I commenti dei gavardesi

Mentre in via Quarena gli uomini della Scientifica fanno il loro lavoro, a qualche metro di distanza il sindaco di Gavardo Tonni e l’assessore alla Cultura Piccoli parlano tra loro a voce bassa, scambiandosi le prime impressioni su un fatto tanto sconvolgente per la comunità di oltre 10mila persone che rappresentano. Vicino alla scena del delitto decine di persone commentano i tragici fatti della serata.

Gavardo, mentre la notte incombe, pare risvegliarsi da un lungo sonno: «Temo che un delitto così efferato possa scatenare reazioni emotive da parte della gente - afferma Tonni -, anche manifestazioni di carattere politico contro gli stranieri, come del resto è accaduto lo scorso anno. La sicurezza è un problema che le forze dell’ordine e le istituzioni stanno affrontando unite. Non basta acciuffare qualche pesce piccolo per risolvere situazioni di criminalità che attendono risposte articolate. Per questo è fondamentale avere attorno alle istituzioni ed alle forze dell’ordine la solidarietà dei cittadini».

Ma la cosiddetta «piazza» come ha accolto la notizia del grave fatto di sangue? Un salto in piazza Marconi, dominata dal Municipio, è significativo del clima di un paese sbigottito e diviso. Di fronte al palazzo comunale c’è la biblioteca «Bertuetti», ieri sera piena di gente accorsa per assistere alla conferenza dell’alpinista bergamasco Yuri Parimbelli, con diapositive «Dalle Alpi all’Himalaya». All’uscita molti non sono ancora informati del delitto, come Renato Paganelli, figura storica dell’associazionismo gavardese. «Questi fatti ci disorientano - commenta pacato - ma ci fanno anche capire che il campanello d’allarme è suonato da tempo anche per una comunità come la nostra».

Nella sala conferenze non c’è neppure uno straniero. Gli immigrati sono in piazza, davanti ad un bar, dove incrociamo un capannello di lavoratori slavi, tra i quali anche un ex giocatore del Brescia Calcio dei primi anni Novanta, Veselko Stankovic. «La droga è un problema - dice uno degli stranieri - anche in questa piazza. Ma non riguarda gli immigrati, come invece pensano gli italiani. Noi siamo gente che lavora. Se le forze dell’ordine volessero fare piazza pulita dovrebbero frequentare di più, come facciamo noi, i luoghi pubblici: e in poco tempo libererebbero il paese dai delinquenti».

«Il problema è che gli italiani non sono sinceri con gli stranieri - taglia corto Stankovic -. Ti giudicano, guardando a come sei vestito, e questo basta per farti sentire un escluso. Io vivo qui ormai da 17 anni, ma non mi sento ancora integrato con i gavardesi. Vi sembra normale?».

Una ragazza italiana, che preferisce l’anonimato ma che conosce bene il mondo in cui potrebbe essere maturato il delitto, interviene per denunciare quello che lei chiama «l’ipocrisia della gente di Gavardo». «Hanno lasciato il centro storico in mano agli stranieri e accusano gli immigrati di essere una massa di delinquenti - osserva -. Però quando si tratta di fare soldi affittando agli stranieri gli appartamenti fatiscenti del centro non ci pensano due volte. Così la situazione degenera sempre più».

Un altro italiano conclude: «Ci sono le associazioni che rappresentano gli immigrati, come quella dei marocchini. Ma le istituzioni locali non le considerano. Forse hanno paura di perdere i voti dei benpensanti…».

Pino Murgioni
Da Bresciaoggi

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