In questi momenti il vedere è legato molto al pensare, perché senza una mente equilibrata, una mente “coltivata” è facile cadere nelle trappole della rassegnazione, del pessimismo, della depressione.
Il prossimo ciclo di contributi lo dedicherò appunto alla ricerca del cielo stellato affinché possiamo sintonizzare i pensieri, e accompagnare così la ricerca di un nuovo sentire e vedere.
Cominceremo oggi a parlare di quanto è importante la mente e quanto è importante “coltivarla” per essere felici, per creare un mondo migliore: “La salute mentale di una società è determinata dalla salute mentale dei cervelli che le danno forma e, non posso non riconoscerlo, la civiltà occidentale rappresenta un'ardua sfida, non soltanto per il mio emisfero destro (dove risiede la nostra personalità amorevole e pacifica), ma per tantissimi uomini, a giudicare da milioni di persone stupende che, nella nostra società, scelgono di scappare dalla realtà comune per rifugiarsi nella droga e nell'alcool!”.
Scrive così Jill Bolte Taylor, nel suo libro “La scoperta del giardino della mente” (Mondadori ed.).
Jill è neuroanatomista, ha una laurea ad Harvard e un lavoro come neuroscienziata e ricercatrice universitaria quando, una mattina, viene colpita da un ictus: “Nelle quattro ore successive, con gli occhi da neuroanatomista, assistetti al crollo completo della capacità della mia mente di elaborare informazioni. Alla fine di quella mattinata non riuscivo più a camminare, parlare, leggere, scrivere o ricordare eventi della mia vita”.
Il suo libro non è soltanto la cronaca dettagliata e diretta di una straordinaria ripresa fisica dall'ictus, ma soprattutto la testimonianza di un'esperienza umana unica; Jill infatti non è più la stessa di prima e in questo evento traumatico lei scopre delle cose molto interessanti riguardo alla propria mente che hanno cambiato la sua vita e il modo di vedere il mondo.
Una società che vuole uscire dalla crisi ha bisogno di nuovi pensieri, perché sono questi che ci permettono di vedere lontano o vicino, ci prospettano un certo orizzonte, uno scenario futuro che ci orienta e ci fa sentire in un modo piuttosto che in un altro.
E un pensiero chiaro a cui dobbiamo arrivare è questo: la nostra società, ancora prima della crisi che ci attanaglia e che ci accompagnerà nei prossimi anni, era già una società con pesanti caratteristiche di sofferenza dovute al disequilibrio della crescita (vi rimando al contributo del 6-12-11 Società dello sviluppo. Ma quale?).
Come Jill posso dire che la nostra è una società che presenta sia passi avanti nell'evoluzione, ma anche grandi distorsioni ed aspetti malsani, e questa crisi rappresenta sicuramente un crollo fisico (crisi economica) e nervoso (depressione della crescita, del sentire e pensare) che mi fa tanto pensare ad un ictus.
Sì, proviamo a vederla così: abbiamo subito un tracollo, un ictus ed ora dobbiamo riprenderci.
Riprenderci da cosa? Da noi stessi prima di tutto. Abbiamo passato anni cavalcando il bel sogno del benessere e non ci siamo accorti che il prezzo di tutto questo è un disequilibrio enorme a livello planetario e mondiale; ci siamo innamorati di politici che incarnavano il modello della crescita continua, del benessere sempre maggiore e tutto questo ci ha distolti dai problemi reali del Paese, con il conseguente dilagare di mafia, di corruzione, di illegalità, di perdita di senso di responsabilità e di equa contribuzione.
Adesso l'invochiamo l'equa contribuzione senza averla però praticata a tutti i livelli.
Ci lamentiamo dei giovani che non sanno fare sacrifici, che vedono solo il denaro facile, che hanno perso la dimensione della dignità del lavoro... ma stiamo parlando dei giovani o degli adulti?
Utilizzando una frase di Gandhi, possiamo dire che oggi più che mai “dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”, altrimenti i conti non tornano: non abbiamo i governanti che vorremmo, non abbiamo l'Italia che vorremmo, non abbiamo i figli che vorremmo... ma, non è che stiamo sbagliando qualcosa, prima che nel volere, nel pensare?
Forse il sapere che la nostra società era malata anche prima della crisi non risolleva il morale, però permette di affrontare la crisi come un'opportunità, non come una disgrazia.
Le disgrazie ci sono e accompagnano la nostra vita, ma la disgrazia più grossa per un uomo è non accorgersi di cosa sta avvenendo, avere strumenti potenti e meravigliosi per cambiare il mondo e usarli male, avere una coscienza e non usarla.
Cogliamo una prima stella in questo firmamento per il futuro: prendiamoci cura della nostra mente perché la nostra mente è come un giardino che va curato, non solo se vogliamo migliorare, ma anche sopravvivere, figuriamoci poi se desideriamo giustamente essere felici.
Guardiamoci, impariamo a conoscerci e creiamo le occasioni affinché questo succeda: leggiamo libri, giornali, creiamo occasioni di dibattiti affinché possiamo realizzare quello che la nostra natura esige, ovvero la solidarietà, l'aiuto reciproco nel fare sì che ognuno si veda negli altri e capisca sempre di più di sé stesso e quello che lo circonda.
In questo giardino meraviglioso che è la nostra mente dobbiamo sapere che crescono le piante dell'illusione, dell'idealizzazione, della pigrizia, dell'ottusità, dell'ignoranza e con pazienza estirparle, parlando, scrivendo, osservandosi, chiedendo aiuto ad altri quando serve.
Finché continueremo a rincorrere, perché questo è il compito della nostra mente sensoriale, quello che ci piace, che soddisfa i sensi, ma che aumenta i desideri e ci rende ciechi su ciò che siamo, la felicità è davvero un arduo traguardo e un cielo coperto.
Squarciamo il velo e scopriamo che stiamo esagerando: con il cibo (ce ne serve di meno, prodotto in modo diverso e alcuni alimenti possono essere eliminati o sicuramente contenuti, come la carne); con i consumi; con le pretese di chi vuole e in cambio non si capisce cosa dà; con l'illegalità; con il corpo venduto (in televisione, sui giornali, nelle pubblicità); abbiamo perso il senso della dignità e la vergogna che ne deriva; abbiamo delegato le responsabilità e ci sentiamo imbarazzati quando ci dicono che la mafia dilaga nei nostri paesi e ci ricordiamo allora in quante situazioni di omertà quotidiane ci facciamo complici.
Invochiamo equità? Cominciamo a viverla noi.
Equilibrio (che ha a che fare con l'equità), integrità, volontà sono i doni che il futuro ha in serbo per noi, sono le stelle che da lontano si vedono brillare nel cielo scuro e che sono una sicura promessa per chi non si arrende, cerca e fa il suo lavoro di uomo.
Sono facoltà da coltivare. Ne parleremo nelle prossime puntate.
ID15855 - 28/12/2011 09:34:56 - (michela) - auguri
Devo proprio complimentarmi per i bellissimi e interessantissimi scritti della dott.ssa Sandra. E dato che siamo a fine anno ne approfitto per augurare a tutti quelli che leggono Valle Sabbia News di riuscire, con il nuovo anno, a mettere in pratica alcuni dei preziosissimi consigli dati in questo articolo. Cominciamo noi con il "cambiamento che vogliamo vedere nel mondo". Coltiviamo la nostra mente! Buon equilibrio e felicit a tutti!