16 Aprile 2013, 13.00
Gavardo
Genitori in cammino

Se i figli commettono errori non è sempre colpa dei genitori

di Redazione

Nell'ultimo incontro di quest'anno della rassegna "Genitori in cammino" l'intervento di Osvaldo Poli, noto psicologo e psicoterapeuta

 

Mercoledì 10 aprile si è conclusa la quarta edizione del progetto “Genitori in Cammino”, un variegato percorso formativo di otto serate per genitori, insegnanti ed educatori, organizzato da A.Ge. Gavardo in collaborazione con il Comitato Genitori, l’Istituto Comprensivo, l'A.C. Gavardo e l'Associazione Resilience con il contributo dell’Amministrazione Comunale.

Tema della serata: “È sempre colpa dei genitori? I limiti della responsabilità educativa”, relatore il dott. Osvaldo Poli, noto psicologo e psicoterapeuta, che con forza e passione è riuscito a emozionare e rinforzare nel loro difficile compito educativo una platea gremita di genitori e di educatori, in una straordinaria performance, alternando umorismo e ironia a riflessioni profonde e di alto profilo. Presente alla serata il sindaco di Gavardo, Emanuele Vezzola, il quale nel suo breve intervento ha auspicato la continuazione della collaborazione con l’associazione nonché sollecitato la partecipazione dei presenti ad altri e futuri momenti di formazione e di confronto sul piano educativo e genitoriale.

“Questa sera enuncerò una teoria contro corrente – ha esordito il relatore –: le vecchie teorie ideologiche secondo le quali i figli sono il riflesso dell’operato dei genitori sono ingannevoli e superate!".

Il mantra “brava madre/figlio bravo” e viceversa “figlio non bravo/madre assente” altro non ha fatto che alimentare “l’industria dell’angoscia materna”. Basta con i sensi di colpa, soprattutto al femminile: essi sono presupposti invisibili che governano la nostra storia educativa e ci impediscono di vedere la realtà per ciò che è veramente, annebbiandoci la vista e non permettendo di osservare i nostri figli con lucidità di giudizio, in modo distaccato e obiettivo!

Psicologi ed esperti devono smettere di ribadire che i figli non sono seguiti a sufficienza: nessun’altra generazione di genitori prima della nostra ha mai dedicato tanta attenzione alla prole: oggi i genitori sono così presenti e vicini ai figli da riuscire a coglierne il vissuto, ad anticiparne i bisogni e le emozioni.

Diversa invece è la chiave interpretativa da adottare: i genitori, oggi, devono essere capaci di spiegare la realtà. Il dialogo? E’ certamente importante, ma attenti a non confondere il dialogo vero con le confidenze, aspetto certamente meno nobile. Le confidenze caratterizzano l’infanzia, il dialogo inizia con l’adolescenza, dove si richiede da parte dell’adulto il confronto e la ricerca della verità: in altre parole di saper analizzare come stanno effettivamente le cose.

Il determinismo educativo secondo il quale la brava madre riesce a convincere il figlio a fare la cosa giusta nella vita o ad avere buoni risultati nel mondo scolastico, non può avere successo se il figlio non vuole fare la fatica di migliorare. In altre parole il “lazzaronismo“ esiste ed è la “paura” che il figlio ha verso la fatica necessaria nell’impegno scolastico oltre che nella vita quotidiana! Si comprende bene che i sensi di colpa delle madri non aiuteranno mai a salvare i figli dalla loro immaturità, tranne che ritrovarsi esse stesse depresse e sfinite.

Il concetto del determinismo educativo può essere smontato considerando quattro principali elementi: temperamento, carattere, personalità e identità del figlio.

Il temperamento è dato in natura, non ha senso sentirsi in colpa né tantomeno sentirci bravi genitori se abbiamo figli docili o non docili: è un aspetto che non dipende da noi ma da loro. “Non penso – prosegue il dott. Poli – che ci siano genitori bravi e genitori meno bravi: semplicemente alcuni sono più fortunati di altri. E’ importante sapere che l’errore del figlio non corrisponde al fallimento educativo del genitore!”.

Noi genitori generiamo i figli, non li creiamo: la nostra responsabilità comincia quando assistiamo ai loro limiti e responsabilità. In quel caso il genitore è chiamato a intervenire e fare il possibile per aiutarli a diventare persone migliori, nella misura in cui essi collaborano. I figli esistono e sono fuori di noi e come tali decidono di sé! Ecco perché l’avventura genitoriale è così complicata!

La nostra responsabilità educativa forma il carattere: se il figlio nasce in una famiglia affettiva ed equilibrata, e qui parlo della maturità degli adulti, crescerà sapendo di non poter tanto “prendere per il naso i genitori”, eufemismo per descrivere certe situazioni. Sappiate che se ci tormentiamo con i sensi di colpa miniamo la nostra responsabilità educativa. I genitori forti del loro ruolo non devono cedere alle debolezze affettive, pena preparare terreno fertile alla testardaggine e alla tirannia del figlio.

La personalità si completa attorno ai 30 anni e dipende essenzialmente dall’interiorizzazione dei valori nel contesto sociale: da qui si comprende il limite della responsabilità educativa dei genitori e dei loro insegnamenti in una società confusa e controversa. Chiediamoci quanto incide la cultura e la società dominante sulla personalità dei nostri figli?

L’identità si consolida attorno ai 45-50 anni: a quell’età tutti i nodi vengono al pettine e vanno urgentemente risolti. Da qui le nostre figure di padri e madri che debbono essere in grado di dare una lettura veritiera della realtà dei figli, prendendo atto dei loro difetti che in certa misura deludono sul lato psicologico e morale. Si deve avere la consapevolezza che i figli non hanno amore per la verità e la giustizia incorrotta. E che saranno necessarie le fatiche di una vita per raggiungere la maturità di amare la verità e la giustizia più di se stessi. La priorità nell’educazione dei figli non è far loro raggiungere l’autonomia, quanto far crescere in loro l’amore per la verità e la giustizia. E’ falso e deviante affermare che si mina la loro autostima se sin da piccoli li mettiamo di fronte all’ovvietà delle cose o delle situazioni: l’autostima vera e fondata si rafforza nell’individuo grazie alla verità.

Il figlio ha due opzioni: può lasciarsi aiutare dal genitore a migliorare i propri difetti o opporre resistenza; è il rispetto del figlio che accetta la verità dalle mani del genitore, per quanto costi fatica, a renderlo migliore, abbandonando bugie, permalosità, ecc.

Il genitore, dal canto suo, vede e accetta le difficoltà del figlio, ma continua nella sua opera di verità, non lo scusa, lo raggiunge là dov’è solo nella sua ribellione, per aiutarlo a rendersi conto e fare progressi. c In famiglia, infine, i rapporti possono definirsi buoni non tanto perché siamo in presenza di affetto, aspetto questo scontato, ma perché tutti i componenti s’impegnano nella reciprocità, facendo la fatica di amare gli altri componenti onorando verità e giustizia, adempiendo ai propri doveri e/o impegni (inclusi quelli scolastici).

“A ciò aggiungo – conclude Poli con mestizia – che il genitore equilibrato, constatata l’incapacità o il rifiuto del figlio a voler aderire “spontaneamente” al pur faticoso cammino verso le proprie responsabilità, accetta la croce della propria impotenza e attende con speranza il ravvedimento del figlio. Così come il padre nella parabola del figliol prodigo attendeva il ritorno di suo figlio: un padre affranto da un grande dolore ma integro nella sua dignità e solidità di padre. Un “dolore sano” il suo, non un “dolore malato”, affetto dai sensi di colpa. "E da ultimo, cari genitori, oggi come oggi siamo pochi e soli nel tentativo di portar avanti queste convinzioni contro una cultura imperante di confusione e di tutto il contrario di tutto, facciamoci forza e non molliamo: il destino delle generazioni future dipende anche e soprattutto da noi”.

A.Ge. Gavardo ringrazia tutti i genitori e insegnanti che hanno partecipato con costanza ed entusiasmo ai percorsi formativi offerti all’insegna della consueta qualità e serietà. Invita a partecipare alla prossima edizione di “Genitori in cammino” a partire da fine settembre 2013, anticipando temi d’interesse educativo e di coppia trattati da nuovi e coinvolgenti relatori.

Per info www.genitoriagavardo.it.



Commenti:
ID31156 - 19/04/2013 13:10:41 - (gioica) - GRAZIE !!!

Grazie dott. Poli, ho letto avidamente il resoconto della serata e le sue affermazioni sono giunte come "balsamo" sulle mie "ferite" di genitrice di figli tosti, per usare un eufemismo.... le cose che ho letto le ho sempre pensate, dacche' sono diventata mamma, ma e' lampante che il pensiero comune va da tutt'altra parte, come lei stesso afferma. Percio' e' con vero sollievo che leggo le sue illuminanti parole. Ho stampato l'articolo e, oltre a leggerlo a mio marito, lo custodir gelosamente per poterlo rileggere (come un mantra) al bisogno..... Grazie ancora e diffonda il piu' possibile questo suo pensiero. Nel mio piccolo faro' altrettanto. Una mamma.

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