24 Giugno 2007, 00.00
Gavardo
Bullismo/2

A ciascuno le sue responsabilità

Bulli si diventa anche con l'esempio degli adulti che a volte si ritrovano a predicare bene e a razzolare male.
Riportiamo volentieri la testimonianza di un insegnante di Gavardo pubblicata nei giorni scorsi sul giornale di Brescia.

Bulli si diventa anche con l'esempio degli adulti che si ritrovano a predicare bene e a razzolare male.
Riportiamo volentieri la testimonianza di un insegnante di Gavardo pubblicata nei giorni scorsi sul giornale di Brescia.

Sbulloniamoci! È lo slogan divertente coniato per combattere il bullismo nella scuola. Ma il bullismo di chi?
Degli studenti. Se ne è parlato tanto e non insisto oltre. C’è anche il bullismo di qualche genitore, che meriterebbe di essere analizzato e circoscritto.
Esiste però un altro bullismo di cui si parla poco: quello degli insegnanti.

Chi non ha mai sperimentato sulla propria pelle o su quella dei figli episodi di bullismo esercitati da un docente alzi la mano.
Insegno da trentadue anni; posso quindi dire d’avere una certa esperienza in materia.
Tra tanti insegnanti che svolgono la professione con serietà, impegno, abnegazione ve ne sono alcuni che utilizzano il ruolo istituzionale per scaricare le proprie insoddisfazioni, frustrazioni e nevrosi sui malcapitati studenti.
A proposito di nevrosi è scioccante venire a sapere che tra i docenti la percentuale di patologie psichiatriche è doppia rispetto agli impiegati.

Nella scuola dove insegno sono stato testimone negli ultimi anni di episodi di bullismo ai danni di studenti e non solo ad opera di docenti della stessa scuola.
In qualità di Referente per l’Educazione alla Salute ho più volte fatto presente nelle relazioni al Collegio docenti che esistevano problemi di «offese, prevaricazioni, discriminazioni, razzismo» dovuti al comportamento di alcuni insegnanti, come riportato dalle relazioni degli psicologi.
La risposta? Un assordante silenzio.

In merito al bullismo è stato detto che si diffonde grazie ad alcuni comportamenti degli adulti come: la sottovalutazione del fenomeno, l’accettazione del comportamento aggressivo, l’assenza dell’adulto.
E proprio con questi comportamenti ho dovuto scontrarmi nel tentativo di contrastare il fenomeno.
Ho trovato un muro compatto di ipocrisia omertosa a tutti i livelli dell’amministrazione scolastica.
Si preferisce fingere di non vedere oppure si consiglia di sopportare pazientemente «tanto non ci si può far niente».

Ma se è inaccettabile per il comune cittadino subire un’ingiustizia senza fare nulla a maggior ragione lo è per un educatore.
Quale coerenza dimostriamo quando per gli alunni prepariamo dotti progetti di educazione alla salute, alla convivenza, alla legalità, al rispetto di culture diverse e poi dimostriamo nei fatti che non ci interessiamo alle ingiustizie che accadono sotto i nostri occhi?
Quando questi stessi alunni sono testimoni (o vittime!) di palesi ingiustizie perpetrate ai loro danni da quegli stessi docenti e dirigenti che dovrebbero educarli, quali risposte possiamo dare ai loro interrogativi?
Che il più forte ha sempre ragione?
Che la giustizia qualche volta non riesce ad aprirsi un varco tra la nebbia dell’indifferenza, del silenzio, dell’omertà?

Prendere posizione è scomodo, oltre che faticoso e impopolare, ma che tristezza se nessuno lo facesse.
All’ingresso della scuola di Barbiana don Lorenzo Milani aveva scritto «I Care»: mi occupo, mi interesso, mi prendo cura.
Come logo della scuola dove insegno si potrebbe adottare quello delle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano.
Quello che gli «spettatori» devono sapere è che a livello psicologico possono sviluppare due meccanismi di difesa emotiva: il senso di colpa o la negazione. In particolare la negazione porta alla banalizzazione del fenomeno con attenuazione dei valori di cittadinanza democratica e di legalità.

La Regione Lombardia ha distribuito in tutte le scuole un utile opuscolo sul bullismo. Alla domanda «quali punizioni servono a scoraggiare il bullo?» nell’opuscolo si legge: «Ciò che effettivamente può scoraggiare il bullo è il sapere preventivamente che non ci saranno spettatori di fronte a episodi di prepotenza, ma che tutti assumeranno un ruolo di difesa della vittima e che ogni episodio sarà riferito e discusso nel gruppo».

Bene. Gli strumenti per contrastare ogni forma di bullismo ci sono. Cominciamo ad adoperarli.

Prof. Enrico Lombardi - Gavardo


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