La Conferenza è saltata ma la gente non molla

Venerdì 27 aprile, ore 14: è ripartito il presidio sul lago d'Idro. Fino a quando durerà? Questo non si sa. Anche perché la partita rimane aperta, con l'Enel che non ha presentato ricorso ma si oppone all'ordinanza del Comune, e i difensori del lago che si allarmano. Ma prendiamola dall'inizio.

L'atmosfera è frizzante a Idro, nel primo pomeriggio di venerdì. La gente arriva alla chetichella da Anfo e da Bagolino, da Ponte Caffaro e da Baitoni, da Bondone e da Idro. Ci sono i rappresentanti delle amministrazioni comunali e i dirigenti delle Pro Loco, le donne del lago e la gente comune. Alla fine saranno circa 500 persone, che per essere un giorno feriale la dice lunga sulle apprensioni vissute dagli abitanti del lago.
Arriva anche l'ormai immancabile Camillo Piazza , deputato verde e segretario della Commissione ambiente della Camera. Perché tanto movimento? Perché venerdì è il giorno fissato per la seconda Conferenza dei servizi che dovrebbe decidere a proposito dello sbarramento voluto dal Comune.
Il Coordinamento delle Pro Loco del lago ha indetto il secondo presidio per sostenere le ragioni di chi vuole che il lago sfiori al suo livello naturale: a 367,50 metri sul mare. E te lo mostrano il lago oggi. «Guarda che alto! Non si vedeva così da decenni!». In effetti, in un periodo di siccità in cui si chiudono le fontane e si vieta di fare usi impropri dell'acqua potabile, vedere il lago così alto... Ha dell'incredibile.

È proprio per mantenerlo così che la gente si mobilita. Qualche mese fa partì la manutenzione della condotta lunga una decina di chilometri che porta l'acqua alla centrale Enel di Vobarno. Il Registro italiano dighe concesse l'apertura di un'altra galleria, quella definita degli agricoltori, chiusa da tempo perché non collaudata. Scoppiò il putiferio. L'11 gennaio il Coordinamento delle Pro Loco (senz'altro uno degli attori più importanti degli ultimi anni per le battaglie in favore del lago) indisse il presidio ad oltranza, che rimase in piedi esattamente un mese: fino all'11 febbraio.
Nel frattempo la galleria degli agricoltori fu chiusa, e l'acqua del lago prese a salire, fino ad uscire come Madrenatura aveva deciso qualche milione di anni fa direttamente dall'emissario: il Chiese, che la porta all'Oglio, che la porta al Po, che la scarica nell'Adriatico.

Ora però c'è una paura. I lavori di manutenzione straordinaria della condotta Enel sono finiti: cosa accadrà? La galleria pesca a 360 metri sul mare, ossia otto metri sotto lo sfioro naturale. È chiaro, come temono tutti da queste parti, che «se la galleria viene riaperta possiamo dare l'addio al Chiese con acqua». Per questo la sindaca di Idro Augusta Salvaterra (prima in rotta di collisione con i manifestanti per essersi rifiutata di ordinare la chiusura della galleria degli agricoltori) ha emanato l'ordinanza che vieta all'Enel di togliere lo sbarramento costruito per permettere di fare i lavori in galleria.

Donna Augusta, fra gli osanna, ha convocato la Conferenza dei servizi per decidere di realizzare lo stramazzo (così si chiama lo sbarramento che consentirebbe di far entrare sì l'acqua nella galleria Enel, ma facendosi scavalcare a 368 metri, non entrando direttamente a quota 360), ma la prima volta, il 16 marzo, è andata deserta, mancando Enel, Regione Lombardia e Registro italiano dighe. Venerdì, in seconda convocazione, l'Enel c'era, ma sul registro sono stati segnati assenti i lombardi (accusati di avere nel cuore la potente lobby degli agricoltori bresciani e mantovani) ed il Rid. Senza l'unanimità dei presenti Conferenza deserta e niente decisioni. Perciò vi sarà una terza convocazione. Allora, avanti con il presidio.
Fino a quando? Ad oltranza.

di Giuliano Beltrami da L'Adige

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