24 Aprile 2012, 10.00
Lettere

L'università fuori dell'ordine della rappresentazione

di Alberto Cartella

Riportiamo qui l'approfondimento curato dal fresco laureato in Filosofia Alberto Cartella, che riprende il tema dell'università e della percezione che di essa chi l'ha vissuta e chi la vede come una cosa esterna a se stesso

 
Parlare dell’università fuori dall’ordine della rappresentazione vuol dire uscire dal modo in cui, chi non la vive, la rappresenta a se stesso. La rappresentazione dell’università da parte di chi non la vive influisce pesantemente anche su chi la vive e su chi deve iniziare a viverla.
 
L’università viene spesso rappresentata come un luogo in cui ci si prepara al lavoro. La strategia di marketing che viene adottata è quella di far credere che l’università sia un luogo in cui viene attuata una trasmissione di sapere che porta chi usufruisce del servizio ad avere le basi per poter iniziare a lavorare.
 
Quindi, l’università sarebbe vista come un passaggio in vista di qualcos’altro, ovvero come qualcosa da superare in fretta. Questo modo di vedere l’università finisce per non considerare minimamente il tessuto vivente che la costituisce, cioè la relazione studenti-docenti, la quale in genere sottovalutiamo perché è esperienza quotidiana, prevista e scontata, ma che ha una forte potenzialità di trasformazione.
 
Le relazioni fra studenti e docenti, anche se nel tempo limitato dei corsi, dei seminari, dei dialoghi in vista della tesi, aprono alla sperimentazione dell’insegnare e imparare. Attraverso questo scambio di pensiero tra studenti e docenti non solo danno parole alla direzione presa dalla realtà, ma soprattutto discutono di come agire in rapporto ad essa.
 
Insegnare e imparare: si tratta di esperienze e non di fatti oggettivi, progettabili e costruibili. Le esperienze possono essere raccontate ma non programmate. L’incontro di differenti esperienze singolari stimola la circolazione di pensiero vivente. Ha una forza che impegna e mette in gioco nei confronti dell’altro.
 
La presenza con altri dà una forza che fa andare oltre ciò che è definito e codificato nell’ordine del pensabile. Essa è un punto vitale dell’insegnare e imparare a pensare. Non è un caso che le tecniche di potere tendano a risucchiare la presenza, a prenderla in ostaggio e ad utilizzarla strumentalmente.
 
Le pratiche di insegnare e imparare pensiero hanno una forza istituente diversa e più solida di quella delle leggi amministrative di riforma dell’università. L’università vive perché fa anche molto altro rispetto ai codici disciplinari, alle indicazioni ministeriali, all’apparato ministeriale pesantemente burocratico, i cui fini sono oggi dettati da un’agenda esterna a riflessione, conoscenza, sperimentazione di coloro che vivono l’università.
 
L’università deve essere un luogo in cui vengono valorizzate le differenze, anche se queste in una società tecnocratica spesso vengono recepite come un fattore di disturbo e di rallentamento delle procedure. In università accade formazione non solo come trasmissione, ma anche come trasformazione: ha luogo l’elaborazione singolare di un pensiero.
 
La scelta dell’università va sempre legata al desiderio; all’università si impara davvero e non si fa finta di imparare quando ciò che si desidera orienta lo studente, e allo stesso tempo non è spendibile con le parole. Gli si può dare qualsiasi nome: desiderio di verità soggettiva, desiderio di politica ecc. Sono nomi che orientano, ma che non esauriscono tale esperienza.
 
I tempi passivi sono momenti centrali accanto, e in forma diversa, ai veri e propri atti visibili. L’università è un luogo che cambia la vita: se non lo fa, tanto vale cambiare università o fare qualcos’altro, altrimenti si incorre nella frustrazione.
 
L’elaborazione singolare di pensiero della quale queste considerazioni sono espressione è stata resa possibile dall’incontro nelle lezioni e in un’assemblea con la professoressa Chiara Zamboni che insegna Filosofia del linguaggio all'Università di Verona e partecipa con altre al lavoro della comunità filosofica femminile Diotima, creata nella stessa università nel 1984. 


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