Si teme la costruzione di una terza galleria

I presidi del territorio e le minacce di «marce sul lago» lanciate dalla Bassa sembrano già cose lontane nel tempo; ma in realtà, i fatti dimostrano che la tensione intorno allo sfruttamento delle acque dell’Eridio non è calata.

A riacutizzarla ha provveduto il Consorzio di bonifica del Chiese di secondo grado, che vorrebbe iniziare indagini e studi per progettare nuove opere di regolazione del lago. Una operazione che ha incontrato il netto rifiuto del Comune: paventando le prime mosse verso la costruzione della famigerata terza galleria di svaso, il municipio ha risposto picche intimando allo stesso Consorzio di non accedere e non occupare i terreni di proprietà pubblica che dovrebbero essere interessati dai sondaggi.

Insomma, si sta per scrivere una nuova pagina della travagliata vicenda del lago d’Idro; una pagina aperta ancora una volta dalle incomprensioni. Lo scorso 12 luglio, il Consorzio di bonifica ha chiesto, attraverso un decreto regionale, di introdursi in alcune proprietà private, terreni comunali compresi, per «effettuare indagini geognostiche e geofisiche ai fini della progettazione preliminare delle nuove opere del lago d’Idro nei comuni di Idro e Lavenone».

Ma a fronte di questa richiesta il Comune ha ribadito il proprio no alla terza galleria. «La Regione già conosce il nostro diniego rispetto alla realizzazione di nuove opere di regolazione del lago - spiega il sindaco Augusta Salvaterra -; la terza galleria, poi, sarebbe un intervento di grande impatto ambientale. Il lago è un’area sensibile e non possiamo non considerare con attenzione l’ambiente e la risorsa idrica. La sicurezza? Siamo pronti a valutare altri progetti alternativi alla terza galleria».

L’amministrazione locale contesta inoltre l’iter con cui l’incarico sarebbe stato affidato dalla Regione al Consorzio di bonifica. Nella nota inviata a tutti i soggetti interessati si legge infatti: «Non risulta citato alcun documento che menzioni o anche solo accenni all’incarico che la Regione avrebbe conferito al Consorzio…e non risulta comprensibile come possa essere stata finanziata un’opera di cui non è pronto neppure lo studio di fattibilità; di cui non esiste neppure una traccia o anche solo l’ipotesi di progetto».

Restando sempre in Valsabbia, la Comunità montana rimane invece convinta che l’unico modo per risolvere i problemi riguardanti la sicurezza del territorio a valle dell’Eridio sia l’asportazione della paleofrana.

«Soltanto alleggerendola - spiega l’assessore all’Ambiente Matteo Rovatti - andremmo incontro a una soluzione definitiva, e per maggiore certezza si potrebbero contestualmente aggiungere il drenaggio in trincea. Se parliamo di soluzioni per la sicurezza, queste non mancano di certo: basta volerle trovare».

Chiaro che a Idro tutti pensano che la sicurezza non c’entri, e che si stia solo cercando un modo per prelevare più acqua per scopi ben diversi.

Da bresciaoggi

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