fra i pi conosciuti e apprezzati cantautori bresciani e sa usare la lingua dialettale in modo contemporaneo. Ecco cosa bolle in pentola.
Sei tra i più importanti e riconosciuti artisti bresciani, e credo che tra i molti meriti ci siano il fatto che sei un ottimo musicista e showman e che sai usare la lingua dialettale in modo contemporaneo. Alcuni tra gli album più belli, penso a Creuza de ma, sono in lingua dialettale. Che opportunità e che limiti ha questa scelta nello scrivere canzoni? Scrivendo in dialetto ti senti più legato a tematiche della tradizione o ti senti libero di parlare di qualsiasi cosa?
C. Ciao Davide. Allora, intanto grazie per i complimenti, il dialetto è ritmico e si presta ai pezzi che compongo, è a volte un limite perché trovo difficile trattare tematiche tipo politica, calcio, sport, computer ecc., ma quello che mi interessa è raccontare delle storie, richiamare visioni della natura e stimolare nell'ascoltatore le stesse emozioni che provo scrivendo.
Dall'essere musicista per grandissimi artisti, all'Inghilterra, per passare poi ai Charlie And The Cats e infine ad una dimensione più cantautorale e di ricerca musicale e testuale. In quale di queste dimensioni ti ci ritrovi meglio? Quali e quanto alcune di queste scelte sono state dettate da questioni di "mercato"?
C. La questione di mercato è stata il motivo per cui si sono sciolti i Cats, di fronte a offerte come Rti o Polygram è cascato l'asino, cioè non ci siamo trovati d’accordo sul cosa fare. La scelta di isolarmi e scrivere esattamente quello che mi sarebbe piaciuto ascoltare ha fatto nascere Törölölö e ti confesso che al tempo pensavo di cambiare mestiere.
Credo che due capolavori come "Torololo" e "En casa , en cesa, al bar" (su cui spicca la perla "mai di mal del de) non abbiamo ancora avuto la diffusione che meritano. Sei d'accordo? Se sì quali sono i motivi?
C. Il motivo per cui quelle canzoni non hanno avuto una maggiore diffusione è semplice: non ho mai trovato qualcuno di intraprendente e con la pila che mi facesse da manager.
Cosa ti è piaciuto e cosa invece non ti ha convinto di Charlie Cinelli?
C. Di Charlie Cinelli mi è piaciuto il coraggio di fare sempre quello che ha voluto e di aver contribuito ad aprire nuove strade, mi piace la sua vena compositiva anche se raramente ascolto i suoi cd... invece di lui non mi piace la discontinuità né la faciloneria che a volte lo ha portato a fare delle cazzate... da questo però spero abbia tratto insegnamento.
Il tuo vizio preferito?
C. Il mio vizio preferito è senza dubbio il vino e naturalmente besògna che me ambie a stà 'n pó 'ndré…
Cosa bolle in pentola?
C. Cosa bolle in pentola... Hai capito che io non sto fermo un momento, vado a letto a volte pensando una frase musicale e mi sveglio che ne sto fischiettando un'altra...la fomna la se lamenta però la dìs che ronche mìa... Scherzi a parte, sto scrivendo pezzi e tra un po’ farò la cernita per trovare qualcosa da sfruttare per un altro bell’album acustico folk sicuramente con Bettini. Il "Ressaitol" mi è piaciuto ma a parte "Contadinèla" e "Ala tomba" è un dischetto di passaggio, voglio fare qualcosa di più emozionante.
Tre libri, tre album e tre film che per te sono stati importanti
I libri : I tre moschettieri / Shantaram / Il ricordo di sé di Ospensky.
I film: Jesus Christ Superstar / Blade runner / Dead man di Jarmush.
I dischi: Harvest di Neil Young / Nightfly di Donald Fagen / Kind of blue di Miles Davis.
Come da tradizione l'ultima domanda puoi farla tu a me.
C. La mia domanda è: "Ma te che tipo di musica ascolti...?"
Masticando poco l'inglese, tranne Jonny Cash, ascolto prevalentemente cantautori italiani di vecchia e nuova generazione: De Andrè, Gaber, Jannacci, Ciampi, Guccini Vecchioni, Capossela, De Gregori, Marlene Kuntz, Dente, Brunori Sas, Afterhours, Ettore Giuradei, Fossati, ecc. ecc. ecc.
Grazie mille per la bella intervista e ci vediamo presto.
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