«Ecco come riparte la mia azienda»

Maledetta quella strada che s’inerpica tortuosa fino a Veriano di Mura. Oppure benedetto questo piccolo paradiso di tranquillità. Ci siamo saliti nei giorni scorsi, quando la nebbia di fine novembre avvolge case e boschi facendo sembrare la natura di questi luoghi ancora più aspra. Ma perché costruire proprio quassù un nuovo stabilimento per l’assemblaggio di raccorderie e valvole? «Perché qui sono nato e cresciuto, qui stanno le mie radici e abitano le mie 17 dipendenti che posseggono un elevato grado di professionalità», risponde Angelo Crescini, piccolo imprenditore valsabbino.

Ha solo 37 anni, ma ha iniziato ad assemblare utensili da quando ne aveva 17. È il titolare della Cam, realtà che nei 20 anni di vita ha visto sempre crescere il proprio fatturato fino a toccare i 3,4 milioni di euro. Nel 2007 l’anno della svolta: l’acquisto di un terreno e la costruzione di un nuovo immobile. Un investimento un po’ audace, qualcuno lo potrebbe definire pazzo, costato la bellezza di 2,2 milioni di euro. Ma soprattutto, effettuato a ridosso della Grande Crisi.

Si fa presto a dire assemblaggio. Oggi una banale valvola per auto a metano può essere costituita da 47 componenti. Questo lavoro richiede esperienza, grande attenzione, manualità e professionalità che non si improvvisano. «Quando iniziai era tutto in salita: avevo solo 17 anni, ma col tempo sono riuscito a guadagnarmi la fiducia di alcune aziende locali. Ricordo ancora il primo cliente, l’Aignep di Bione. Il nostro è un lavoro delicato che va fatto con professionalità. Certo costiamo qualcosa in più, ma non abbiamo mai avuto reclami sulla merce».

Il nuovo capannone a Mura
Nel 2007 l’azienda raggiunge i 17 dipendenti, tutte donne, e per Crescini è l’anno della svolta: decide di investire in un nuovo capannone a Veriano di Mura. Guardandolo da fuori l’immobile nulla fa pensare ad un laboratorio di assemblaggio. La struttura è elegante e le finiture sono raffinate. Il tetto è in legno lamellare, mentre il pavimento degli uffici è in «onice fantastico retroilluminato», anche le toilette per le dipendenti sono curate ed in stile con rubinetti a cascata. «Fino allo scorso anno passavo anche 14 ore al giorno qui dentro - spiega l’imprenditore - avevo bisogno di lavorare in un posto confortevole. Ma non solo, un ambiente di lavoro di questo tipo influisce positivamente sulle dipendenti. Le ragazze sono portate all’ordine, tengono separati i componenti, abbassando il rischio di errore».

2009, l’anno della prima cig
Se nel 2007 il fatturato della Cam tocca i 3,4 milioni, nel 2008 l’esercizio si chiude a 3,2 milioni. I nodi al pettine arrivano però nel 2009: vengono meno i clienti e la Cam è costretta alla cassa integrazione. «Nel 2009 non andremo oltre i 900mila euro, da inizio anno lavoriamo solo 2 settimane al mese - spiega Crescini -. L’azienda che da 10 anni garantiva gran parte del lavoro, ha cambiato improvvisamente filosofia decidendo di acquistare prodotti di importazione cinese, privilegiando il prezzo alla qualità. A ciò si aggiunge il fallimento di un altro cliente col quale vantiamo un grosso credito».

La strategia, mai arrendersi
Di alti e bassi ce ne sono sempre stati, ma forse questa è la battaglia davvero più dura da vincere. «Non mi sono perso d’animo. Sono per natura ottimista. Ho effettuato una ricerca di oltre 300 aziende della provincia di Brescia, Verona e Milano. Ho verificato i loro bilanci, fatturati e potenzialità. Ci siamo proposti come fornitore come fornitori in grado di garantire livelli di efficienza e qualità propri del "made in Italy". E la nostra ricerca ha portato i primi risultati: con tre aziende abbiamo aperto una collaborazione importante che sono certo potrà dare i suoi frutti già nel 2010».

Roberto Ragazzi dal Giornale di Brescia

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