22 Marzo 2012, 07.00
Valsabbia
Vado all'estero 2

Il mio motorino

di Ali Stati

Con una determinazione fortissima, un passaporto impreziosito da un visto per studi in Francia ed una sfrenata volontŕ di percorrere ogni strada verso un futuro migliore, non temevo piů nulla...


La mia grande voglia di andare all'estero colmava ogni vuoto e mi spingeva oltre tutte le difficoltĂ .
L’avrei dovuto frenare questo desiderio, che mi accecava la mente.
Invece, dinanzi al rifiuto inspiegabile, secondo me, dei miei genitori di appoggiare la mia scelta, la voglia di cambiamento non ha mai cessato di crescere dentro di me e, non solo ho procurato le poche risorse in un tempo record per affrontare la sfida ed immergermi in un altro mondo, ma ero convinto che il cambiamento fosse sempre un fattore di crescita, di ricchezza e di buona salute, mentale e di spirito. E che richiedesse sacrifici.
 
Il ricavato dalla vendita del mio amatissimo motorino, rappresentava una buona parte dell'intera somma che mi serviva.
Non so spiegare quanto l'amavo il mio Peugeot 103, l'ho avuto grazie ad un contributo che ha visto coinvolte tre generazioni; mio padre, mio nonno materno e mio fratello maggiore. Quest'ultimo, aveva abbandonato la scuola prima di avere la terza madia e non si tirava mai in dietro ogni qualvolta servisse un aiuto per farmi andare avanti cogli studi.
A suo tempo lavorava in Italia e non faceva mancare mai il suo contributo e le sue attenzioni verso la famiglia.
 
Oltre ad essere un regalo per il mio diploma di maturitĂ , il mio motorino era anche un indispensabile mezzo di trasporto essendo, l'universitĂ , a diversi chilometri da casa mia con un tragitto servito malissimo e a prova di Iron Man essendo i mezzi di trasporto limitatissimi e inutilizzabili.
Non c’era solo l'incertezza degli orari di partenza e anche di arrivo, serviva un grande spirito di avventura per salire su un autobus senza vetri e nella maggior parte delle volte sono mezzi senza sedili, senza freni e dei dispositivi di sicurezza, non se ne parla nemmeno.
 
Passavo delle ore a pulirlo, il mio motorino, e guai se scoprivo un graffio.
Avevo il terrore che mi lo potessero rubare, a quell'epoca, i 103, così lo chiamavamo senza nominare la marca, erano presi di mira dai ladri di motorini perché andavano di moda ed erano richiestissimi sul mercato, per cui lo tenevo legato sempre, anche durante una breve sosta con amici o sotto casa, usavo una catena ricoperta e facevo in modo che il lucchetto non toccasse la struttura e provocasse qualche graffio, guai.
 
Mi sono informato, il mercoledì era la giornata migliore per realizzare il massimo del profitto, per il fatto che combaciava con un mercato settimanale.
Prima ancora di scendere dalla sella, avevo già un acquirente attaccato al manubrio e che gridava “già comperato, già comperato...” a quel momento nessuno si avvicinava più e dopo una brevissima trattativa, il motorino ha smesso di essere mio; l'ho venduto.
 
Ho consegnato il mio amato e coccolato motorino, al nuovo padrone; un uomo male odorante con una borsa piena di soldi e le mani sporche.
Per un lasso di tempo, non riuscivo ad interagire con tutto ciò che mi circondava o ciò che accadeva attorno a me, sentivo lacerare i miei sentimenti, morivo dal dolore, ho trattenuto la catena ed il lucchetto come ultimo tentativo per far saltare la vendita e, male che vada, nella speranza di utilizzarli ancora se qualcosa fosse andato storto e io non fossi più partito per la Francia.
Ero consapevole che oltre alle capacitĂ  servono anche delle risorse, e pure, avendo il minimo dei mezzi per spaziare, non ho voluto chiudermi su me stesso.
 
No ho mai avuto tanta paura dell'ignoto e le circostanze cerco di crearle io stesso, per poter affrontare gli imprevisti con la mente libera ed il petto nudo.
Mi sono spogliato da ogni ricordo e da ogni sentimento, ho disintegrato ogni legame e soffocato ogni affetto, pur sapendo che stavo inseguendo ombre in una giornata nuvolosa.
Avevo davanti un futuro da vivere.
 
Ali Stati.
 
 


Commenti:
ID18207 - 25/03/2012 20:34:31 - (sonia.c) - grazie Ali Stati !

la sua testimonianza di vita è importantissima! quando si dice: mettersi nella pelle degli altri! non riusciamo a farlo neanche quando siamo della stessa"etnia", tra stretti parenti.. quelli che ci chiamano "buonisti" ,non riescono a vedere ,capire ,una cosa cosi ovvia: che non ci sono "altri"..ma ci sono persone! buone o cattive , belle brutte,antipatiche.. ma persone!! il razzismo ( nascosto dietro patetiche e assurde giustificazioni ideologiche) non è un punto di vista. è un rifiuto! è rifiutare al tuo simile un diritto! il diritto di appartenere alla sua ,tua, nostra, razza. universalmente chiamata razza..umana !

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