12 Dicembre 2009, 08.14
Bagolino
Elettricità

La centrale tiene banco

di Ubaldo Vallini

«In quel modo quella centrale non s'ha da fare». I bagossi a sostegno dei paletti posti dall'Amministrazione comunale.

 
Sono trascorse tre settimane dalla burrascosa riunione che ha avuto luogo nella sala municipale di Bagolino, quando si sono affrontati a muso duro gli amministratori locali, i funzionari regionali ed i tecnici chiamati a dare seguito alle procedure di Via per la realizzazione da parte di A2A di nuove prese e di una nuova centrale idroelettrica lungo l’impluvio del Caffaro.
Allora il sopralluogo non era stato eseguito, con conseguente battuta di arresto, ancorchè informale, nella procedura.
 
Facendo seguito a quella riunione, Comune e Comunità montana valsabbina hanno chiesto ad A2A una “pausa di riflessione†per dare modo di rivedere un progetto che “fatto a quel modo non verrà mai realizzatoâ€, così l’aveva salutato il sindaco bagosso Gianluca Dagani.
A questo punto della procedura solo il committente ha il potere di prendere tale decisione: vale a dire A2A, che deve decidere se vuol scendere a patti con l’amministrazione comunale oppure procedere senza curarsi dell’irremovibile veto. Nell’attesa per i bagossi l’argomento è costantemente all’ordine del giorno.
 
“Non abbiamo pregiudizi contro le centrali idroelettriche, solo ci ricordiamo di tutte le promesse mai mantenute che ci fece la Caffaro quando realizzò quelle che già ospitiamo, a cominciare da cent’anni fa: un acquedotto per le malghe rimaste a secco, occupazione, ritorno economico†ci dice Olimpo Zanetti, che del territorio bagosso conosce ogni rivolo, essendo il presidente dei 400 tesserati al sodalizio locale dei pescatori sportivi, ma che ha fatto anche i conti in tasca alle società che già sfruttano l’energia ellettrica del Caffaro.
 
“A Bagolino ci sono 100 chilometri di corsi d’acqua, dei quali circa il 70% pescabili, in collaborazione con la Provincia stiamo conducendo una sperimentazione che prevede un monitoraggio continuo delle acque, la posa di uova e avanotti nei rivoli e di 72mila troterelle l’anno – specifica Olimpo -. La costruzione di una nuova centrale che può togliere fino all’80% dell’acqua nel Caffaro ed in alcuni suoi affluenti causerà danni enormi, per non parlare della galleria di quattro chilometri che svuoterà la montagna sovrastante di ogni autonoma fonte idrica, come è già successo con il tunnel che porta l’acqua dal laghetto di Dazarè alla centrale di Ponte Caffaroâ€.
 
Poi ci sono i conti fatti in tasca alle società Caffaro prima ed Edison poi: “I dati sono qulli diffusi dalla società stessa quando ha festeggiato i suoi cent’anni, mica ce li siamo inventati noi: parlano del corrispondente di 16/17 milioni di euro l’anno, al netto delle spese. Sappiamo che al Comune di Bagolino la Caffaro corrispondeva 50 milioni di lire l’anno, saliti a 70 mila euro con l’Edison, bella fatica. Tanto più che non hanno mai pagato l’ici per lo spazio occupato da centrali e condotte, si parla di 36mila euro l’anno. Quanto all’occupazione i dipendenti sono passati dai 43 iniziali ai 15 di oggi, più un po’ di indottoâ€.
 
Come dire che sono almeno due i problemi sul tavolo: da una parte la necessità di realizzare, semmai, centrali elettriche a minore impatto ambientale, dall’altra prevedere ricadute più consistenti in termini di risorse sul territorio, sul modello di Lavenone dove per una piccola centrale il Comune riceve 400mila euro l’anno con la prospettiva di divenirne addirittura proprietario.
“I tempi dell’imperialismo energetico sono finiti, lo devono capire tutti questo. Anche perché, fattore certo non secondario, oggi a riproporlo sono delle delle Spa che sono costrette a fare i conti solo con i dividendi per i soci†concludono convinti, e pronti a dare battaglia, i bagossi.
 
 
In foto: una sezione della galleria che alimenterà la nuova centrale
 
 
 
 


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