21 Maggio 2007, 00.00
Vobarno
Riconversione urbanistica

Le aree dimesse della Falck rilanciano Vobarno

Era uno degli insediamenti industriali dismessi più grandi del Bresciano. E oggi, nella ex «Falck» di Vobarno l’operazione di riconversione si può dire conclusa con ottimi risultati.

Era uno degli insediamenti industriali dismessi più grandi del Bresciano. E oggi, nella ex «Falck» di Vobarno l’operazione di riconversione si può dire conclusa con ottimi risultati. Per il Comune che l’ha voluta, la trasformazione si è rivelata un vero affare sociale, economico e ambientale.

A portare a termine l’intero progetto, un intervento dai grandi numeri, è stata «Progetto Vobarno srl», una società sostanzialmente pubblica che vede il Comune sottoscrittore dell’80% del capitale. «Il merito del municipio - spiega Aurelio Bizioli, il presidente - è stato quello di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, e con le giuste idee da sviluppare. È nata così la riconversione dei quasi 80 mila metri quadrati dell’area ex Falck, che altrimenti avrebbe rischiato di rimanere come era all’inizio degli anni ’90: una cattedrale nel deserto con lamiere penzolanti e cimiteri metallici ovunque».

In sostanza, lungo il Chiese sono stati realizzati 25 capannoni su un’area di 23.400 metri quadri (24 venduti e uno utilizzato dal Comune) nel settore «1», una biblioteca e un Centro servizi nel settore «2», oltre a due ponti di accesso al paese, nuovi parcheggi e una nuova viabilità, nuovi spazi commerciali e, soprattutto, spazi per il residenziale che, nei settori 2, 3 e 4 farà posto a centinaia di nuovi cittadini. Senza dimenticare le nuove piazze e altro ancora.

Una operazione di rinascita che ha consentito al Comune di fare un affare sotto ogni punto di vista: «Investendo solo 50 mila euro e gestendo un volume d’affari complessivo di circa 40 milioni, oggi Vobarno si ritrova a disposizione un capannone da 800 metri quadri, una biblioteca da 2000 e un Centro servizi su tre piani per circa 1000 metri quadri (in tutto immobili per un valore di oltre 4 milioni di euro), con 2 nuovi ponti, spazi e parcheggi pubblici a disposizione e una viabilità di collegamento a disposizione della zona. Ci sono poi nuove case per i cittadini lì dove diversamente sarebbero rimasti solo rottami ed edifici fatiscenti».

Tutto concluso o rimane ancora qualcosa da fare? «A parte i 9000 metri quadrati del settore "0", di proprietà dei privati - risponde Bizioli -, sui quali si ristruttureranno edifici industriali già esistenti, a noi, a parte piccoli dettagli di completamento, rimane solo da completare il centro di ristorazione al piano terra del Centro servizi, mentre sopra ha già sede Secoval: il terremoto del 24 novembre 2004 ha infatti bloccato i cantieri per quasi 2 anni, visto che lo stabile ha ospitato i bambini dell’asilo di Pompegnino rimasti senza casa. Ora che lo stabile è tornato libero, si può dare il via alla procedura pubblica per trovare un gestore non solo della ristorazione aziendale, ma anche per un servizio di ristorazione aperta, per la sera e il week end».

«Tutta l’operazione di recupero - conclude Bizioli - con otto milioni e mezzo di euro arrivati grazie al contributo a fondo perduto "Resider II" deliberato dalla Regione, e con un altro milione arrivato sempre dalla Regione in base alla legge 30 del ’94 sulla maggiore occupazione, dimostra che in qualche caso il pubblico sia in grado di fare come e anche meglio del privato».

Massimo Pasinetti
da Bressciaoggi


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