Una casa per l’ambulanza di Nozza

Scatta l’«emergenza-sede» per l’ambulanza medicalizzata di Nozza di Vestone. In servizio dall’aprile del 2001, ha trovato una sede provvisoria all’Asl: «Ma da allora - spiegano i vertici dell’Associazione volontari ambulanza della Vallesabbia, che raccoglie 11 gruppi del soccorso da Bagolino a Villanuova - la provvisorietà continua ancora, con l’ambulanza senza garage, e per questo soggetta a ogni tipo di disagio. Senza contare che anche la legge considera questa sistemazione non consona, ed il termine per l’obbligo di trasloco è già arrivato. Siamo ancora lì solo perché ci è stata data una proroga. Ma ormai c’è la necessità di una nuova sede, adeguata, entro fine anno». Già nel 2001 l’associazione si offrì di realizzare a proprie spese una sede consona con garage «anche perchè pure l’autista del mezzo, fornito ogni giorno dai vari gruppi dell’Associazione, non ha una sistemazione adeguata». Un problema che tocca tutti, non solo l’Associazione Volontari ma anche l’Asl, il 118, il Comune di Vestone e la Comunità Montana: «Serve con urgenza un dislocazione adeguata - spiega Roberto Turri Zanoni dei volontari valsabbini, che da quest’anno fa anche parte del direttivo di Anpas - che consenta anche una facile uscita dell’ambulanza».

Ma una soluzione, grazie all’interessamento del Comune di Vestone e della Comunità Montana, adesso pare avvicinarsi: «La Comunità Montana deve occuparsi della progettazione e dei lavori relativi ad un rustico (la parte non ultimata del piano terra della nuova ala) di proprietà della Casa di Riposo “Passerini” di Nozza - spiega il sindaco vestonese Giovanni Zambelli, che chiede l’aiuto comunitario perché il Comune di Vestone, da solo, non è in grado di farcela - dove saranno ospitate sia una “casa” per l’ambulanza medicalizzata, sia gli ambulatori per medici condotti e specialisti». L’area al ricovero di Nozza è disponibile, e la soluzione andrebbe bene all’associazione dei volontari del soccorso: «Siamo lì - aggiunge Turri Zanoni - in questa situazione di lunga precarietà che dura da oltre 3.000 giorni, perché non abbiamo altra possibilità, ma non siamo per niente soddisfatti. C’è l’estrema necessità, entro l’anno, di avere una nuova sede, vitale per la sopravvivenza dell’importante servizio reso dall’associazione, soprattutto per la media ed alta valle. Il fatto che dopo 8 anni e mezzo non ci sia ancora il garage fa capire l’estemporaneità organizzativa; sparisse il servizio, se ne andrebbe l’unico medico che, in Valsabbia, opera per il primo soccorso. E questo, dopo le tante lotte sostenute per averlo».

Massimo Pasinetti da Bresciaoggi

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