Una riflessione che parte dal concetto di 'sinsita' vira sul senso della filosofia e sul fatto che tentare di ridurre il desiderio alla volont del proprio io, all'affermazione "voglio quella cosa li e far di tutto per averla" sia la condizione della disperazione
Tra la filosofia e il tutto come ho scritto nel passaggio che lei ha riportato non c' nesso se con il concetto di tutto si tenta di risolvere anche ci che non sta a questo concetto. La filosofia proprio in quel punto che non risolvibile nelle nostre concettualizzazioni. Si tratta di un punto comune che apre lo spazio alla discussione riguardo a questo tutto che se non viene problematizzato un'astrazione pura che porta ad un vuoto totale, perch si tratta di un'estrazione, di una selezione che riduce ci che si considera alla propria concettualizzazione supposta come assoluta. Lo spazio comune della problematizzazione fattivo ed legato allo stare insieme.
La materialit delle nostre esistenze legata proprio a questo stare insieme fattivo, si tratta di uno spazio anomico non riducibile al concetto di tutto, il quale a livello fattivo non c'. Non si tratta di riuscire a fare qualcosa, per quanto mi riguarda non si tratta della sfida del riuscire a fare tutto, ma della discussione. Grazie per il suo intervento.
... Ogni agire, ogni fare, ogni essere, ogni accadere sia astrazione allo stesso modo del tutto ? Che differenze ci trova lei? Sasso e tutto in cosa si differenziano per lei ?
del sasso non è il tutto il sasso ? perché se così non fosse che del sasso esso non è il tutto di quel sasso allora il sasso sarebbe ancora astrazione e inutile indagarne i limiti e le definizioni... capisce dove voglio portarla ?
non crede lei che è proprio l'astrazione continua che si opera, così anche nel suo scritto sopra, che porta poi non il tutto, ma il nulla a fare da padrone ? cioè non crede lei che è proprio l'astrazione della materialità dal tutto che rende quella materialità una cosa talmente inconsistente (astratta appunto) che, astratta dal tutto, viene pensata come nulla? ci rifletta davvero e mi risponda...
ma mi dico che non posso , è impossibile. Poi penso al sasso e credo di poterlo definire, credo che sia possibile.., non crede lei che questa operazione alla radice sia contraddittoria ?
se penso al sasso come al tutto questo è il nesso necessario come per la filosofia e il tutto, e credere ad un punto comune senza prima assumere come vero questo nesso necessario è come credere alla moltiplicazione dei pani e dei pesci senza prima avere i pani e i pesci. Ciò che non sta al concetto di tutto allora è il nulla e non il sasso o la materialità o lei e questo da sempre.
Non crede lei che ogni agire, ogni fare, ogni essere, ogni accadere sia astrazione allo stesso modo del tutto? Che differenze ci trova lei? Sasso e tutto in cosa si differenziano per lei ? S, credo che ogni agire, ogni fare, ogni essere, ogni accadere, senza interrogarsi sullagire, il fare, lessere, laccadere sia unastrazione allo stesso livello del tutto. Come le ripeto ci sono vari livelli di astrazione: la descrizione, linterpretazione e la rappresentazione. A me interessa la descrizione. Comunque davvero per lei se si dice sasso si detto tutto e quel sasso che ho di fronte riducibile alle mie concettualizzazioni? Davvero pensa questo? Inoltre quel sasso che ho di fronte non sa nulla del suo essere differente dallalbero o da qualsiasi altro oggetto, non sa di esistere, siamo noi che parliamo della sua esistenza.
del sasso non il tutto il sasso ? perch se cos non fosse che del sasso esso non il tutto di quel sasso allora il sasso sarebbe ancora astrazione e inutile indagarne i limiti e le definizioni... capisce dove voglio portarla? Non credo di aver capito, non la seguo. Credo che la risposta a questo commento sia in quello precedente.
"non crede lei che proprio l'astrazione continua che si opera, cos anche nel suo scritto sopra, che porta poi non il tutto, ma il nulla a fare da padrone ?" Non so di che cosa sta parlando, non la seguo, il nulla qualcosa che ha inserito lei sul quale bisognerebbe intendersi. Non ho mai scritto una cosa del genere.
cio non crede lei che proprio l'astrazione della materialit dal tutto che rende quella materialit una cosa talmente inconsistente (astratta appunto) che, astratta dal tutto, viene pensata come nulla? ci rifletta davvero e mi risponda Si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto? Se s mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Lastrazione della materialit dal tutto qualcosa ad un livello di astrazione molto alto, che per ha inserito lei. Il riferimento che indicavo nellarticolo era alla materialit delle nostre esistenze, il quale era riferito allo scrivere in cui chi legge se la scrittura non astrazione pura, la mette sul personale, ovvero rapporta ci che legge alla propria esperienza personale, la quale non nel punto di crisi fra lesperienza interna e quella esterna, si tratta di qualcosa di fattivo e di irriducibile al linguaggio.
Io penso al tutto ma mi dico che non posso , impossibile. Poi penso al sasso e credo di poterlo definire, credo che sia possibile.., non crede lei che questa operazione alla radice sia contraddittoria ? Qui continuo a non seguirla, non so di che cosa sta parlando, si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto? Se s mi dia i riferimenti. Il tutto una costruzione, non si tratta di qualcosa di gi dato che andrei a cogliere, altrimenti si tratta di unastrazione pura che non rimanda a nessun problema concreto. La filosofia creazione di concetti per rispondere a dei problemi concreti.
"se penso al sasso come al tutto questo il nesso necessario come per la filosofia e il tutto" davvero lei pensa al sasso come al tutto? Il nesso fra filosofia e tutto come quello fra sasso e tutto? Per quanto mi riguarda credo che il tutto sia qualcosa da non dare per scontato, mi interessa la filosofia, non la tuttologia. Riguardo al riferimento ai pani a ai pesci non la seguo, si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto? se s mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Il riferimento al punto comune riguardava lirriducibilit di ci che ci sta di fronte alle nostre concettualizzazioni. Questo punto di crisi del nesso necessario il punto della filosofia. Si tratta dellincontro, di un turbamento che mi attraversa, il quale non rappresentabile e non si pu far altro che girarci attorno. Si tratta di una descrizione attorno ad un vuoto.
Si tratta dellirriducibilit del visivo al linguistico, del punto di crisi del postulato che afferma che tutto ci che visibile dicibile e che tutto ci che dicibile visibile.
Ci che non sta al concetto di tutto allora il nulla e non il sasso o la materialit o lei e questo da sempre Non si tratta della dialettica tutto-nulla ma del punto di cedimento di questa dialettica, dellirriducibilit a questa dialettica. Questo non vuol dire opporsi o uscire dalla dialettica. Inoltre quello che ha scritto sulla materialit e sul sasso qualcosa che ha scritto lei. Lei sta criticando qualcosa che ha scritto lei. Inoltre lei aggiunge e questo da sempre. Lei scrive delle cose e poi le critica e questo da sempre? Faccia pure, rispetto la sua scelta. Grazie per i suoi interventi.
Nel quarto commento ho scritto un non di troppo. Riscrivo l'ultima parte. "Il riferimento che indicavo nellarticolo era alla materialit delle nostre esistenze, il quale era riferito allo scrivere in cui chi legge se la scrittura non astrazione pura, la mette sul personale, ovvero rapporta ci che legge alla propria esperienza personale, si tratta del punto di crisi fra lesperienza interna e quella esterna, si tratta di qualcosa di fattivo e di irriducibile al linguaggio"
"...Inoltre quel sasso che ho di fronte non sa nulla del suo essere differente dall'albero o da qualsiasi altro oggetto, non sa di esistere, siamo noi che parliamo della sua esistenza." e per questo motivo ? cosa la turba da realista qual'è, che per il solo fatto che "solo" noi parlandone siamo i testimoni della sua "esistenza"? non crede che questo sia possibile ? allora lei crede appunto nell'impossibile, crede appunto che una cosa sia altro da sé se non crede nell'esistenza e nell'essenza.
"e per questo motivo ? cosa la turba da realista qual', che per il solo fatto che "solo" noi parlandone siamo i testimoni della sua "esistenza"? non crede che questo sia possibile ? allora lei crede appunto nell'impossibile, crede appunto che una cosa sia altro da s se non crede nell'esistenza e nell'essenza" Riguardo al realista non credo che con questa etichetta lei pensi di aver detto qualcosa, bisognerebbe intendersi. Inoltre lei inserisce il possibile e l'impossibile, le ripeto che non si tratta di questo ma del virtuale, della forma interrogativa posta allinizio dellazione, la quale costitutiva di ognuno di noi. La filosofia proprio questo: un residuo dellevento nellevento. Questo residuo il non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit.
Non si tratta di credere nell'esistenza e nell'essenza ma di interrogarsi riguardo all'essenza e all'esistenza. Inoltre il riferimento al turbamento non riguarda qualcosa che mi ha turbato in un rapporto di causa effetto, ma si tratta di un turbamento in quanto tale, il quale non riducibile ad una definizione. Il turbamento legato proprio a questa irriducibilit. Si tratta di un punto, di un dramma, il quale non una tragedia, ma qualcosa di costitutivo della nostra soggettivit.
Per porre un esiste bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza.
è ciò che immediatamente è e non ciò che immediatamente non è, o peggio (=inautentico, mediato) mediatamente si vuole che non sia (=nichilismo) e questo e per il principio di non contraddizione che se il qualcosa dovesse non essere allora quel qualcosa non esisterebbe non essendo contraddicendosi e contraddicendo sé negando appunto il sé che (poiché) la propria negazione non è vera negazione ma solo un apparente (interpretata come tale) negazione che vuole negare appunto l'esistenza il suo stesso esistere, ma al dunque non vi riesce poiché è sia negazione come quel dire che dice la non-esistenza e affermazione come appunto quel dire che dice della non-esistenza, contraddizione appunto .Gioco dell'astrazione che lei fa in continuazione cercando nell'esistenza una costruzione.
l'esistenza una costruzione è l'esistenza della costruzione come l'esistenza della distruzione, ma non come appunto la cerca lei che dal nulla viene per, sisificamente, partorire un esistere. L'esistere è l'immediato e eterno, volerne cercare un luogo o un dove e volerlo costruire è l'errore.
è la sua volontà di unire ciò che prima ha definitivamente astratto, sciolto, indefinito il suo linguaggio nichilista accompagnato dal suo pensare nei termini sopra ( le 5 lettere che compongono appunto il concetto). ma se lei astrae a tal punto l'esistenza non è una costruzione e non è una costruzione nemmeno la mia casa anzi nulla è costruito e nulla è tutto.L'identificazione dei diversi e la diversificazione degli identici, contraddizione appunto.
A è A solo se A è insieme A ma se lei isola l'A dal suo essere e dal suo esistere come potrà mai, se lo metta in testa ma segua anche profondamente la filosofia di Severino,, fare che A sia A ? Quindi l'A esiste e è da subito (immediatamente e non mediatamente, il costruire che dice lei) se si vuole che A sia A o anche un suo predicato B. altrimenti A come noema impedirà sempre A è A come semantema, ma non per concettualizzazioni strane o altro, semplicemente per l'esistere e per l'essere appunto.
come è possibile un esistere che debba essere costruito, se lei vuole costruire un esistere quello non lo realizzerà mai se non nel nulla nichilista, appunto, il nulla che si frappone fra noema e suo esser noema appunto.
è l'essere sé dell'essente, ma appunto questo esser sé dell'essente insieme contiene appunto l'identità del visivo con il linguistico e il tutto, altrimenti il concetto sopra sarebbe indefinibile.
...
Lei ha scritto molte cose interessanti, ma non dia per scontata la costruzione. Costruzione non vuol dire negazione. L'esistenza una costruzione vuol dire che ha a che fare con la nostra capacit di mettere in relazione pi cose. Il tavolo non sa nulla del suo essere differente dal camino o da qualsiasi altro oggetto, non sa di esistere, siamo noi che parliamo della sua esistenza. Inoltre non si tratta del mio linguaggio, il linguaggio non una propriet ma una casa comune. Poi l'immediatezza sempre una seconda immediatezza perch frutto di un processo di apprendimento. Niente se non nella misura in cui si dice che . Davvero per lei visivo e linguistico coincidono? Se iniziassi a giudicarla lei sarebbe risolto dal mio giudizio?Davvero pensa queste cose? Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita.
il tavolo non sa ma è e, essendo, è inseme anche quel non sapere che è conoscenza e al dunque coscienza di sé.
tra il linguaggio e il visivo , non perché credo ma perché vedo il vero.E allora il giudizio che lei ha di me è insieme a me l'essere sé dell'essente e non il suo esser l'altro, come lo è il visivo.
"Il sapere non quell'essere che sappia di essere come per il tavolo e l'uomo. Il tavolo non sa ma e, essendo, inseme anche quel non sapere che conoscenza e al dunque coscienza di s" Qui davvero non la seguo. Niente se non nella misura in cui si dice che . Il tavolo ha una coscienza? Davvero pensa questo? Mi saluti il suo tavolo. Ma un tavolo della cantina in cui ci sono anche i fondamenti del mio dire? Inoltre lei vede il vero? Me lo saluti. Davvero lei pensa che se dico che lei un matto, allora risolto dal mio giudizio? Lei coincide con il mio giudizio senza spazio per la discussione? Lei vede il vero e lo trasmette agli altri? Lei a un piano superiore? Se s spero non cada. Lei sa tutto e coincide col suo sapere? Quel corpo che ho di fronte l solo per soddisfare l'esigenza di una coscienza? Chi tenta di risolvere ci che si perde e che rimane perdita nelle nostre costruzioni non fa altro che giudicare su un piano superiore senza discussioni.
Me lo giustifichi, quel vero che ho scritto lo legge o non lo legge? Si lo legge,e per leggero lo vede o non lo vede? Si lo vede, visto che esiste il vero ? O quel vero che scriviamo é un falso, e così via dicendo...se fosse un falso il vero sarebbe falso e al dunque contraddicendosi, contraddittorio.
Addirittura fa del sarcasmo invitando i a salutare il tavolo per ricevere una risposta... E non è questo un giudizio?
..ma bensì una necessità.Altrimenti non esisterebbe alcuna relazione, sempre per quello che le ho scritto sopra.
Per quanto riguarda la verit, La verit c. Essa non ha contenuto, non rappresentazione, non una verit oggettiva o oggettivata, ma c. Essa uno spostamento di posizione, un effetto di spostamento ed legata al niente di rappresentabile. La verit la si pu dire solo a met. Non si pu entrare a piedi pari nella verit, la verit non come stanno le cose; essa si vela e si disvela. La verit qualcosa che sentiamo come vero ma che non riusciamo a dire o a rappresentarci, ma orienta i nostri tentativi di significazione. La significazione ci che ha effetto di significato. Il rapporto tra il significato e ci che si trova l come terzo indispensabile, vale a dire il referente, precisamente il fatto che il significato lo manca. Il significato manca la cosa. Non si pu dire tutto.
Per quanto riguarda il vedere la verit e limmagine, c un puramente visivo che non coincide con ci che io come coscienza sto vedendo. Nel momento in cui descrivo ci che sto vedendo dellimmagine si vede nulla o ben poco. C un vuoto che appartiene allimmagine in rapporto alla mia visione. Questo non vuol dire che la descrizione che ruota attorno a questo vuoto sia ininfluente.
Per quanto riguarda la necessit, anche la necessit una forma di relazione che viene stabilita, non si tratta di andare semplicemente in contrapposizione a questo, ma di accettare consapevolmente dove il compito del sapere agisce in modo diverso, non agisce stabilendo semplicemente nessi necessari ma aperto al punto di crisi di questi nessi. Inoltre la relazione fra le cose, la loro azione reciproca, la loro differenza, si tratta di un'idea che esprime la relazione che il pensiero introduce. Grazie per i suoi interventi.
Inoltre per quanto riguarda il giudizio le ripeto per l'ennesima volta che non si tratta di opporsi o di uscire dal giudizio, il giudizio c' e fa parte di noi. Si tratta dell'insufficienza del giudizio, della non risoluzione di un incontro nel giudizio, dell'esitare a dare un giudizio. Si tratta della spazio della discussione.
"Vede che per il tavolo ha trovato una forte coincidenza lei?" Qui non so davvero di cosa sta parlando, non so a che tavolo si riferisce, sempre il tavolo che si trova nella sua cantina in parte ai fondamenti del mio dire?
Per quanto mi riguarda il riferimento al tavolo era per dire che la scrivania sulla quale sto scrivendo non sa del suo essere differente dal comodino o da qualsiasi altro oggetto, non sa di esistere, siamo noi che parliamo della sua esistenza. Non ho mai scritto che il tavolo di cui le sto parlando coincide con il mio giudizio, si tratta di qualcosa che ha scritto lei, e non risolto nemmeno dall'utilizzo che ne faccio. Grazie per i suoi interventi.
Se la verità non ha contenuto, tutto non ha contenuto e il sasso non ha contenuto, poiché che la verità non ne abbia è il sasso si é contraddizione e il contenuto di questo dire é contraddittorio, inesistente, come il suo dire che presuppone della verità ciò che non presuppone per il sasso.
È non dice più che la verità non ha contenuto, ma dice che non riusciamo noi a dirla per l'intero, e questo é vero ma questo vero dice appunto del vero della verità, vero che é contraddicente quel vero che voleva lei dire con la negazione della verità: la verità non ha contenuto. Eccome che la verità ha contenuto, nello scrivere lei già glie l'ha dato.
Dire che la verit non ha contenuto non vuol dire negare la verit, ma vuol dire che non rappresentabile ed un effetto di trasformazione. Inoltre quando dice che se la verit non ha contenuto, allora tutto non ha contenuto, lei sta dando per scontato sia il tutto sia il contenuto. La filosofia ci che vi di pi lontano dalla tuttologia. Il tutto un'astrazione troppo grande per il lavoro filosofico. Il tutto una costruzione, non si tratta di qualcosa di gi dato che andrei a cogliere, altrimenti si tratta di un'astrazione pura che non rimanda a nessun problema concreto. Si tratterebbe di un vuoto totale. Il riferimento al contenuto invece riguardava l'aspetto linguistico. Non salti i passaggi. Inoltre per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.
Per quanto riguarda lo scrivere, quando si incontrano le considerazioni di chi dice che quello che hai scritto riguarda lui vuol dire che non si sta scrivendo in modo mediocre e troppo astratto, ma che vi una restituzione alla materialit delle nostre esistenze. La filosofia, lo scrivere un girare attorno ad un turbamento, a qualcosa che mi ha toccato ma che non rappresentabile. La filosofia un delirio intorno ad un vuoto, ad un'inquietudine che mette in crisi il farsi un'idea di qualcosa o qualcuno. Grazie per i suoi interventi.
Non ho mai detto che in quello che scrivo il contenuto non ci sia o che sia secondario (non si tratta del primario e del secondario) e non sto dicendo nemmeno che non abbia anchio la mia ontologia. Anche il discorso che sto facendo qui una costruzione con un contenuto, ma una costruzione consapevole che confida che ci che si sta dicendo qui faccia sedimentare quel vago senso di perdita che ci accompagna e che non va risolto. Questo senso di perdita siamo stati formati a risolverlo. Il senso di perdita in quanto tale incide sul nostro agire; per esempio porta a non semplificare le cose e a non tagliare di netto la complessit di un problema.
ha mostrato con le parole ,quello che ho sempre "sentito"..essere di"sinistra"è "percepire"...Pasolini..don Milani ..e molti altri...si nasce..si viene educati?..per la Boètie si..forse ha ragione ..si viene educati alla libertà !la libertà dalle nevrosi..
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ID33082 - 13/06/2013 14:56:54 - (Dru) - mi psieghi il nesso tra quanto scrive della filosofia il tutto l'astratto e la materialità se ci riesce
"La filosofia è ciò che vi è di più lontano dalla tuttologia. Il tutto è un'astrazione troppo grande per il lavoro filosofico. Ci si rende conto di ciò quando si incontrano le considerazioni di chi dice che quello che hai scritto riguarda lui. Quando chi legge “la mette sul personale”, e ognuno “la mette sul personale” in maniera diversa, vuol dire che non si sta scrivendo in modo mediocre e troppo astratto, ma che vi è una restituzione alla materialità delle nostre esistenze."