12 Maggio 2010, 09.55
Salò O
Salò

Sindaco in manette

di val.

Nell'ambito di un'inchiesta che sta coinvolgendo anche altre persone, č stato arrestato questa mattina Diego Ardigň, sindaco di Tremosine e funzionario nella comunitŕ montana dell'Alto Garda.

 
L'hanno chiamata "Operazione Alto lago" e per il momento ha portato i carabinieri della Compagnia di Salò a notificare due ordinanze di custodia cautelare.
Una a carico di Diego Ardigò, attuale sindaco del Comune di Tremosine, nonché funzionario della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano.
L'altra per L. D. dipendente dell’Ufficio Tecnico Lavori Pubblici del medesimo Ente.
Dopo il fermo, per l'Ardigò è scattato il regime di “arresti domiciliari”, l'altro è stato invece sottoposto alla misura cautelare “dell’obbligo di presentazione alla P.G.”.
 
Riportiamo integralmente la nota distribuita in queste ore dal Comando provinciale dell'Arma:
 
«Nell’Operazione Alto lago" risultano coinvolti anche un altro dipendente della Comunità montana, nonché tre legali rappresentanti di società appaltatrici di opere pubbliche.
In queste ore sono in atto numerose perquisizioni locali finalizzate al rinvenimento e sequestro di documentazione ritenuta utile al proseguo delle indagini.
I provvedimenti sono stati emessi dal Giudice per le Infdagini Preliminari presso il Tribunale di Brescia, dott. L. Ambrosoli, su richiesta del Procuratore Aggiunto dottor Salamone, al termine di una complessa e prolungata attività d’indagine condotta, nell’ultimo biennio, dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Salò unitamente a quelli della stazione dei carabinieri di Limone sul Garda, avente ad oggetto l’attività amministrativa che l’Ardigò Diego ha svolto, negli anni 2002-2008, nell’ambito della Comunità Montana Pardo Alto Garda.
 
Ente nel quale Ardigò ha ricoperto la carica di funzionario responsabile dell’Ufficio Tecnico, Lavori Pubblico, Viabilità, Protezione Civile e Antincendio Boschivo.
L’attività investigativa ha permesso di accertare l’esistenza di un meticoloso sistema di illegalità finalizzato al soddisfacimento di interessi privati, attraverso una gestione della cosa pubblica con totale disinvoltura e, spesso, a disprezzo totale delle leggi allo scopo di perseguire esclusivi fini economici e politici.
 
I reati rilevati sono “peculato, falso ideologico, abuso d’ufficio, violazione del T.U. in materia edilizia”, mentre risultano ben 58 gli episodi contestati ai due soggetti sottoposti alle misure cautelari.
In particolare, in molteplici casi sono state rilevate condotte penalmente rilevanti che possono ricondursi alle seguenti fattispecie:

Violazioni in materia di cementi armati ed antisismica
In questo caso le violazioni rilevate riguardano l’esecuzione di opere pubbliche edificate in violazione delle prescrizioni del D.P.R. 380 del 2001 in ordine alle opere in cemento armato ed alle costruzioni in zona dichiarata sismica, come è l’intero territorio della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano, con riferimento alle quali vengono contestati a Diego Ardigò (progettista, Responsabile Unico del Procedimento e direttore dei lavori per ciascuna delle opere prese in esame) i reati di falso ideologico in atto pubblico per avere rilasciato certificati di regolare esecuzione delle opere anche in mancanza di atti essenziali quali le denunce, il calcolo ed il dimensionamento dei cementi armati ed il collaudo statico, così attestando falsamente la regolare esecuzione dei lavori e favorendo le imprese appaltatrici, poiché le stesse non hanno sostenuto costi necessari per la redazione dei calcoli in cemento armato, nonché hanno risparmiato sull’impiego del cemento che del ferro per l’armatura.
 
L’aspetto più grave è che gli interventi - muri di contenimento di elevata altezza su strade pubbliche o contenimento di strade e parcheggi -, risultando privi di tutta la documentazione prevista dalla normativa vigente, risultano potenzialmente pericolosi per la popolazione in considerazione che un loro sottodimensionamento potrebbe provocare un possibile cedimento strutturale.
Infatti, è stato dimostrato come l’Ardigò inseriva all’interno dei progetti uno schema progettuale “tipo”, indipendentemente dal luogo di realizzazione e dalle condizioni, non considerando le più elementari norme di sicurezza.
 
Illecita attribuzione di incentivi per la progettazione
in questo caso le violazioni rilevate, che nell’aspetto specifico integrano i reati di “peculato e falso ideologico”, riguardano la distribuzione dell’incentivo per la progettazione a favore dei dipendenti di enti locali, di cui all’art.18 della L.109/1994 (c.d. Legge Merloni), del quale il geometra Ardigò ha più volte disposto indebitamente la liquidazione a favore proprio e, in molti casi, anche di D.L., dipendente del medesimo ufficio della Comunità Montana.
 
In particolare, l’analitica disamina della documentazione concernente le pratiche edilizie sequestrata dai Carabinieri presso la Comunità Montana ha permesso di rintracciare diversi meccanismi attraverso i quali venivano liquidati importi, in tutto o in parte, non dovuti.
 
Nello specifico:
a) in molti casi Diego Ardigò, pur non avendo svolto alcun ruolo nell’esecuzione dell’opera e dovendo unicamente verificare la regolarità contabile del progetto e distribuire i finanziamenti conferiti da Ministero, Regione e Provincia, si attribuiva falsamente taluna delle funzioni, in realtà svolte da altre persone, trattenendo alla fonte una quota del finanziamento assegnato, che nella gran parte dei casi veniva diviso con il collega d’ufficio.
 
b) In altri casi, l’appropriazione di somme detenute in ragioni dell’ufficio avveniva trattenendo una quota del finanziamento al termine dei lavori ed a contabilità chiusa, quando si erano realizzati dei risparmi di spesa, che avrebbero dovuto costituire economie per l’Ente ed essere dunque trasferiti nelle disponibilità di bilancio dell’ente pubblico; accadeva, invece, che l’intero risparmio, indipendentemente dal suo ammontare e senza indicazione del valore percentuale rispetto al costo dell’opera, veniva assegnato a titolo di incentivo ex art.18 legge Merloni allo stesso Ardigò e a L. D., che nessun titolo avevano per incassarlo, non avendo svolto alcuna delle attività previste dalla norma.
 
Liquidazione dell'incentivo per importi superiori a quelli spettanti
Vi sono poi numerosi casi in cui l’Ufficio Tecnico della Comunità Montana ha svolto effettivamente attività che danno titolo all’assegnazione dell’incentivo, che tuttavia viene liquidato in misura superiore al dovuto, come nel caso ricorrente ove dalla documentazione analizzata si rileva come il sovradimensionamento dell’incentivo avveniva indicando negli atti di liquidazione il corretto valore percentuale in base al quale l’incentivo andava calcolato e determinandone poi in concreto l’importo assoluto in misura superiore.»
 


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