16 Luglio 2012, 13.51
Lettere

La particella di Dio è l'essere

di Dru

Se per verità intendiamo come stanno le cose o più propriamente le cose è di interesse l'articolo apparso qualche giorno fa sul Corriere della Sera a firma di Giovanni Reale "Ma le verità della scienza sono provvisorie".


L’opinione è del filosofo, a lato dell’argomento che si discute in questi giorni sulla particella di Dio.
Interessante perché mi dà uno spunto ulteriore nell’analisi che porto avanti in questo giornale da qualche tempo e in specifico mi dà modo di entrare nei meccanismi che dovreste ormai aver intravisto e sperimentato dalle mie parole sul concetto filosofico che le cose appaiono e non divengono.
 
Già il titolo di Giovanni Reale può essere letto in due modi, nella maniera della filosofia contemporanea dovreste ormai aver compreso che le parole “sono provvisorie†lanciano sulle scoperte scientifiche tutta l’angosciante precarietà che solo il nulla terrificante può così violentemente esprimere, se per mano della filosofia contemporanea apprendiamo che le cose divengano dal nulla per tornarvi, il senso nichilista dell’uomo moderno; d’inverso, per ciò che concerne la visione dell’apparire delle cose le parole “sono provvisorie†prendono un aspetto del tutto nuovo, alla luce di alcuni richiami della metafisica classica, prendono le forme di qualche cosa che da sempre è esistito e sempre esisterà, ma noi, come uomini in carne ed ossa, vi facciamo esperienza solo ora, appaiono a noi solo ora, magari per scomparire poi ma non per divenire nulla.
 
Per la prima realtà, quella nichilista, la sensazione è quella che si prova di fronte al parapetto dell’ultimo piano di un altissimo grattacielo, una grossa mano invisibile ci prende alla gola, l’angoscia della nullità, per ciò che concerne la seconda visione della realtà, beh, direi che è come se noi volgessimo lo sguardo e vedessimo qualcosa che non abbiamo mai visto, ma quel qualcosa, che adesso vediamo, non è assolutamente un qualche cosa che è precario, provvisorio appunto, ma qualche cosa di definitivo e necessario, come è di noi stessi.
Non per questo vi invito a fare il salto dal parapetto, poiché è senso comune che esperimentare la morte non sia esattamente un passo verso la felicità almeno per quelli che la esperimentano vedendola apparire sugli altri.
 
Ma entriamo nell’articolo di Reale, dice l’esimio filosofo “si ha l’impressione che non pochi scienziati e gran parte degli uomini comuni siano rimasti inchiodati all’idea ottocentesca e del primo Novecento, secondo cui la scienza raggiunge verità ultimative e incontrovertibili. Ma l’epistemologia ha dimostrato il contrario, ossia che ciò che la scienza dice si colloca all’interno di paradigmi, tutti quanti controvertibili con le conseguenze che questo comportaâ€.
 
Questo concetto di Reale si inserisce profondamente nel senso nichilista di quanto abbiamo vestito le cose.
In definitiva lui dice che in quel periodo, a partire dalla scienza sperimentale fino a Einstein e cioè a partire da Galileo che sosteneva epistemologicamente le fondamenta metafisiche di verità incontrovertibili assumendo che le scienze hanno portato alla scoperta di alcuni principi e lui in specifico gli ultimi, mentre Dio li sa tutti i principi e sta solo al tempo, per l’uomo, di scoprirne gli altri, fino al genio ebreo che si rifiuta di considerare alcuni aspetti delle nuove teorie, proprio perché gettano il caos nelle lucide e determinate esperienze scientifiche fatte dagli uomini, tutti immaginavano una Fisica meccanicistica conseguenza di una Metafisica deterministica.
 
In parole povere, il virgolettato del filosofo esprime il concetto che la scienza prima era figlia della Metafisica poiché gli scienziati cercavano verità incontrovertibili tali e quali alla Metafisica, solo con un linguaggio diverso e attraverso il “come†invece che attraverso il “perchéâ€.
Infatti prosegue in questo modo “Molte dottrine cosmologiche sono, in realtà, forme di metafisica, trasfigurate e rivestite di simboli assai allettanti ma in realtà assai fragili†e qui vuole significare, che in realtà ancora oggi, almeno dalle impressioni che le reazioni degli scienziati di questi giorni gli hanno comunicato, alcuni scopritori credono di scoprire verità incontrovertibili non immaginando ancora lontanamente che queste sono invece controvertibili e qui lo stupore del filosofo, stupore suscitato dallo stupore degli scienziati di fronte alla nuova scoperta.
 
Ma qui sono io a stupirmi del filosofo, quando dice che “l’epistemologia ha dimostrato il contrario“ vuole forse significare che ha dimostrato qualche cosa di incontrovertibile?
Riflettete su questo punto poichè è di fondamentale importanza per il proseguo dell’indagine.
Dimostrare l’indimostrabile è una frase quantomeno assurda e contraddittoria, se non si può dimostrare nulla di incontrovertibile, anche dimostrare l’indimostrabile è controvertibile e quindi indimostrabile. Questo errore sta alla base di quale sia il senso che noi diamo alle cose se non vogliamo essere contraddittori.
 
Poi il filosofo annuncia quello che a suo parere è ciò che dovrebbe spegnere gli entusiasmi originati dalla scoperta, anche se non lo dice apertamente, di quelli che ancora sono romanticamente legati alla scienza dell’ 8/primi novecento “Non poche volte alcune affermazioni della scienza, nell’evoluzione della conoscenza, si sono capovolte nel loro contrario. Popper ha dimostrato in modo preciso che ogni teoria scientifica è tale solo se –e nella misura in cui– risulta falsificabile ossia controvertibile.â€
 
E qui il filosofo mette punto al matricidio che la figlia Scienza avrebbe compiuto nei confronti della madre Metafisica e prosegue “Se non si tiene ben presente questo si trasforma la scienza in “scientismoâ€â€ un idolo fonte di principi e in ultima istanza di verità assolute. Ecco che ricompare nelle parole del filosofo la contraddizione e infatti dice testualmente “…Popper ha dimostrato in modo preciso†ciò che da principio non è dimostrabile tenendo conto che esista ciò che non esiste.
 
“L’antico problema da cui è nata la metafisica è proprio quello cui si connette la nuova scoperta: perché c’è l’essere e non il nulla. Ma questo problema non può essere affrontato da alcuna delle scienze particolari in quanto trascende i loro ambiti†esprime qui Giovanni Reale l’apparire delle cose “perché c’è l’essere…†che non è il divenire dell’essere nel nulla “…non il nullaâ€, unica cosa impossibile (contraddittoria) e sottintende che gli scienziati, nel loro stupore, inconsapevolmente, esprimendo tutto il loro stupore, esprimono questo nuovo senso delle cose, nuovo ma che è da sempre e è intravisto per primo da Parmenide.
 
In questo non siamo, gli scienziati e noi tutti, diversi dai bambini, quando osservano le cose e le scoprono nel loro apparire e non le creano, che dal nulla non possono venire, perché poi vi facciano ritorno, le scoprono come già da sempre essenti, unico rimedio all’angoscia.
 
Poi lui conclude con una frase che dimostra tutto il nichilismo del nostro tempo e mi dimostra che anche lui non osa fare il salto “La stessa “particella di Dio†rivela una tracotanza che alcuni scienziati hanno espresso senza mezzi termini, ossia la convinzione di essere, in qualche modo, mediante i nuovi strumenti di conoscenza, essi stessi Dioâ€.
Qui anche Giovanni Reale non vede questo senso ancora nella sua luce più vera e si rifugia nuovamente nel nichilismo poiché altrimenti direbbe che noi siamo “Dio†(qui da non confondersi con il Dio teologico ma con il Dio filosofico che è l’essere) e non gli apparirebbe questa degli scienziati come tracotanza ma bensì come gloria (luce) di ciò che prima era solo nascosto dalle tenebre, ma incontrovertibilmente c’era e ci sarà.
 
Dru
 


Commenti:
ID21805 - 16/07/2012 17:11:24 - (Dru) - la particella di Dio è l'essere ?

Questo il titolo , altrimenti qualcuno potrebbe pensare che io abbia qualche parentela con il sommo , contraddicendosi , poichè io sono già il sommo , anche se mi interrogo .

ID21817 - 17/07/2012 00:04:55 - (Leretico) - Un punto di domanda fa cambiare il senso

Il titolo senza quel punto di domanda è veramente fuorviante. Ecco un esempio di come una piccola differenza fa alla fine una grande differenza. Forse Giovanni Reale aveva in testa altro ma il modo un po' aggressivo ha fatto su di te la differenza, cioè l'intendere come imposizione ciò che invece non voleva esserlo. Io penso che Reale volesse ricordare che è da tempo che la scienza ha dichiarato la propria ipoteticità e questo, pur essendo un passaggio epocale, è tuttora ignorato, mentre la hybris dell'uomo scientista si manifesta in continuazione. Non credere che questo principio sia poi così pacificamente sostenuto. Per venire più strettamente alla tua lettera, ti risponderei come Popper rispose a chi gli chiedeva se fosse possibile falsificare la falsificazione. Popper rispose che per domande molto più intelligenti di quella sbatteva fuori gli studenti dall'aula in cui teneva lezione. Senza voler essere così

ID21818 - 17/07/2012 00:20:25 - (Leretico) - Continua

arroganti, la sua risposta significa che rincorrendo la logica o facendo giochi di parole senza ricercare criticamente la verità non si può essere sulla strada giusta. Popper non amava le dissertazioni sul significante perchè valeva per lui ciò che veniva trasmesso, ossia il significato. Qui allora voglio dire che non si può rispondere a Reale che il suo discorso è un'imposizione tanto quanto lo è il discorso di chi ha provato l'esistenza del bosone di Higgs, mentre bisognerebbe chiedersi se gli italiani che hanno promosso l'esperimento del Cern, siano o no coscienti dell'ipoteticità della scienza. Reale risponde alla hybris con l'ipoteticità. E noi siamo disposti a fare altrettanto? Questa domanda è la stessa che ci facciamo quando constatiamo che la tecnica domina il mondo con la sua arroganza e la sua spietatezza: ma l'uomo sa che non è solo tecnica, sa che il principio di non contraddizione non è

ID21819 - 17/07/2012 00:22:41 - (Leretico) - Continua

sempre valido, sa che la complessità è molto più grande di quella che riesce a inquadrare nelle proprie funzioni matematiche, anzi non riesce proprio a inquadrarla? Insomma Reale afferma una cosa secondo me giusta ma forse sbaglia il modo.

ID21820 - 17/07/2012 07:55:12 - (Dru) - Saprai certamente Leretico

Che alcuni dei teoremi matematici più forti e in voga oggi si fondano sulle parole o paradossi (Goedel) , ecco dimostrare l'indimostrabile è uno di questi e Reale nell'articolo vi ci inciampa. Semplicemente Reale da Cattolico vorrebbe abbassare il piano della ragione a quello della fede che per continuum si scambiano il ruolo nella crescita dell'esperienza umana , buon per lui che lo faccia , ma deve stare attento allora alla tagliola della logica , che tu hai ben espresso. E' vero , con le ultime scienze abbiamo ulteriormente dimenticato l'origine , la logica , la mente , il pensiero , il soggetto , l'io , per concentrarci sulla realtà , la misura , il significato , l'oggetto misurato. Interessante a questo punto il criterio di realtà espresso da Einstein e i suoi due collaboratori in difesa di quest'origine , ormai sempre più disconosciuta.

ID21821 - 17/07/2012 08:13:20 - (Dru) - E' interessante...

il punto in cui forse più di tutto , ci siamo un attimo , più di sempre , staccati da questo porto tranquillo , con la nave della scienza , è il dialogo tra Einstein e Heisemberg . “Non siamo in grado di osservare le orbite degli elettroni”, dice Heisemberg . “Osserviamo invece la radiazione emessa dall'atomo, in base alla quale deduciamo le frequenze e le ampiezze degli elettroni . […] giacché una buona teoria deve fondarsi su GRANDEZZE DIRETTAMENTE OSSERVABILI, ho ritenuto più corretto limitarmi ad esse e basarmi sull'ipotesi, poi verificata, che rappresentino le orbite degli elettroni.” (N.B.: rappresentare e non spiegare) “Ma dice sul serio?” ribatté Einstein incredulo. “Dunque, secondo lei, una teoria deve basarsi esclusivamente su GRANDEZZE OSSERVABILI?” “Ma... così ha fatto anche lei con la teoria della relatività”, disse Heisemberg con una certa

ID21822 - 17/07/2012 08:15:59 - (Dru) -

sorpresa. “Lei stesso ha affermato che non ha senso parlare di tempo assoluto proprio perché il tempo assoluto non è osservabile; lei stesso ha detto che solo il tempo indicato dall'orologio, misurato in un sistema sia in moto sia in quiete, ha valore per la determinazione del tempo.” “Può essere che abbia detto una cosa del genere”, ammise Einstein. “Ma, comunque sia, non ha senso. Forse potrei esprimermi in modo meno reciso dicendo che i dati osservativi hanno un certo valore euristico; ma in linea di principio è sbagliatissimo tentare di fondare una teoria ESCLUSIVAMENTE SU GRANDEZZE OSSERVABILI. Anzi, in realtà avviene esattamente il contrario: è la teoria che decide cosa dobbiamo osservare. Lei si renderà certo conto che il processo d'osservazione è cosa estremamente complessa.”

ID21823 - 17/07/2012 08:32:07 - (Dru) - è la teoria che decide cosa dobbiamo osservare

ecco la difesa strenua di Einstein della realtà come tradizionalmente l'uomo percepisce, ecco che Heisemberg ci apre invece un nuovo mondo , quello dell'esplorazione dal quale tutto parte e si dipana , dall'esperimento , LA GRANDEZZA DIRETTAMENTE OSSERVABILE.Per Heisemberg è l'osservazione che decide la teoria , e sembrerebbe , almeno dagli ultimi 50 anni di calcoli che le cose per lui si siano messe bene . Tutto questo , Leretico , te lo scrivo poichè il gioco di questa oscillazione , tra Einstein che fonda il criterio di realtà per difendere l'IO o una sorta di trascendenza che parta dall'intuizione e Heisemberg che invece si pone da scienziato ultimo , come l'osservatore di un mondo nuovo oltre la spazialità che dall'osservazione esprime possibili e diverse teorie , non cambia lo scenario in cui siamo dell'essere che è e che non può non essere.

ID21827 - 17/07/2012 09:28:28 - (Dru) - ecco mi piacerebbe

sviluppare con te questo ragionamento : dice Heisemberg... non siamo in grado di osservare le orbite degli elettroni , è impossibile , e allora non esistono , la non-spazialità mostra ai più sprovveduti la non esistenza. Non è così , la non osservabilità , e qui do ragione a Einstein , non significa la non esistenza nel nostro piccolo teatro dello spazio tempo, significa solo che noi non abbiamo gli strumenti per osservarle ad oggi in questo teatro. ecco che la parola impossibile , che aleggia nel principio di indeterminazione è una parola metafisica e che significa contraddittorio , contraddittorio per quegli strumenti di osservazione che oggi adoperiamo e di cui disponiamo , ma di impossibile per l'essere c'è solo il nulla.

ID21834 - 17/07/2012 11:03:53 - (Dru) - criterio di realtà di Einstein 1935

"Se , senza disturbare in nessun modo un sistema , possiamo predire con certezza il valore di una quantità fisica , allora esiste un elemento di realtà fisica corrispondente a questa quantità fisica." Il problema nostro , nel caso delle particelle più piccole è che non possiamo osservarle senza un disturbo derivanti dalla fonte che adoperiamo per l'osservazione , in ogni caso la luce (episteme) , questo non significa assolutamente che non esista una traiettoria osservabile , significa proprio il suo significato , significa che noi siamo , magari olisticamente , un tutt'uno con quello che osserviamo, ma che ha ragione ancora Einstein e quella traiettoria prima o poi la osserveremo senza alcun disturbo.

ID21846 - 18/07/2012 00:28:59 - (Aldo Vaglia) -

Tra l'essere e il nulla la particella di Dio ha sconvolto il filosofo. Oltre a quella di Dio si trovera' anche quella del Diavolo perche' questa e' la scienza. Una continua scoperta che a volte sperimenta teorie standard a volte trova cio' che non cerca. Non la verita' ma la falsificabilita' e' la prova.Certo che il corpo del reato e' oggi difficile da trovare il bosone scompare e la pistola fumante sono i suoi effetti. Tutti i processi indiziari hanno possibilita' di errore, ma sono le altissime probabilita' che si ricercano non l'assoluto. Molti scettici, che lo sono ancora di piu' dopo la velocita' dei neutrini, pensano che l'annuncio serva a rifinanziare un istituto in grosse difficolta' anche per limitati risultati. Se questo fosse lo scopo i ricercatori meriterebbero tutte le attenuanti e avrebbero la mia solidarieta'. mai come in questo caso si potrebbe dire: il fine giustifica i mezzi.

ID21849 - 18/07/2012 09:36:20 - (Dru) - Il commento che fai pone molti spunti

ma ne catturo uno che dovresti aver capito ormai mi preme di cavalcare. Quando scrivi "questa e' la scienza. Una continua scoperta che a volte sperimenta teorie standard a volte trova cio' che non cerca" sei molto metafisico e più precisamente nel solco della metafisica tradizionale , o se piace di più , perchè meno ridondante , nel solco del pensiero tradizionale e meno in quello contemporaneo . Le due parole che adoperi , "scoperta" e "trova" danno un senso trascendente alla nostra conoscenza , che deve cercare , guardare , osservare la realtà , che gli può sfuggire, e tutta questa fatica per determinarla attraverso teorie che predicano , con una certa esattezza , le proprietà di questa realtà. Ma , anche e soprattutto nel linguaggio , sei vicino ai Laplace , Einstein , Galileo e via discorrendo , o meglio detto , e indietro nel tempo andando.

ID21851 - 18/07/2012 10:02:53 - (Dru) - anche quando dici "Non la verita' ma la falsificabilita' e' la prova"

Credono i molti , e primo fra tutti Popper , di paradigmare le nuove metafisiche votate alla potenza come ultimo atto , e che dal nulla emergano gli enti , ma in realtà non dicono niente di più di quanto diceva Parmenide (e in questo era d'accordo Einstein) :"Mai sarà dimostrato che esista ciò che "non è", tieni lontana la mente da questa via di ricerca , vezzo di molto sapere non t'induca su questa strada , a mettere in opera occhio accecato , orecchio rombante , lingua , razionalmente valuta invece la sfida polemica da me proferita. Di via resta soltanto una parola , che "è"..." ecco la "verità" e la "falsificabilità" come le due parole che rimangono nell'ambito "dell'essere" poichè Popper definisce falsificabile la forza che da sempre spinge l'uomo a isolare l'ente che si rivolge al tutto dialetticamente dicendogli , tu non sei me , vano tentativo all'origine ma che dimostra tutto il suo potere con la scienza.

ID21852 - 18/07/2012 10:29:57 - (Dru) - Da Cardone

"Nell’episteme, nel sapere assoluto e incontrovertibile, ogni nesso necessario è un nesso sincronico, «perché l’esistenza stessa del nesso necessario in quanto tale rende “sincronico” il tutto e rende ogni parte necessariamente connessa alla sincronia totale». Se la volontà di potenza si pone come episteme (verità) lega necessariamente a sé il tutto e tra loro le parti del tutto. Se poi tale volontà di potenza si propone di controllare il divenire (nichilistico) è inevitabile che il tutto divenga una totalità organica, e quindi sincronica. Ma l’evidenza nientificante del divenire vanifica ogni tentativo di una verità (episteme) del tutto, vanifica il carattere sincronico del tutto, portando all’unico carattere che il divenire può assumere, quello diacronico, che rappresenta la disorganicità del tutto. Se quindi il sincronico indica l’organico, il

ID21853 - 18/07/2012 10:32:44 - (Dru) -

diacronico mostra il disorganico del tutto, il suo essere ipotesi. L’ episteme è destinata al tramonto, perché un’episteme del divenire nichilistico si contraddice da sé. Il nichilismo impedisce l’episteme perché rende disorganico l’organico. Se infatti un ente esce dal niente non può avere nessun rapporto necessario con l’ente preesistente, ogni ente diveniente è quindi isolato sia rispetto al tutto sia rispetto ad ogni altro ente, rendendo impossibile qualsiasi forma di sapere epistemico. A fondamento del nichilismo c’è l’isolamento dell’ente dal tutto, ossia la negazione del nesso necessario sincronico tra la parte e il tutto, portando nell’isolamento e nella conseguente contingenza il tutto diveniente.Il dominio della tecnica presuppone tale isolamento dell’ente. Anzi, possiamo dire che qualsiasi dominio presuppone l’isolamento dell’ente, il suo uscire e

ID21854 - 18/07/2012 10:36:02 - (Dru) -

ritornare nel niente, libero di essere come di non essere. Ecco allora che l’essenza della volontà di potenza è la volontà di libertà, la volontà che l’ente sia disponibile sia all’essere che al niente (ε̉παμφοτερίζειν).È interessante, a questo punto, mostrare il rapporto linguistico che vi è tra “dominio” e “isolamento”. Il dominio è dominus che è τὸ δαιμόνιον, il «dèmone», il separante (δαίμων, «dèmone», δαίομαι, «separato»). Quindi il dominio che si impadronisce delle cose modificandole è possibile solo sul fondamento del dominio che si impadronisce delle cose isolandole dal tutto. Il dominio così inteso non

ID21855 - 18/07/2012 10:42:04 - (Dru) -

non nega il divenire, ma lo guida, proprio perché esso si fonda sul presupposto dell’assenza di qualsiasi legame necessario. Così inteso tale dominio può dare uno scopo all’ente, scopo non assoluto ma ipotetico. Lo scopo che noi attribuiamo all’ente presuppone il suo essere isolato dal tutto, libero appunto per lo scopo. In più nell’ambito della specializzazione scientifica non vi può essere uno scopo che unifichi tutto il campo scientifico, perché, di nuovo, questo presupporrebbe dare un nesso necessario a ogni ente, considerandolo come un tutto organico. L’unità dello scopo si trasforma in una molteplicità di scopi, in una parzialità sempre maggiore del tutto. La scienza odierna guida il divenire solo se si dà una molteplicità di scopi; solo quindi se la scienza diventa sempre più specializzata domina l’ente nella sua totalità: ecco la coerenza del

ID21856 - 18/07/2012 10:42:19 - (Dru) -

nichilismo

ID21920 - 19/07/2012 21:57:56 - (Leretico) - Tanti punti da sviluppare

Sono tanti i punti da sviluppare e forse è troppo superficiale la mia conoscenza scientifica per poter utilmente partecipare alla discussione. Cerco allora di mettere in collegamento questi punti, che mi sembrano comunque legati tra loro. Prima di tutto il concetto di falsificazione di Popper è per me fondamentale: è il principio che rende ipotetica la scienza, cioè l'elemento che distingue ciò che è scienza da ciò che non lo è. Da qui deriva direttamente la conseguenza che una nuova scoperta scientifica supera le conoscenze precedenti e pone un nuovo paradigma che, se posto nei termini di flasificabilità popperiani, potrà essere superato a sua volta da una nuova teoria, migliore e più vicina alla realtà. Questo è valso per Einstein rispetto a Newton nell'ambito della teoria della gravitazione dei pianeti e varrà ancora in futuro per tutte le teorie scientifiche che conosciamo e a cui

ID21921 - 19/07/2012 22:13:32 - (Leretico) - Continua

oggi diamo valore. Dove ci porta allora questo discorso? Se l'uomo cerca la verità, e anche qui dovremmo fare una discussione su ciò che è la verità, cioè sulla corrispondenza tra certezza dell'uomo e realtà, ma non lo facciamo adesso, dicevo che se l'uomo cerca la verità allora deve capire che attraverso i suoi mezzi può solo passare attraverso diversi gradi di avvicinamento che non saranno mai appunto la verità. Un giorno, per caso, come dice con chiarezza Aldo, cercando una cosa si farà una nuova scoperta che nulla c'entra con la prima, e il paradigma a cui per anni abbiamo dato credito sparirà per fare posto ad un'altro paradigma. Cosa c'entra tutto questo con l'essere? C'entra molto, perchè se si tiene tutto il discorso dell'essere all'interno del principio di non contraddizione, come fa Severino, considerando che l'essere è e non può non essere, allora lo si cristallizza in un

ID21922 - 19/07/2012 22:32:58 - (Leretico) - Continua

ambito statico non toccato dal concetto di falsificazione, perchè questo diventa solo un ulteriore strumento di separazione falsa dell'ente, in pratica uno strumento non molto diverso dagli altri strumenti di cui la tecnica si serve per dominare il mondo. Ma se il principio di non contraddizione fosse uno strumento non perfettamente solido, non crollerebbe tutta l'impalcatura ontologica costruita su di esso? In realtà già scricchiola in molti punti il primo dei quali già tu, Dru, ci indichi nelle affermazioni di Einstein che dice che è la teoria che decide cosa dobbiamo osservare. Insomma se l'uomo produce teorie sul mondo e le produce per poter rendere in mondo prevedibile, deve accettare che queste teorie non sono in grado di spiegare completamente la complessità della realtà, cioè a dire che il principio di non contraddizione e quindi l'impalcatura ontologica di Severino, nella sua rigidità quasi divina, in cui esiste

ID21923 - 19/07/2012 22:44:06 - (Leretico) - Continua

solo il destino e non la volontà dell'uomo, non regge, non è in grado di reggere di fronte proprio a quella realtà ontologica di cui pretende di essere la base. Nonostante l'analisi severiniana del nichilismo insito nel concetto di divenire sia così affascinante, nonostante le considerazioni sulla tecnica abbiano un potere esplicativo notevole e importante per comprendere il tempo che viviamo e il pensiero occidentale, nonstante tutto ciò la metafisica di Severino si dimentica secondo me, in nome di una difesa a oltranza di un principio troppo umano e troppo logicamente umano come quello di non contraddizione, proprio dell'uomo e della sua complessità.

ID21925 - 20/07/2012 09:20:04 - (Dru) - Mai sarà dimostrato che esista ciò che "non è"

Semplicemente da queste parole si dispiega il senso più profondo della scienza occidentale , sempre da queste parole , alla stessa maniera parte il pensiero filosofico che sfocia nel nichilismo , parte da qui perchè da qui Parmenide , sempre per la logica dialettica (molto ben esplicata in Hegel) , mostra il negativo dell'essere che per essere affermato , deve in tutte le sue parti essere svelato. L'uomo semplicemente , per porre sul trono della verità l'essere , cosa fa ? cerca il non essere , cerca la prova ontologica della sua non-esistenza (le scienze)."Mai sarà dimostrato che esista..." e perchè Parmenide , che non è propriamente l'ultimo stupido , sente il bisogno di scrivere ciò che all'apparenza sembrerebbe un'ovvietà ? Semplicemente perchè vede nei suoi contemporanei già questa deriva nichilista , la deriva che porta gli uomini a volere il nulla , a volere l'impossibile.Ma che cosa è ciò che

ID21926 - 20/07/2012 09:33:28 - (Dru) -

non è ? allora mi riallaccio alle parole di Severino sulla estrema violenza : “Se la violenza è la volontà che vuole l'impossibile, e se la volontà è essenzialmente un volere che qualcosa divenga altro da sé, allora - poiché il diventare altro da sé è qualcosa di impossibile (giacché l'impossibile è innanzitutto l'essere altro da sé) - la volontà è, in quanto tale, il volere l'impossibile, e cioè la volontà è, in quanto tale, violenza. E la traduco riallacciandomi alle parole di Parmenide... se vogliamo violare l'essere , questo è impossibile (contraddittorio) perchè non esiste il non-essere , da qui parte che la volontà è sempre violenza poichè la volontà è volere che qualche cosa divenga altro da sé , impossibile , contraddittorio.

ID21927 - 20/07/2012 09:39:34 - (Dru) -

Tutta la potenza della filosofia di Severino ha bisogno di questo , che ciò che sembrerebbe evidente quotidianamente è in realtà l'impossibile , poichè il nulla , come dice Parmenide , è indimostrabile e se la scienza cerca questo , allora la scienza è fallace , ma se non lo fa allora è filosofia (sincronico , diacronico). E indubbio Leretico , che il nostro limite nel guardare ci dice tutto del nostro limite nell'indagare l'essere ma non ci dice nulla del non-essere , su questo ti esorto a riflettere : noi abbiamo paura , nel porci in visione con l'essere che questo non sia , poichè moltissimi sono i segni di questo , primo fra tutti la morte . Quando dici "Ma se il principio di non contraddizione fosse uno strumento non perfettamente solido, non crollerebbe tutta l'impalcatura ontologica costruita su di esso?

ID21928 - 20/07/2012 09:44:37 - (Dru) -

In realtà già scricchiola in molti punti il primo dei quali già tu, Dru, ci indichi nelle affermazioni di Einstein che dice che è la teoria che decide cosa dobbiamo osservare." leggi le ultime parole del virgolettato , è la teoria che decide cosa dobbiamo osservare , è nel solco di quanto ti ho detto sopra , ma ci vedi in questo il "non-essere" o ci vedi semplicemente la nostra miopia che è ingigantita sempre di più da una scienza che lungi dal dimostrarlo risulta in questo impotente?

ID21930 - 20/07/2012 10:02:07 - (Dru) - Severino in questo è molto più vicino a quello che dici di quanto tu non pensi

La sua apparente freddezza , discorrendo , poichè queste e altre cose su questo avrebbero bisogno di analisi molto più approfondite, è dovuta a una nostra erronea interpretazione del suo pensiero che parla di una tecnica onnipotente , credimi , lo fa a ragion veduta , per quello che il mondo è . Ma , come dicono anche le parole di Einstein , nulla ci vieta di volgere lo sguardo in altra direzione , poichè per Severino , e io in questo sono d'accordo con lui , il centro siamo noi e la tecnica è un mezzo , ma tutto questo è incontrovertibile solo se ...Parmenide :" Mai sarà dimostrato che esista ciò che "non è"

ID21931 - 20/07/2012 10:11:35 - (Dru) -

Quel ma tutto questo è incontrovertibile solo se ...Parmenide :" Mai sarà dimostrato che esista ciò che "non è" ... leggilo come tutto questo è incontrovertibile solo poichè ...Parmenide :" Mai sarà dimostrato che esista ciò che "non è" , ma fin tanto che il nulla lo continuiamo a mettere in evidenza allora il "poichè" rimane "se" con tutta l'angoscia che si trascina dietro.

ID21934 - 20/07/2012 13:01:16 - (Dru) - nell'ambito di quanto dici , ancora...

"... se l'uomo cerca la verità..." è ancora perchè sei immerso nella cultura nichilista e sei convinto che l'uomo debba cercare una verità che ti esprimi in questi termini. Perentorio : no , l'uomo è la verità (essere) , se la dovesse solo cercare sarebbe la non-verità (nulla) poichè è la strada su cui staremmo viaggiando per andare là a quel luogo della verità, immersi in questo luogo della non- verità(nulla), mi dici come (scienza) ?Impossibile partire dalla non-verità (nulla) che nulla genera , arrivare alla verità(essere9 che tutto contiene... poi prosegui ..."dicevo che se l'uomo cerca la verità allora deve capire che attraverso i suoi mezzi può solo passare attraverso diversi gradi di avvicinamento che non saranno mai appunto la verità."

ID21935 - 20/07/2012 13:03:03 - (Dru) -

Appunto se l'uomo cerca la verità , quella gli sfuggirà sempre e i mezzi sono quello scopo (tecnica) che lo allontana dalla verità.La verità "è" , non va cercata , impossibile , contraddittorio , pena la continua indagine nella non-verità (nichilismo). Proprio come dici tu con le tue parole e come sostiene Severino.

ID21936 - 20/07/2012 13:16:36 - (Dru) - Questo dice Severino

c'è solo una cosa che non puoi falsificare , "l'essere". evidente per logica e per fenomeno è che siamo , l'esperienza ci dice questo , ma il limite che appare con la morte , e non quindi la sua essenza, ci consuma e ci rende mortali , un salto molto ardito però è credere , per questo motivo , al nulla , indimostrabile. Ma , siccome ogni cosa è , nulla è per questo falsificabile , ma appare e scompare dal nostro orizzonte.

ID21937 - 20/07/2012 13:25:10 - (Dru) - Quindi

se il divenire delle cose è un apparire e scomparire delle stesse dal nostro orizzonte , allora l'accetto , e così anche per il concetto di "realtà" e di "certezza" se invece con questo termine "falsificabilità" vuoi simulare un venire e scomparire delle stesse nel nulla allora ti sfido a dimostrarmi come questo può avvenire.

ID21944 - 20/07/2012 17:30:09 - (Dru) - comunque andrà...

... comunque e ovunque andrà la tua dimostrazione , che sono sicuro non potrà essere il "nulla" , sono a dirti che le affinità elettive sono importanti e quando ti leggo mi comunichi qualche cosa che non sapevo e imparo :-).

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