07 Luglio 2013, 14.00
L'angolo del filosofo

Il rischio della critica all'amore

di Alberto Cartella

Il filosofo saretino Alberto Cartella parla di qualcosa che non può essere ridotto a pura teoria: l'etica. E lo fa per dare una definizione dell'amore, che si materializza nell'uso, nel contesto, nel comportamento, nel gesto

 
Se si afferma che la filosofia è il rapporto a ciò che non è filosofico questo non vuol dire che ciò che non è filosofico venga ricondotto alla filosofia, ma si sta parlando dell’irrisoluzione dell’alterità di ciò che non è filosofico.
 
Se leggo la lettera che qualcuno che mi sta vicino ha scritto a un suo amico e inizio a criticare le affermazioni che vi sono contenute astraendole da un contesto che non sto considerando, in qualche modo quel qualcuno lo sto violentando.
 
C’è qualcosa che non è criticabile e che non può essere astratto in una pura teoria; si tratta di qualcosa che è sempre riportato alla sua applicazione. Questo qualcosa è l’etica. Quest'ultima è ciò che mette in crisi la filosofia quando pretende di ridurre ciò incontra alle proprie concettualizzazioni, quando per esempio tende a ridurre l'amore a un concetto da analizzare, partendo dal presupposto che si possa giungere a un "in sé" dell'amore.
 
L'etica non è una sfida in cui si tenta di far valere le proprie idee. Possiamo essere d'accordo sull'idea di amore, ma ciò che indichiamo con la parola amore e la definizione del concetto di amore sono astrazioni pure se non vengono considerate nel loro uso, nella loro applicazione.
 
L'accordo non vuol dire essere d'accordo sui concetti, ma l'accordo è sempre nell'uso. Ci sono mariti che picchiano le loro mogli e poi dicono di amarle e queste donne non denunciano i loro mariti per questo «ti amo». Ma l'amore non è il dirsi «ti amo», l'amore è nell'uso, nel contesto, nel comportamento, nel gesto in quanto tale. L'accordo è nelle pratiche, non nelle idee.
 
Se chi ci sta accanto soffre e magari arriva a dire che sta soffrendo per il nostro atteggiamento, a volte è importante non decidersi a percorrere la via della giustificazione, ma esitare chiedendosi perché il nostro atteggiamento sta facendo soffrire chi ci sta accanto.
 
Magari stiamo criticando chi ci sta vicino non considerando il contesto al quale ciò che stiamo criticando è riferito. Stiamo astraendo dal contesto cercando di considerare un 'in sé' di ciò che stiamo criticando. Si tratta dell'interpretazione, la quale rimanda ad altre interpretazioni in una corsa decisa e aggressiva in cui siamo presi da noi stessi a dalle nostre interpretazioni, non facendo altro che giudicare chi ci sta vicino.
 
Spesso vi è la tendenza a orientarsi al possesso e a chiedersi di qualcosa: «E se fosse mio?». Mentre a volte in controtendenza rispetto a questo, in riferimento a chi mi sta vicino (per esempio alla compagnia), è importante chiedersi: «e se la perdessi?».


Commenti:
ID33804 - 08/07/2013 09:42:23 - (sonia.c) - esitare ciedendosi perchè il nostro atteggiamento sta facendo soffrire..

esitare e chiedersi..vangelo!due parole che contengono tutto! se solo le prendessimo in considerazione...staremmo un bel pezzo avanti!..etica? è stata ammazzata. c'è un sospetto! il famigerato e pericolosissimo:punto di vista! avete avvisato chi l'ha visto? bellissimi i suoi interventi signor Cartella!

ID34405 - 29/07/2013 11:47:12 - (Dru) - cosa definisce un'astrazione pura da un'astrazione spuria ?

"...ma ciò che indichiamo con la parola amore e la definizione del concetto di amore sono astrazioni pure se non vengono considerate nel loro uso, nella loro applicazione."... dice qui il Cartella dell'astrazione che avrebbe una definizione a seconda di contesti diversi e diversa se al concetto si applica l'oggetto che il concetto esprime, questa è l'applicazione che ci riconduce alla definizione di concetto socratica, altrimenti dal suo isolamento. In definitiva il Cartella qui esprime dell'applicazione del concetto un valore fondativo che il concetto astratto dal suo oggetto, non applicato quindi, non avrebbe qualora si presupponesse il concetto a tale applicazione, ritenendosi aristotelicamente soddisfatto solo quando il concetto è applicato, lui lo chiama questa soddisfazione accordo appunto fra l'intenzione e l'atto, questo accordo definisce per lui ciò che è astratto da ciò che non lo è.

ID34406 - 29/07/2013 12:03:13 - (Dru) - Confutazione di questo modo di pensare e di vedere il concetto astratto se non in uso e concreto nella sua applicazione.

Se non c'è accordo fra le idee perché deve esserci accordo fra queste e la loro applicazione ? l'accordo è il nesso necessario o ciò senza cui si nega l'altro, si nega l'opposizione appunto fra diverse determinazioni, l'accordo è appunto l'identità fra le diverse determinazioni. Una determinazione è tale se il suo opposto o opposizione esiste e esiste, come tale, la negazione dell'opposizione , infatti la negazione dell'opposizione è autonegazione. Se dico che..."L'accordo non vuol dire essere d'accordo sui concetti, ma l'accordo è sempre nell'uso" dico una contraddizione perché tento di assumere dell'accordo, o nesso necessario, una incontraddittorietà solo per ciò che concerne un'affermazione limitata di esso , limitata all'accordo appunto fra idee e loro uso, resta da dimostrare o mostrare perché non può esservi accordo fra idee.

ID34457 - 31/07/2013 16:33:42 - (Alberto Cartella) -

Ci che differenzia un'astrazione pura da un'astrazione spuria che nella prima vi un termine noto il quale viene dato per scontato. In un'astrazione spuria invece questo termine noto viene problematizzato. Il riferimento all'applicazione riguardava proprio il punto di crisi di un'idea sulla quale si pu essere o meno in disaccordo. Non ho mai scritto che non pu esservi accordo fra idee, ma ho solo detto che non basta. Laccordo non nelle idee ma nelle applicazioni. Si tratta di intendersi sullaccordo, non si tratta dellaccordo fra idee o del nesso necessario ma del punto di cedimento di questo nesso, si tratta del gesto. Si tratta dellirriducibilit dellazione alla realizzazione dellazione. Si tratta dellaccordo nei comportamenti, non nelle idee. Il significato un effetto della catena dei significanti. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Si tratta di far vedere anche ci che non si pu semplicemente mostrare.

ID34458 - 31/07/2013 16:40:16 - (Alberto Cartella) -

Non basta dire 'ti amo' alla mia compagna se glielo dico dopo averla picchiata. Quel ti amo un'astrazione pura e pericolosa. La parola non viene n prima n dopo ma nell'uso. Credere in un in s delle parole pu portare a non denunciare chi ci ha picchiato e poi ci ha detto ti amo.

ID34460 - 31/07/2013 18:09:44 - (Alberto Cartella) -

Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Grazie per i suoi interventi.

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