21 Maggio 2012, 07.48
Vobarno Sabbio Chiese Salò Valsabbia Garda
Terremoto

Notte in bianco

di Ubaldo Vallini

La ferita della terra emiliana ha riaperto un po' quella salodiana e valsabbina, aperta a novembre del 2004.

 
E’ un po’ come col veleno delle vespe: non viene mai riassorbito del tutto e ad ogni puntura ti si accumula nell’organismo.
Così è il terremoto.
Quando senti una nuova scossa rivivi all’istante le paure sommate nelle esperienze precedenti.
E l’angoscia ti morde violenta lo stomaco.
 
Qualcuno riesce a reagire con immediatezza magari uscendo di casa, altri non sono in grado di fare alcunchè.
Per tutti è forte la sensazione di impotenza di fronte ad un evento ineluttabile.
E’ avvenuto anche la scorsa notte, fra il Garda e la Valle Sabbia.
Quando il sussulto della terra emiliana, dopo aver devastato i paesi attorno a San Felice sul Panaro, è venuto a spegnersi nelle valli prealpine.
 
Erano le 4:04 per la scossa più lunga e terribile, una manciata di minuti dopo eccone un’altra.
Eventi sufficienti per portare la gente in strada, soprattutto a Salò, a Pompegnino di Vobarno, a Clibbio di Sabbio Chiese, dove i centri storici vennero più duramente colpiti dal sisma che si scatenò alla fine di novembre del 2004, provocando crolli e sfollati a centinaia, solo per caso nessun morto.
 
«No, non era come quello dell’altra volta, l’abbiamo capito subito» è il commento che va per la maggiore quando viene recuperata la piena razionalità.
Intanto però nessuno è tornato a letto e per un’ora almeno, visto che la scossa delle 5:03, molto più debole, l’han sentita tutti quanti.
A spaventarsi in misura maggiore chi vive i piani più alti dei palazzi, particolarmente sensibili al movimento ondulatorio dei terremoti anche a grandi distanze dall’epicentro. 
 


Commenti:
ID19842 - 23/05/2012 19:17:57 - (diavolo) - terremoto

sono vicino agli sfollati, e grande rispetto ai parenti delle vittime.

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