07 Marzo 2007, 00.00
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Borsa Valori

Due aziende valsabbine sarebbero quotabili

Secondo uno studio di Borsa Italiana sarebbero immediatamente quotabili almeno 20 aziende della provincia, rispetto alle 4 oggi quotate al segmento Star: Cembre, Gefran, Sabaf e Poligrafica San Faustino.

Non è che Brescia sembra poi filarsela granchè con la Borsa. E va a capire fino in fondo il perché. Non che qualcosa non ci sia, ma - per l’appunto - è solo «qualcosa» rispetto a potenzialità almeno doppie o triple o forse quintuple rispetto al panorama di oggi.

Anzi. A dar retta ad uno studio di Borsa Italiana sarebbero immediatamente quotabili almeno 20 aziende della provincia, il che - rispetto alle 4 oggi quotate al segmento Star: Cembre, Gefran, Sabaf e Poligrafica San Faustino - moltiplicherebbe per sei l’attuale striminzita presenza.

La fiera delle quotate - Un po’ di numeri attorno alle potenzialità borsistiche della nostra piazza sono emersi in quell’altra Piazza, quella degli Affari, sede della Borsa italiana, in occasione della Star Conference, ovvero di una sorta di grande incontro fra le imprese quotate al segmento Star di Borsa Italiana, una sorta di «fiera» della Borsa: una due-giorni nella quale le aziende quotate incontrano analisti finanziari, investitori, fondi di investimento internazionali, stampa economica, e lì si presentano, si raccontano, danno un po’ di numeri, elencano progetti e prospettive: cercano, in una parola, di farsi conoscere e apprezzare.

Esattamente come, se il paragone non è offensivo, un qualsiasi espositore presenta alle fiere tradizionali la propria produzione. Qui, anzichè un prodotto, si «vende l’idea» di un’azienda. Ed è per l’appunto qui che sono emerse alcune indicazioni sulla modesta presenza di aziende bresciane in Borsa.

20 sarebbero già pronte - La Borsa ha fatto qualche valutazione. Avendo un interesse ad avere il maggior numero possibile di aziende quotate, ha una sorta di ufficio promoter, cioè di gente che prima studia i potenziali clienti, poi li contatta cercando - quando ci riesce - di vendere la propria merce: cioè la quotazione al listino. E va detto che l’ufficio analisi della Borsa ha lavorato mica male scovando nella nostra provincia 280 aziende cosiddette «competitive» delle quali 20 «quotabili».

Nomi - ovviamente - non sono emersi. Anche se il nostro giornale, si veda qui a fianco, ha fatto una sua elaborazione individuandone una decina. Ora, lasciando un momento da parte le 280 «competitive», concentriamoci su quelle che - secondo i criteri della Borsa spa - potrebbero essere già pronte - sulla base di alcuni requisiti di redditività e di volumi - ad essere quotate.

Da 50 milioni di euro - Qui a fianco in basso, nel box e nel grafico, diamo conto di come siamo arrivati a selezionare le 11 aziende bresciane che potrebbero essere rapidamente quotate (se lo volessero) in base ad alcuni parametri. Il criterio-base che la Borsa individua è quello del volume d’affari, pari a 50 milioni di euro, un mol (margine operativo lordo) pari almeno al 15% e che sia in crescita a sua volta del 15% sull’anno prima, infine che abbiano un rapporto fra posizione finanziaria netta e mol inferiore a 4. Sulla base di questi 4 parametri, la Borsa ha individuato le 20 aziende ricordate. Noi ci siamo limitati ad applicare questa analisi per aziende con ricavi dai 75 milioni in su. Ebbene: facendo questo screening ne abbiamo trovate 11.

La rivincita della old economy - Una rapida analisi su queste 11 aziende fa emergere una considerazione immediata: per buona parte sono l’espressione della più classica produzione bresciana: ovvero la siderurgia.

Ori Martin di Brescia, Lucchini Siderurgica di Lovere, Aso Siderurgica di Ospitaletto, Olifer di Odolo e la Italfond di Bagnolo Mella sono aziende nate e cresciute lavorando acciaio e ghise, ovvero produzioni che più old non si può.

Eppure sono quelle che, grazie evidentemente ai corsi che il mercato siderurgico sta avendo da quattro anni, hanno recuperato ottimi margini di redditività e sarebbero quindi pronte - sempre ancora lo volessero - ad essere quotate: hanno, dal punto di vista dei numeri, i requisiti per andare al listino e raccogliere capitali freschi.

Le altre aziende sono la Camozzi di Brescia (meccanica e pneumatica in particolare), la Polieco-Mpb di Cazzago San Martino (tubi corrugati), la Sa-Fer di Corte Franca (edil-immobiliare), la Erogasmet (distribuzione del gas), la Flos di Bovezzo (lampade) e la Valsir di Vestone-Vobarno (idrosanitari).

«Non son così chiuse» - Facciamo un piccolo passo indietro. E torniamo alla Borsa e ai dati di monitoraggio sulle quotabili. Marco Berizzi è colui che, per conto dello Star, segue le possibili quotande lombarde. Ed è uno quindi che visita aziende cercando di capire che storia hanno alle spalle, che valuta i conti, che fa analisi, che sente progetti e poi magari cerca di convincerle ad andare in Borsa. Faticoso?

«In parte. Devo dire, però, che ho trovato aziende aperte, mediamente disponibili a verificarsi su questa opportunità. Semmai qualche problema c’è nel fissare il primo appuntamento, il resto va da sè». Facciamo una sorta di simulazione: un’azienda dice che potrebbe essere interessata ad approfondire il tema-Borsa. Concretamente come vi muovete? «Potremmo fare una proposta di questo tipo: fissiamo un incontro fra l’azienda e un gruppo di banche, così da valutare opportunità, costi e ritorni. L’incontro è ovviamente riservato, non costa nulla all’azienda che resta naturalmente libera di fare le scelte che riterrà più opportune: se quotarsi o no».

Gianni Bonfadini
Da Giornale di Brescia


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