forma mantenuta da molti anni, si gode l’ampia visuale dell’abitato e della media valle in una fusione di nuclei antichi, di nuove urbanizzazioni e del verde dei monti circostanti.
La visita merita però la piccola fatica ed i non pochi gradini che attendono il visitatore. La torre campanaria, probabilmente su basamento di una torre del castello, è anche la torre civica del paese.  
 
Entrando dalla porta centrale, un recupero del maniero precedente al santuario, si è subito nella chiesa inferiore che si presenta solenne, in un’architettura tardo romanica con influssi gotici. L’altare, dove è collocata la statua lignea della Vergine in trono con il Bambino che ha sostituito quella cinquecentesca andata distrutta in un incendio, è il fulcro della devozione alla Madonna della Rocca; le altre opere d’arte, significative per qualità e storia, sono il decoro.
 
Salendo due scalinate interne, che richiamano le due rampe del castello, si giunge alla chiesa superiore.
E’ ad una sola navata scandita da ??? traversi che ritmano lo spazio e sostengono il tetto “a capanna” con formelle in cotto decorate.
Sulle pareti una trentina di affreschi, alcuni ben visibili altri di più difficile lettura, formano una “antologia artistica e di fede” di argomento mariano.
Vanno dal 1503 alla fine del secolo e sono espressione di quelle Botteghe attive tra la fine del 1400 e la prima metà del 1500 nel territorio bresciano che prendevano spunti dai grandi maestri operativi in città.
 
Il terremoto del 2004 aveva inferto alla Rocca un duro colpo.
L’Amministrazione comunale, con coraggio, lungimiranza, amore per l’arte e la storia locale, ha effettuato il restauro completo con il consolidamento delle strutture portanti ed il recupero di tutti gli apparati decorativi.
E’ sicuramente un esempio che dovrebbe far riflettere sulla necessità di valorizzare i “beni culturali”, vera “matrice d’identità” di una comunità anche in tempi difficili.
 
Così la Rocca è stata ridonata alla comunità secondo lo spirito del Decreto papale del 1588. E’ anche una preziosa opportunità culturale per la Valle Sabbia. Infatti, mentre la chiesa inferiore deve rimanere esclusivamente luogo di preghiera, quella superiore è una splendida cornice per mostre, conferenze culturali e religiose.
La bellissima posizione, le particolarità architettoniche, gli affreschi e le altre opere d’arte sono un richiamo turistico.
 
Meritorio risulta l’impegno di un gruppo di giovani attenti al valore della cultura che, in accordo con il Comune, permettono a quanti lo desiderano la visita ogni fine settimana, dal venerdì alla domenica in orari definiti.
 
Così, dopo il colpo inferto dal terremoto e la rinascita, questa chiesa-castello entra a far parte del circuito culturale ed artistico del territorio bresciano, a dimostrazione che il lavoro e la cultura non sono contrapposti, ma aspetti della vita dell’uomo che in una società attenta ed intelligente si richiamano.

 


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