09 Luglio 2013, 10.00
Anfo
Valsabbia

L'«Anfobaremo»

di Pino Greco

Secondo me č stato lo scherzo di un cartografo. Sfido chiunque a immaginarsi un percorso cosě scorbutico associato a un nome cosě accattivante.

 

Eppure quella stradina che schizza in alto dopo il Carèl e prima della Rocca è intestata proprio a Santa Petronilla. Chi ha esperienza la prende venendo da nord. A mo’ di rincorsa. Se giri a subito a sinistra venendo da Anfo, rischi di piantarti alle prime pedalate.

L’Anfobaremo è un must dei ciclisti. Tredici chilometri per millecento metri di dislivello. A Roma si direbbe il Mortirolo de’ noantri. Una sfida perenne per quella specie di solitari masochisti su due ruote che infestano le carreggiate intasate della valle. Sottoscritto compreso, ovvio.

L’ultima volta una decina di anni e di chili fa. Erano tanti anche allora, ma il motore marciava e la testa ancora di più. Fra incoscienza, spavalderia e narcisismo presenile. Del resto è sempre stato cosi. L’Anfobaremo non era mai una meta programmata. Troppo tormentosa per poterla pianificare. Solitamente era un raptus. Ma sì, una specie di raptus…dolendi. Magari era in cantiere una Bagolino o un Breguzzo o una Val di Ledro. Quelle oneste fatiche, ordinarie nel carnet di un ciclista che si rispetti. Invece una mattina scattava il clic e prendevi per il santuario di Santa Petronilla. Ciao, che pellegrinaggio! Una espiazione catartica. Un bypass garantito per il regno dei cieli. A due ruote.

Anfo è un grumo di paese. Al secondo tornante non lo vedevi più. L’abitato rotola su una specie di ventaglio declinante. Per i geografi un conoide di deiezione. Che non ha nulla a che fare con il cane delle signora di città. In pratica una sorta di imbuto sdoppiato fra il monte e il lago. Sopra concavo e sotto convesso. Esito finale di scavo e riporto di un torrente nel corso dei millenni.

Sul lago se ne contano diversi. Crone, Vantone, Vesta. Su quei ritagli di terra sono sorti i paesi, le chiese, i porticcioli. E ultimamente i residences, i camping, gli imbarcaderi. In ogni caso la vecchia e la nuova Anfo sparivano subito dopo il santuario, con il bosco che si richiudeva alle spalle.

Dopo tre chilometri la strada spianava. Solo per un po’. L’affanno si faceva più leggero e così potevi recuperare il gorgoglìo del torrente giù in basso. Qualche eco dispersa di seghe e falciatrici. Perfino il ronzio del calabrone che aspettava il momento giusto per pizzicare a tradimento.

L’addensarsi degli alberi annullava ogni riferimento. Il sole filtrava qui e là a fasci obliqui percorsi da minuscole farfalle. L’ascesa diventava raccoglimento mistico. Il silenzio era stagnante. Ma il pensiero viaggiava alla grande. Quasi un training autogeno che annullava le tossine del corpo e della mente. A spezzare l’incantesimo, i soliti tre o quattro crucchi in comitiva con la moto a palla. O il timido pandino grigioverde della Forestale. C’era il sobbalzo, il recupero dell’attenzione, lo spostare le ruote sul bordo infarcito di aghi di pino. In venti, trenta secondi cessava il casino e riemergeva l’affanno cadenzato.

La prima mezzora sentivi i muscoli. Più tardi affioravano altre sensazioni. Per esempio quel raspino in gola che invocava l’acqua. Certo, c’è sempre la borraccia, ma vuoi mettere una fontana gorgogliante? Bene, il ciclista sa. Nel raggio di cinquanta chilometri dal suo garage il ciclista sa dove trovare ogni rivolo d’acqua. Se occorre anche all’interno dei cimiteri. D’estate è la più fresca.

Ma lì sul percorso, a due terzi del cammino, aspettava una cannetta infilata fra le rocce, che spruzzava a fiotti in una vasca per le vacche. Ovviamente con tanto di cartello “NON POTABILE”. Pura libidine. C’era anche il tempo di guardarsi attorno. Quel prato, quel fienile esagerato, quegli alberi da frutta contorti, parchi, ma appaganti. Quasi un oasi nell’egemonia prepotente del bosco. Retaggio di antiche pratiche fatalmente in disuso. Lì si rifiatava e un po’ si tergiversava. Il ciclista in genere è preda di un assillo, di un’inconfessata mania. Il tempo. Quello che gli scandisce il cronometro piazzato sul manubrio. Il trastullarsi a una fermata è un’astuzia pro domo sua. - “ Stavolta cinque minuti di più … eh, però son stato un bel po’ fermo“. Un alibi innocente per evitare confronti scomodi.

Ma il confronto vero era quello con la corna che sovrasta il prato. Lassù il bosco diradava e guglie, pinnacoli e spuntoni si mostravano nella nudità severa della roccia. E la strada era un’incisione a zig-zag che non lasciava spazio all’immaginazione. Era il momento della verità. Se non si girava il manubrio a valle, era fatta.

Il tornante, come sostiene il mitico Cassani, aiuta. Stabilisce dei traguardi intermedi. Diluisce l’ansia da prestazione. Fa rifiatare e rilancia l’azione. E ricordarsi: occhi bassi, mai guardare in su. E soprattutto, pedalata regolare. E’ in quei momenti che la tecnologia confligge con l’amor proprio. Si prova a scalare qualche dente. Ma mai sotto il tabù del 39. Anche se nessuno ti vede. E nessuno poi ti crederà. Il ciclismo è una scuola di vita. Checchè ne dica Armstrong.

La velocità è bassa, ma il nastro scorre. Un'altra mezzora e arrivi finalmente in cima. Dove ricominciano i prati e il bosco. Dopo Santa Petronilla un altro nome affabile: Rifugio Rosa. Fine della corsa. Ma non dei percorsi.

L’ho fatta una sola volta, dopo un panino alla pancetta e un calice di Teroldego. A piedi per paura di bucare. Una sterrata che arriva al forte di Cima Ora. Un baluardo antiaustriaco. Un rudere vanamente imponente. Uno spreco di cemento armato per predisporre posti di guardia, casematte, piazzole, gallerie, feritoie. Credo che non abbia mai sparato un colpo. In compenso ha costretto il Genio a realizzare la strada. Genio, si fa per dire. Genio zappatori! Quello dei fanti e degli alpini, che passavano dal sudore dei campi a quello per la patria. Per consentire agli strateghi di dominare la valle piazzando dei forti nei punti più impervi. Idem sul fronte austriaco. Insomma, strateghi di qua e strateghi di là. Zappatori di qua e zappatori di là. Dovunque poi, e della stessa pasta, anche i solerti fornitori di lucrose commesse.

Mi chiedo se, fra i giovani ciclisti che s’avventurano su questi fantastici percorsi, si insinui ogni tanto la consapevolezza che quei tornanti suggestivi non sono la genialata di qualche ente di promozione turistica, ma il lascito penoso di una storia di autoritarismo, di sfruttamento e di soprusi.



Commenti:
ID33870 - 09/07/2013 13:25:17 - (bob63) -

Leggere i tuoi racconti e' sempre un piacere unico, complimenti.

ID33882 - 09/07/2013 15:23:11 - (Tc) -

Fatto in bici in lungo e in largo più volte...e tutte le volte e' come la prima volta...lo scorcio dell'anno prima e' diverso dall'anno dopo...una sorpresa dietro l'altra,nonostante la fatica,pur conoscendo in parte anche la storia,la nostra storia....sacrificio dei nostri avi a testimonianza di un passato infelice...ma e' li,da vedere e da riscoprire....basta poco...sarebbe anche sufficiente un cartello ad inizio salita...come monito 2 righe scritte che scolpiscano i cuori di chi leggerà....Complimenti Pino...letto tutto d'un fiato....bravo.

ID33938 - 10/07/2013 11:13:43 - (Capitano) - Bella pedalata!!

Mi ha ricordato uno dei racconti di Paolo Rumiz.. Grazie sig. Greco

ID33947 - 10/07/2013 12:54:17 - (Giacomino) - E questa volta

solo agonismo niente morbidezze.

ID34057 - 13/07/2013 16:54:04 - (peter) - peter vos

che dire, letto con piacere e vedere che una persona come lei che incontravo; quando accompagnavo mio fratello e insieme si passava il tempo chiacchierando del piu e del meno, un saluto da peter e famiglia

Aggiungi commento:

Vedi anche
07/03/2012 08:25

Pronti per il Regionale Al termine di una stagione cosě cosě per la neve, sono ben cinque i campioncini dell'Agonistica Valsabbia a meritarsi il Campionato Regionale.

24/09/2006 00:00

bene a Gavardo, così così a Sabbio Sono state due le occasioni valsabbine legate alla proposta di Regione e Provincia che ha preso il nome di “Notte al Museo”. Ad aderire all’iniziativa sono stati il Museo di Gavardo e quello che ha sede lungo la salita per la Rocca.

02/02/2011 08:00

Il “Memorial Cosi Roberto” all’Agonistica Valsabbia Allo slalom gigante disputato domenica sulle piste di ManivaSki, la societŕ valsabbina per la seconda volta scrive il proprio nome sul magnifico trofeo.

05/02/2022 06:00

Giulia Cosi: da ex studentessa del «Perlasca» di Idro a scrittrice ”Uno”,  il suo libro, è stato presentato nei giorni scorsi ai maturandi dei Servizi Socio Sanitari

25/04/2012 07:55

Un Consiglio così così Lunedě sera il Consiglio comunale di Gavardo ha ratificato la sostituzione del consigliere Guido Grumi con Michele Vezzola.




Altre da Anfo
17/04/2024

Lavori e nuovi spazi per la Rocca d'Anfo

Dal recupero di ambienti nella Caserma Zanardelli alla ciclabile Anfo-Ponte Caffaro: il tutto per ampliare l’offerta turistica nel comprensorio del lago d’Idro

11/04/2024

Ciclopedonale Eridio, lavori al primo lotto

C’è voluto qualche anno, ma i lavori per la realizzazione della ciclopedonale fra Vestone e Ponte Caffaro sono cominciati

05/04/2024

Un lago bello alto

Nel fine settimana pasquale il lago d’Idro è salito di un metro: da quota 367,89 a quota 368,88 sul livello del mare, per l’esattezza. Solo ieri ha cominciato a calare

29/03/2024

La Rocca riapre alle visite

Da questo sabato 30 marzo la fortezza napoleonica affacciata sul lago d'Idro è pronta ad accogliere i visitatori

22/03/2024

Truffa dello specchietto: attenzione!

Anche per le strade della Valle non mancano i furbacchioni che tentano di spillare qualche soldo, particolare attenzione degli agenti locali sul territorio 

22/02/2024

Manutenzione strade provinciali

Regione Lombardia stanzia 50,1 milioni di euro per finanziare la manutenzione straordinaria delle strade provinciali: due interventi anche in Valsabbia

19/02/2024

In bici nella neve

Ha dovuto intervenire il Soccorso alpino per trarre d'impaccio una coppia intenta a pedalare fra il Baremone e il Maniva, dopo l'ascensione in bici da Anfo

13/02/2024

Notte di controlli in Valle Sabbia

Gli agenti della Locale sono stati impegnati in numerosi controlli, non solo stradali, soprattutto lungo la 237 del Caffaro ed in particolare al bivio di Sant’Antonio, ad Anfo

11/02/2024

Contro i cartelli stradali

L’asfalto reso viscido dalla pioggia ha causato l’uscita di strada di un’automobile alla rotonda di Anfo

31/01/2024

Cercansi volontari per la Polveriera

L'associazione che si occupa di tenere pulita e di promuovere e valorizzare la Rocca d'Anfo, ma anche del suo Museo, è alla ricerca di nuove leve

(2)