19 Settembre 2007, 00.00
Vobarno
Percorsi naturalistici

I gasteropodi del «Funtanì»

Fra i patrimoni della comunitŕ valsabbina c’č la riserva naturale “Sorgente Funtaně” di Vobarno, sito di particolare interesse naturalistico che si trova alla destra idrografica del torrente Agna, nella Valle di Degagna.

Fra i patrimoni della comunità valsabbina c’è la riserva naturale “Sorgente Funtanì” di Vobarno. Riportiamo una descrizione di questo sito di particolare interesse naturalistico che si trova alla destra idrografica del torrente Agna, non molto distante dall’abitato di Nalmase, nella Valle di Degagna.

Poco distante dal centro di Vobarno e piĂą precisamente in val Degagna, a nord della localitĂ  Nalmase, esiste un vero tesoro naturalistico da proteggere e da studiare.
La preziosità del sito è data dalla presenza di molluschi acquatici endemici, ovvero gli organismi che per le conoscenze attuali vivono esclusivamente nelle numerose sorgenti carsiche della zona in particolare nella sorgente Funtanì di Nalmase, in quella della cascina Gruma ed in quella del ponticello della Sambuca.

L’esistenza di queste rare e delicate forme di vita è stata riscontrata per la prima volta nel 1968 da studiosi di malacologia che, nel 1971, riuscirono a far inserire la sorgente Funtanì nella “Carta dei Biotopi d’Italia”.
Nel 1985 è stata istituita la riserva naturale parziale biologica “Sorgente Funtanì” e nel 2003 essa è stata riconosciuta dalla comunità Europea come sito di importanza Comunitaria (S.I.C.).

Attualmente la regione Lombardia ed il ministero dell’ambiente hanno stipulato, nell’ambito “Accordo di programma per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche”, il progetto Wetlands, che prevede specifiche azioni mirate al ripristino ed alla tutela di particolari ambienti umidi, tra cui anche il Funtanì.
La riserva oggi ha un’estensione di 66,4 ettari, si sviluppa da una quota minima di 270 m. s.l.m. e comprende la sorgente Funtanì, quella della cascina Gruma e l’intero bacino imbrifero a monte delle due scaturigini, ma, considerata la notevole importanza della sorgente del ponticello della Sambuca, i confini dell’area protetta arriveranno presto a coprire un’ampiezza di 92 ettari includendo così anche questa pozza sorgentizia.

Geologicamente la sorgente Funtanì è una sorgente formatasi in seguito alla frattura degli strati rocciosi ed è costituita da una parte sotterranea lunga circa 9 metri, al termine della quale si apre una fessura di appena 10 cm di lunghezza dalla quale fuoriesce l’acqua che la alimenta; all’esterno invece è presente la tazza sorgentizia circondata dalla vegetazione ed accessibile a tutti.
I molluschi che abitano queste sorgenti si distinguono in due gruppi in base al loro habitat: i Crenobionti prediligono infatti la tazza sorgentizia, mentre gli Stigobionti abitano all’interno della grotta, al riparo dalla luce; inoltre alcuni vivono nell’acqua corrente, altri in acque calme, alcuni sono vincolati alla pellicola vegetale che ricopre i sassi mentre altri rimangono nella ghiaia.

Tutti però necessitano per la propria sopravvivenza di acque fredde, ben ossigenate, dure, cioè ricche di sali minerali indispensabili per costruire il loro guscio protettivo e assolutamente pure; queste specie infatti costituiscono ottimi indicatori della qualità di un ambiente essendo altamente sensibili ad ogni minima forma di inquinamento biologico o chimico.
I molluschi del Funtanì sono gasteropodi prosobranchi, cioè dotati di branchia, misurano solo 1-4 mm di lunghezza, hanno carni depigmentate, diafane e sono per la maggior parte ciechi.

Oltre a questi piccoli invertebrati, nella riserva è possibile incontrare anche esemplari di vipera, biscia d’acqua, biacco e ancora salamandre, rospi, aironi cinerini, martin pescatore, poiane, ghiri, ricci, talpe, donnole e volpi; mentre da un punto di vista arboreo, si ritrovano le specie che caratterizzano l’ambiente collinare come il castagno, il carpino nero, la roverella, il carpino bianco, il nocciolo il biancospino e nei prati, tra le 600 specie di fiori censite, si possono osservare il dente di cane, l’erica, e alcune specie di orchidee del genere Ophris.

A maggio 2006 è stato inaugurato il centro didattico della riserva che si propone di insegnare, in particolare ai giovani studenti, il rispetto e la tutela di un ambiente al fine di mantenere e preservare le popolazioni di alcune specie uniche al mondo.
Pertanto sono stati allestiti acquari, terrari, cartelli, poster, una sala proiezioni dove vengono anche svolti esperimenti di laboratorio e visioni al microscopio.

L’ingresso all’area protetta, gestita dal Comune di Vobarno, è libero, attualmente vi è un unico percorso pedonale che porta direttamente alla tazza sorgentizia mentre gli altri sentieri esistenti verranno presto ripristinati per permettere anche l’esplorazione dei prati e dei boschi circostanti.

Da una pubblicazione comunale


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