Eureka: arriva l'acqua in Lo

Quella di ieri, per la piccola comunità di Bione, è stata una giornata da riportare negli annali.
Finalmente, dopo quasi due settimane di ricerca con potenti trivelle, l’acqua è sgorgata sul Piano di Lo dove la si sognava da almeno un secolo.

“Sgorgare” forse non è il termine più appropriato, visto che la punta al tungsteno ha dovuto perforare roccia per 285 metri e che solo per un centinaio il liquido elemento risale da solo grazie alla pressione della falda perforata.
Il “buco nell’acqua” però è stato fatto e tanto basta per cantar vittoria: “C’è da spingerla su con una pompa ad immersione – ci dicono gli esperti -, ma non è un problema: per le portate che servono quassù, con un pozzo di 114 centimetri di diametro, un motore di un chilowatt e mezzo è più che sufficiente”.

Il ritrovamento dell’acqua sul Piano di Lo a Bione è una vittoria per tanti: rabdomanti qualificati ed improvvisati, amministratori, tecnici e perforatori.
A parte i due addetti ai macchinari, gli altri hanno lavorato soprattutto con la bacchetta di frassino e a dar consigli. Nel tentativo di dar manforte alla ricerca dell’acqua, infatti, sono stati in molti a voler dire la loro cimentandosi in previsioni e stime sulle quantità e sulle distanze.

Ad avere ragione su tutti è stato Gianfranco Mora di Gavardo, un “veterano” che annovera fra i suoi successi anche quello ottenuto sull’altopiano di Cariadeghe a Serle alcuni anni fa: qui sotto c’è, però bisogna scendere parecchio, aveva detto piantando il sui “cavecc”.
Bravi anche Franco e Stefano Pellegrini, gli impresari sabbiensi della Pm Perforazioni attrezzati per le ricerche in profondità, che gli hanno creduto e che hanno tenuto duro scavando, negli ultimi giorni ahnche a rischio di non essere pagati per il loro lavoro. Ieri le operazioni per recuperare il gran numero di pali conficcati nel terreno a tre metri alla volta per arrivare quasi a trecento.

Oggi la sistemazione del pozzo in Pvc alimentare.
“Di sicuro daremo l’acqua a tutte le baite che ci sono in Lo e al rifugio degli Alpini, ma ce ne sarà anche per tenere piena la pozza che serve per l’antincendio boschivo – ci ha detto il sindaco Gianni Marchi che questo ritrovamento l’aveva messo anche nel programma elettorale -. Per il resto è tutto ancora da vedere e non escludiamo di coinvolgere l’Asm”.

Sono tutti ben felici a Bione per l’acqua che ha raggiunto Lo, ci mancherebbe.
Qualcuno però maligna: “Con 60mila euro l’Asm era disposta a far salire lassù l’acquedotto, abbiamo avuto convenienza a trivellare?”.
Noi chiediamo conto al sindaco circa i costi. Lui non si sbilancia: “Il preventivo iniziale per quel buco era di 20/30 mila euro”.

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