09 Settembre 2012, 12.00
Idro
Tar

Togliete quella rete

di Ubaldo Vallini

Nei giorni scorsi il Tar si è espresso nel merito di un contenzioso che si trascina da anni a Idro e che vede su fronti contrapposti l'amministrazione comunale ed una storica famiglia del luogo.

 
Ci sarebbero le bizze di un fiumiciattolo, il torrente Neco, alla base di un contenzioso che si trascina da anni fra l'amministrazione comunale di Idro e due fratelli proprietari di un vasto compendio immobiliare sulle rive del lago fra Crone e Lemprato.
Nei giorni scorsi il Tar ha detto la sua, dando ragione agli occupanti del municipio.
 
Il fiumiciattolo in questione, che prima di puntare diritto verso l'Eridio scorre senza troppi sussulti accanto alla parrocchiale che Idro dedica a san Michele Arcangelo, negli ultimi cinquant'anni avrebbe deviato di un poco il suo corso, per volontà degli uomini che l'hanno imbrigliato a loro piacimento, lasciando libera una porzione di terreno.
 
I fratelli Bertini, confidando che il Codice civile avrebbe dato loro ragione, nel 1996 l'hanno ben recintato.
Subito dal municipio se ne sono lamentati per l'assenza di permesso edilizio. Contestazione che i due fratelli pensavano di aver sanato presentando denuncia di inizio attività in sanatoria, ottenendo dal municipio stesso anche la relativa autorizzazione paesaggistica.
 
Sulla vicenda è poi calato l'oblio, fino al 2002 quando, sulla scorta di segnalazioni da parte di terze persone, l'amministrazione comunale ha avviato un procedimento per stabilire di chi fosse, effettivamente, la proprietà dell'area delimitata da quella recinzione.
Ed ecco la sorpresa: la perizia tecnica ha determinato che per una parte si trattava dell'antico alveo del torrente Neco, il rimanente era rappresentato dal mappale numero 3897 di proprietà del Comune.
 
Queste le motivazioni addotte in municipio per dichiarare l'inefficacia della denuncia di inizio attività del 14 febbraio 1996 e giustificare l'ordine di rimozione della recinzione. Mai eseguito.
Il provvedimento è stato infatti impugnato dai due fratelli, convinti ovviamente delle loro ragioni, soprattutto dopo tanti anni di silenzio da parte pubblica.
 
I due, anzi, ritengono che su quell'area ci sia di fatto una cessazione della demanialità, che avrebbe consentito sulla scorta del Codice civile l'acquisizione della stessa per usucapione.
Nel merito della proprietà il Tar non si è espresso, essendo quella materia di competenza del giudice ordinario.
 
Per la recinzione si, rigettando il ricorso dei Bertini che ora sono tenuti a togliere reti e pali.
Quanto alle spese di giudizio ognuno è tenuto a sostenere le proprie, "atteso il comportamento del Comune che non ha sin da subito rilevato la violazione del divieto di edificazione, da parte di un soggetto privato, su terreno di proprietà pubblica", così si è espresso il giudice.


 


Commenti:
ID22916 - 10/09/2012 22:09:27 - (amilcare59) -

Ora si e' finalmente palesata una delle terze persone che hanno sollecitato l'amministrazione comunale ad intervenire contro i privati, rei, a loro dire di avere abusivamente recintato una porzione di terreno di controversa proprieta'. Per quanto riguarda l'acquisizione per usucapione da parte dei privati, penso la cosa sia infattibile per legge una volta appurata la proprieta' pubblica del lotto.

ID22937 - 12/09/2012 12:49:02 - (amilcare59) -

pur concordando con il direttore che ha offuscato l'ennesimo commento delirante da parte sempre del medesimo soggetto, il mio commento di cui sopra risulta incomprensibile o fuorviante.

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