03 Giugno 2013, 08.39
Terza pagina

Non c'è delitto senza pena

di Dru

Il limite il guardiano della violenza, dentro il limite non si violenti, fuori dal limite si violenti. Ma guardiamo da pi vicino questo limite, la sua struttura e il suo significato, cosa e cosa comporta per noi il limite?


Nella storia dell'uomo uno dei limiti posti, e che ha governato l'umanità per oltre cinquemila anni, è stato Dio e il suo significato, e nella forma irrazionale del mito e in quella più razionale e teologica religiosa inscritta nella verità della filosofia: il Dio è stato ciò che ha reso certe cose possibili e cert’altre impossibili.
 
Ma dicevo scandagliamo il limite, questo è davvero rigido? cioè, davvero tutte le cose che rientrano in questo limite, rappresentato da Dio nel periodo sopraddetto, sono sempre state possibili e tutte quelle al di fuori impossibili? o il limite nel tempo, da imperturbabile e immodificabile, si è in qualche maniera spostato e cioè si è reso perturbabile e modificabile?
 
Cioè, se un limite si fa violare, e violare significa appunto cercare di rendere possibile ciò che è impossibile, perché non v’è altrimenti violazione o violenza, dicevo se un limite si fa violare perché non violarlo?

Delitto e Castigo di Dostoevskij rappresenta benissimo questo limite imposto dalla legge che da divina diventa umana, non c’è delitto se non c’è pena (castigo) e il delitto ha sempre una pena (castigo) proprio perché si compone e si genera nel suo significato che viene posto appunto dal limite che è commisurato dalla pena: tu puoi delinquere, tu credi di poterlo fare, ma infine, se non in questa vita magari in quella ultraterrena, vi sarà la pena e cioè vi sarà il castigo e quello che tu credi di violare al dunque è per te inviolabile.
 
Dostoevskij è magistrale nel suscitare questo senso del delitto e della sua pena: fin dalle prime mosse del romanzo la pena non è che legata e imprescindibile dal criterio con cui il protagonista pensa il delitto o gesto delittuoso: la pena, prima di essere concretizzato il delitto, è già presente e lo è fin dal momento in cui il protagonista partorisce l’idea delittuosa, ancora prima del gesto.
 
E anche qui vi pongo alcuni quesiti per riflettere…
Perché considerare delitto ciò che non si pone nel limite o detto ancora meglio perché considerare delitto ciò che non ha al dunque una pena da subire?
 
E ancore, il criterio, che definisce appunto la pena dentro e non fuori il suo limite, se può essere abbattuto perché non abbatterlo?
Appunto, dicevo sopra, è il limite che definisce cosa è violento e cosa non è violento, ma se il limite viene spostato, o rimosso, ciò che prima veniva considerato una colpa ora non lo è più, ciò che prima veniva punito, la pena, è il risultato posto dal limite.
 
Ora, per il motivo detto, non lo è più e ciò che è delinquente diventa innocente.
 
Alla morte l’uomo pre-filosofico non guardava come oggi l’uomo guarda la morte: chi moriva, prima dell’avvento della filosofia greca, non aveva e non dava lo stesso significato che oggi diamo alla morte.
Prima gli uomini credevano che dopo morti vi fosse una continuità e solo dopo, con l’avvento della filosofia, e dei suoi nuovi significati portati alla luce dalla ragione, questa continuità è stata messa alla prova duramente.
 
E’ stata messa alla prova dal concetto di “nulla”, prima dei filosofi il significato di nulla non esisteva, o almeno non esisteva per come i filosofi lo hanno fondato e fondato con verità.
Per i mortali di oggi il limite è la vita e la pena della vita è, del mortale, il  nulla, una pena che rende il mortale folle, una pena che per essere sopportata il mortale ha dovuto per necessità gettare nella dimensione del subconscio, infatti noi, su questo nuovo concetto di limite che non è più Dio ma è la vita, abbiamo costruito nuove difese, nuovi ripari, la scienza supportata dalla filosofia è questo riparo e il nostro nemico da abbattere o limite è la vita breve o lunga che sia e non è più Dio, che intanto è morto.
 
Riflettere sul nulla è come guardare il sole, puoi rifletterci qualche istante ma se ti fai catturare rischi di rimanere cieco, non è come riflettere su Dio.
Abbattere (s-parire) il limite di Dio, che l’uomo non sentiva più come vero limite, ci abbiamo messo cinquemila anni e, una volta visto che il limite non era un vero limite, lo abbiamo superato abbattendolo, come si fa con ogni limite che non è un vero limite per noi.
 
Su questo nuovo significato limitante, il significato del nulla, l’uomo ha edificato l’arma più efficace possibile per combatterlo, la scienza e le sue tecniche.
 
Dru
 


Commenti:
ID32638 - 03/06/2013 15:23:30 - (Leretico) - Il positum oltreppassato

I limiti hanno da sempre una ragione formativa. Non esiste limite senza sanzione, positiva o negativa che sia. E la sanzione ha uno scopo di evidenziare il confine. Lo stesso principio di non contraddizione è il limite, ma anche il generatore, della scelta: scelta di parole per definire il mondo, parole che lo definiscono e quindi lo dividono. Le parole sono strumento di separazione per costituzione, secondo limite, dopo il principio di non contraddizione, da cui tutti i limiti successivi. Ora, il limite è posto (positum) proprio per generare dialettica attorno ad esso. Tale dialettica sposta questo limite sempre più in là fino alla sua distruzione a favore di un altro limite che oltrepassando il primo si manifesta, appare. Il secondo compare al tramonto del primo. Basta accettare questa dinamica per rendersi conto. Difficile dunque non è il vedere il nuovo limite nello scomparire del primo, ma accettarne le conseguenze.

ID32650 - 04/06/2013 09:46:20 - (Dru) - Orbene, aspettavo altri interventi, ma sono deluso in questo.

la dialettica si dispiega bene intorno alle tue parole ma mi sovvien di rallentarne il corso su quel termine "scopo" che non condivido. Sembrerebbe altrimenti che "questa" dialettica soggettiva o soggettivante si dispieghi alla maniera dello Zenone per intenderci, dove il limite è posto non dalla realtà del "movimento" dialettico dell'essere e per ogni realtà, ma solo perché lo si determini e come scopo di una causa umana o divina che sia.Cioè, il movimento dialettico c'è, esiste, dipendentemente da quello che noi ( il linguaggio della non-verità o della terra alienata),come momento speculativo, chiamiamo "scopo" del suo agire, proprio perché non c'è uno scopo, non c'è una causa e non c'è un agire nel linguaggio della verità così determinato da un diventare altro dell'esser sé dell'essente, ma c'è un'identità dei diversi che è l'esser sé dell'essente e il

ID32651 - 04/06/2013 09:47:26 - (Dru) -

suo non esser l'altro.

ID32655 - 04/06/2013 12:33:36 - (Dru) - Caro Leretico

per farti comprendere quanto sia ormai legato profondamente a quanto Severino scrive con più ragione di me su quanto io penso e lui dice. Da destino della Necessità che ho ricevuto 5 minuti fa da corriere: capitolo VII Totalità e Dominio- paragrafo VI Totalità e Scopo. Paragrafo che mi si è aperto su più di 570 pagine scritte alla pagina 242 ..."Il dominio sull'ente ha un carattere "scientifico" da quando l'operazione isolante del dominio non è un'intenzione soggettiva, ma è fondata sull'isolamento "reale" dell'ente. E' proprio quanto ti dicevo sopra del linguaggio nichilista con cui compare il termine "scopo" nel tuo parafrasare la dialettica...

ID32887 - 09/06/2013 09:23:50 - (Leretico) - Il linguaggio è nichilista

La parola scopo nasconde il nichilismo dell'Occidente. Ma non è solo questa parola che lo evidenzia: tutto il linguaggio ne è originato e sottintende il divenire. Allora il linguaggio può tentare di dire la verità ma mentre si dà questo scopo, cade nel suo difetto originario: la scelta, la volontà di definire il mondo, di separarlo. "L'essere, che può essere compreso, è il linguaggio" dice Gadamer. Che non significa che l'essere è il linguaggio, ma che ciò che di esso possiamo comprendere è il linguaggio, una parte dell'essere, irrimediabilmente. Ma se è così, allora la "testimonianza" della verità come destino della necessità attraverso il linguaggio è impossibile.

ID32894 - 09/06/2013 14:11:08 - (Dru) - Da Tautotes pgg. 155-156

Una parte del tutto -ad esempio questa lampada- appare, nello sguardo (cioè nell'apparire) della verità, come essere insieme al tutto.La verità vede la sua relazione al tutto.Ma questa lampada appare anche all'interno dell'isolamento della terra dal destino della verità -la"terra" essendo la totalità di ciò che incomincia e cessa di apparire -Nell'isolamento della terra, in cui crescono la preistoria e la storia dell'Occidente, il pensiero dei mortali unisce in certo modo le parti del tutto, e pensando che qualcosa é qualcosa, non solo é identificazione dei non identici, ma é anche interpretazione. Anzi é interpretazione proprio perché é identificazione dei non identici. L'interpretazione é la volontá che il non identico sia identico."Queste pietre e questi spazi sono le rovine di un tempio greco";"Questo corpo è un uomo";"Questa è una lampada";"Questo è

ID32895 - 09/06/2013 14:23:12 - (Dru) -

Socrate";"Socrate è bianco";"Questa superficie é bianca" ( cioè tutti gli esempi sin qui introdotti per indicare le forme determinate dell'esser B da parte di A): ognuna di queste affermazioni é un interpretazione, e l'interpretazione identifica qualcosa a ciò che é altro da essa. Le identificazioni-interpretazioni costituiscono delle totalità finite, in cui il principio che unifica le parti di tali totalità è l'identificazione dei non identici.L'identità dei non identici è il nulla; ma Nell'isolamento della terra il pensiero dei mortali, che in verità pensa il nulla, crede di pensare che questa superficie è bianca, che Socrate è bianco, che questo è Socrate o una lampada o un corpo umano, e che queste sono le rovine di un tempio greco. Poiché è nulla, tutto ciò che i mortali pensano è morto.E, ciò che è morto e nullo, i mortali lo

ID32896 - 09/06/2013 14:25:53 - (Dru) -

intendono come un certo significare non nullo.

ID32905 - 09/06/2013 21:05:18 - (Leretico) - L'ermeneuticae il nichilismo

So che interpretare è un atto della volontà che vuole che la cosa sia altro da sé e quindi vuole l'impossibile. La stessa cosa accade al linguaggio. E se il linguaggio è pensiero allora deve accadere qualcosa di particolare perché il pensiero possa essere l'"essere". Cioè il linguaggio, il pensiero non coincidono con l'essere ma vi tendono. Nella loro non coincidenza si lascia spazio anche all'interpretazione, elemento di un organismo, dimun sistema che dialetticamente fa emergere l'essere dalla sua dinamica. Ecco l'unificazione di complessità e dialettica dello spirito hegeliana.

ID32914 - 10/06/2013 07:07:46 - (Dru) - L'interpretazione è dell'errore non è della verità

"Il linguaggio è pensiero" è un'interpretazione nel momento in cui appunto i due termini o determinazioni le si vuole far coincidere ma non lo possono più essere nel momento in cui presi i differenti li si vuole trasformare in identici. Nel nichilismo li si vuol far coincidere partendo da una posizione di isolamento. Il nichilismo dice: prendo i due termini così isolati e li unisco "linguaggio" e "pensiero". Il "linguaggio" che non è assolutamente (absolutum cioè sciolto)e il "pensiero", anch'esso sciolto da ogni legame con il "linguaggio", adesso dico (=pretendo) che siano identici, cioè il nichilista identifica i non identici ,operazione contraddittoria. Questo è il divenire altro da sé.

ID32915 - 10/06/2013 07:22:25 - (Dru) - l'interpretazione

"Il linguaggio è pensiero" è quindi interpretazione(=errore) nel linguaggio nichilista e come tale è un positivo e esiste (= è vista dalla verità) ciò che non può esistere (= il nulla) è il suo contenuto che in questo caso è una volontà e non una verità, la volontà di identificare i differenti(=isolati) termini o noemi. "Nel pensiero e nel dire dei mortali, pensare e dire che qualcosa è qualcosa è, in ogni caso, pensare e dire che qualcosa è altro da ciò che esso è. Questa identificazione dei non identici è dovuta all'isolamento del soggetto e del predicato, ossia è dovuta al pensiero che li isola. La loro relazione è quindi il risultato di un "divenire", ne quale i pensiero li unisce. Ma se l'isolamento di soggetto e predicato richiede che la loro relazione sia determinata da un divenire, a sua volta ogni movimento e ogni divenire in cui si

ID32916 - 10/06/2013 07:33:56 - (Dru) -

rivolgono i mortali implica un isolamento. L'Occidente -che testimonia l'essere mortale dei mortali- pensa infatti che il divenire sia un uscire e un ritornare nel nulla, da parte dell'essente; e l'essente che è già, quando un essente incomincia ad essere, non può non essere isolato ( cioè concepito come autonomo, indipendente, separato, quanto al suo essere e al suo significare) dall'essente che incomincia ad essere, essendo stato un niente ( e dall'essente che, quando cessa di essere, ridiventa niente). Ciò che è, essendo stato un niente, o ciò che daccapo è un niente, è necessariamente (ndr. questo necessariamente è qui posto da Severino in-vece della verità che parla di necessità se non vuole essere interpretazione) isolato da ogni altro essente.L'isolamento è la nullità di ogni legame; Qualcosa diviene altro, solo se l'altro esce dal nulla, e dunque solo se il qualcosa, prima di

ID32917 - 10/06/2013 07:36:15 - (Dru) -

divenire altro, è isolato dall'altro e l'altro è isolato dal qualcosa. Il divenire a cui si rivolge il pensiero dell'Occidente è fondato su quello stesso isolamento che esso dovrebbe oltrepassare.

ID32918 - 10/06/2013 07:42:16 - (Dru) - Il divenire dell'Occidente.

Il divenire che, quando l'Occidente pensa che qualcosa è qualcosa ( ndr. Il linguaggio è pensiero), unisce il qualcosa (A) a se stesso (A è A) o a una determinazione (A è B), fa uscire dal nulla la relazione del qualcosa a se stesso e alla propria determinazione; e quindi il qualcosa come "stesso" ( il secondo A che compare in "A è A") e la sua determinazione (B) sono un nulla in quanto appartenenti alla relazione nulla; si che, incominciando ad essere, essi sono un che di isolato dal qualcosa, e dunque sono inevitabilmente altro da esso.

ID32919 - 10/06/2013 07:51:22 - (Dru) - Il nesso necessario o verità

Gli essenti non sono isolati tra loro, solo se tra essi sussiste un nesso necessario, per il quale ognuno non può essere significante senza gli altri. Ogni altro nesso, che non sia un nesso necessario, non consente loro di stare al di fuori dell'isolamento, appunto perché, in ogni nesso non necessario in cui abbia a trovarsi, un essente può essere ed essere significante indipendentemente dagli altri essenti.Ma il nesso necessario tra gli essenti esclude che un essente abbia bisogno di divenire gli altri.(ndr. molto importante il seguito) E' necessario affermare che ogni essente è legato a ogni altro essente da un nesso necessario, sia perché è impossibile che l'essente sia nulla e quindi esca e ritorni nel nulla- si che ogni essente è eterno e il nesso necessario è quello che unisce ogni eterno a ogni altro eterno-; sia perché l'isolamento tra gli essenti implica la loro incapacità di essere determinati da altro

ID32920 - 10/06/2013 07:58:34 - (Dru) -

( e di essere se stessi) e quindi il loro impossibile dover divenire altro ed essere altro per essere determinati da altro, cioè dai loro predicati ( e per essere se stessi)-

ID32921 - 10/06/2013 08:20:56 - (Dru) - Infatti

non può esserci un nesso necessario ( come invece ritengono le varie forme di determinismo e di fatalismo) tra gli essenti che si succedono nel divenire e che quindi incominciano e cessano di essere. Se il divenire conduce da A a B,C..., sì che B,C... siano ancora un nulla quando A è, e C sia ancora un nulla quando B è, non può esserci ( a parte l'impossibilità che A divenga B, e B divenga C- a parte cioè l'impossibilità (ndr. =contraddittorietà) che qualcosa divenga altro da Sé) alcun nesso necessario tra A e ciò (B,C...) che incomincia ad essere essendo stato un nulla. In altri termini, ritenere che possa esistere un divenire necessario- dove dapprima esista A, e poi venga necessariamente ad esistere B, e poi C...-, significa non vedere che, se A,B,C... escono dal nulla, è impossibile che il loro susseguirsi nel divenire sia necessario, ossia è impossibile che tra A,B,C... esista un nesso

ID32922 - 10/06/2013 08:37:58 - (Dru) - la forma

La forma del pensare e del dire (ndr. Il linguaggio è pensiero o il linguaggio è nichilista tutte forme diverse del predicare) -cioè la relazione tra qualcosa e qualcosa- non è dunque negazione dell'identità dell'essente con se stesso, solo se il "contenuto" del pensare e del dire ( ciò che è pensato e che è detto) è l'eterno. Ciò che è pensato ed è detto è l'eterno -ossia il necessariamente essente-, solo se la forma del pensare e del dire non nega l'identità (ossia non dice l'impossibile), ma è relazione originaria del qualcosa(soggetto) al qualcosa (predicato), e cioè è l'identità con sé di questa relazione. Ciò che è pensato e detto è eterno, solo se ciò (A) di cui si afferma qualcosa (A,B) non è chiuso nel proprio isolamento, ma è in relazione a ciò che si pensa di esso - ossia è un

ID32923 - 10/06/2013 08:48:46 - (Dru) -

A-che-è-B; e B è a sua volta in relazione ad A, è un B-di-A-, si che pensare che A è B ( o A è A) è pensare l'identità con se stessa della relazione di A a B, o di A ad A. Rispettivamente: A(=B)=B(=A) e A(=A)=A(=A); o (A=B)=(B=A) e (A=A)=(A=A). Questa lampada è accesa. Al di fuori del pensiero dei mortali, che questa lampada sia accesa implica dunque, con necessità, non solo l'inesistenza del divenire con cui il pensiero unisce questa lampada al suo essere accesa, ma anche l'inesistenza del divenire con cui questa lampada spenta diviene una lampada accesa. La sintesi tra questa lampada e il suo essere accesa è eterna, e dunque è un nesso necessario; tale sintesi è un nesso necessario (perché i suoi termini non sono isolati), e dunque è eterna. Da Tautotes CAP. ( Il divenire e l'eternità della relazione PGG. 130 a 135)

ID32924 - 10/06/2013 09:01:58 - (Dru) -

"

Aggiungi commento:

Vedi anche
03/07/2017 09:03

Il senso del limite Per comprendere cosa sia il senso del limite bisogna prima sapere cosa sia il "limite"

25/01/2012 08:00

Abbassato il limite dell’uso del contante sceso a 999,99 euro il limite massimo ammesso per la trasferibilit di denaro contante, assegni e atitoli al portatore.

26/09/2016 09:01

Il limite Qualche tempo fa una cara amica mi chiese di scrivere intorno al limite e ancora qualche tempo fa pensai di averlo fatto, ma incontrandola per tempo mi richiese la stessa cosa, incominciando io a pensare di non averlo fatto affatto

30/12/2017 10:35

La scusa dei casi limite Un lettore ci scrive in merito al recente articolo di Luca Rota dal titolo “Quando la morte dev’essere un diritto”

04/01/2019 12:30

Limite ai trenta orari in via San Giacomo L’ordinanza è stata emessa dal Comune di Gavardo a seguito delle segnalazioni di alcuni cittadini. Posizionati anche tre nuovi dossi artificiali 




Altre da Terza Pagina
19/04/2024

L'attesa

Tutti noi abbiamo familiarità con l'attesa. Solitamente non la vediamo di buon occhio e, se fosse possibile accorciare i tempi per ottenere una determinata cosa, immagino che nessuno di noi si tirerebbe indietro. Ma l'attesa non potrebbe avere anche degli aspetti positivi?

17/04/2024

I Carminis Cantores sul podio al Concorso Città di Chiari

Il coro di Puegnago del Garda ha vinto il secondo premio al Concorso Corale Nazionale

15/04/2024

«Foglie al vento», Kaurismaki chiude la quadrilogia sul lavoro

Questo mercoledì, 17 aprile, al Cinema di Vestone la commedia amara del regisa finlandese, chiusura di una quadrilogia iniziata nel lontano 1986

14/04/2024

Gli attrezzi in legno di 4000 anni fa

Inaugurata alla presenza delle autorità la mostra “L’età del Legno. 4000 anni fa al Lucone” presso il Museo archeologico della Valle Sabbia

13/04/2024

La luce di Annalisa Durante

Annalisa Durante, la torcia che diffonde luce dovunque sia raccontata la sua storia

12/04/2024

Testimoni di Geova, la campagna contro le tossicodipendenze

La sezione valsabbina dei Testimoni di Geova è impegnata in un'importante campagna mediatica per combattere un fenomeno che coinvolge ormai circa 300 milioni di persone nel mondo

11/04/2024

«Colore!»

L'associazione culturale salodiana “Il Salòttino” inaugura la nuova stagione di mostre questo sabato, 13 aprile, alle 18 con un vernissage

10/04/2024

Bagolino in corsa per far parte dei Borghi più belli d'Italia

Passa alla fase di “verifica sul campo” il comune valsabbino, che aveva avviato il percorso per ricevere il prestigioso riconoscimento nel 2024

10/04/2024

Testimoni sempre vivi

Questo sabato, 13 aprile, l'Amministrazione comunale e l'Ateneo di Salò ricordano la strage di Piazza Loggia in occasione del 50° anniversario

10/04/2024

In mostra manufatti in legno e tessuti di 4000 anni fa

Sarà inaugurata sabato presso il Museo Archeologico di Gavardo un’importante mostra sui ritrovamenti del sito palafitticolo del Lucone, fra i quali la porta in legno più antica d’Italia