02 Marzo 2007, 00.00
Valsabbia - C
Acciaio/1

Stagione d'oro per i siderurgici bresciani

Si muove, si muove. Una sorta di «moto perpetuo». Non solo rotazione sul suo asse, ma anche rivoluzione sulla sua orbita. La galassia siderurgica bresciana è in perenne dinamica evoluzione.

Si muove, si muove. Una sorta di «moto perpetuo». Non solo rotazione sul suo asse, ma anche rivoluzione sulla sua orbita. La galassia siderurgica bresciana è in perenne dinamica evoluzione.

Chi pensava che il 2004 fosse l’«annus mirabilis» si sbagliava. Il vero annus mirabilis è il 2006 le cui performances hanno superato persino il 2004, considerato fino a ieri insuperabile, in particolare nei prodotti lunghi quali tondino, travi e laminati mercantili (comprese le rotaie di Piombino e i rodeggi di Lovere del Gruppo Lucchini-Severstal, che nel 2006 ha ampiamente superato i 2,4 miliardi del 2005).

Ciò che più colpisce, a detta di Antonio Gozzi, presidente di Duferdofin e amministratore delegato di Duferco, è la lunghezza del ciclo positivo, giunto al quarto anno consecutivo, «mai visto a memoria d’uomo».

Non solo, ma le previsioni a breve danno ancora due-tre anni di crescita dovuta alla domanda indotta dalle grandi infrastrutture in corso di esecuzione e alle commesse estere, si veda Algeria, Iran, Turchia, Dubai ed Emirati Arabi (solo questi ultimi stanno importando qualcosa come 3-4 milioni di tonnellate annue di tondo).

CAPITALI DEL TONDO
«Mai vista una cosa simile in 25 anni di lavoro - dice Franco Polotti, amministratore delegato della Ori Martin, specializzata in vergella speciale per l’industria e l’automotive - un fenomeno positivo dovuto alla concomitanza di fattori strutturali e congiunturali: tra i primi vanno annoverati l’aumento dei prezzi delle materie prime - minerale, coke, rottame e ferroleghe - tra i secondi una domanda interna e internazionale che si mantiene sostenuta; il risultato per noi è stato un aumento dei ricavi generato sia dai volumi produttivi che dai prezzi di vendita, con un fatturato aggregato passato dai 450 milioni di euro del 2005 a un livello che nel 2006, stando alle prime stime, dovrebbe essersi attestato intorno ai 500 milioni di euro».

Preso atto della saggia raccomandazione di Polotti a mantenere un «profilo basso», ci spostiamo dalla città alla Val Sabbia, tradizionale polo siderurgico bresciano. Ma anche qui, nonostante tutti gli inviti ad un salutare «understatement», come dice Giambattista Brunori, è difficile minimizzare.

Per la Ferriera Val Sabbia, la Dario Leali e la Iro di Carlo Leali, infatti, la musica non cambia, anzi, per alcuni aspetti è ancora più suadente rispetto a quella del capoluogo. Non ultimo il fatto che qui siamo, insieme alla Feralpi di Lonato, nella capitale del tondo, il prodotto che ha segnato le migliori performances del settore siderurgico.

«Niente enfasi, mi raccomando - esordisce Giambattista Brunori - noi nel nostro piccolo siamo passati dai 308 milioni del 2005 ai 409 milioni del 2006, superando ampiamente i risultati del 2004; d’altra parte in un mondo che va avanti, se ti fermi rischi di tornare indietro, è il mercato stesso che prima ti emargina e poi ti esclude».

MERCATO TONICO
E il rottame? Brunori è d’accordo con Roberto Bersi, amministratore della Bicomet (la controllata del gruppo Lucchini che commercializza il rottame) secondo il quale la materia prima, dopo un 2005 caratterizzato da relativa stabilità, «è tornata in fibrillazione, con prezzi all’estero saliti più che in Italia, tensioni che confermano una domanda sempre sostenuta e un mercato tuttora tonico».

La Leali Spa, tondo e laminati mercantili, è stata riportata dal presidente Dario Leali e dal nipote Pierluigi, amministratore delegato, alle performances dei tempi migliori. Il tutto grazie a ingenti investimenti e una razionalizzazione produttiva basata sul nuovo forno di Borgo Valsugana e sul nuovo laminatoio di Roè Volciano.

Anche la Leali Spa conferma un 2006 «più che positivo, con un valore della produzione passato dai 328 milioni del 2005 ai 390 milioni del 2006». Stesso discorso alla Iro di Carlo Leali, media azienda siderurgica fondata dal padre Derio che negli ultimi anni ha investito pesantemente in qualità e tecnologia, oltre che in ambiente e sicurezza. Risultato: da un fatturato 2005 di 140 milioni, la Iro è passata a 190 milioni nel 2006 con un budget di 250 milioni di euro per il 2007. Insomma, tutto si muove nella siderurgia. Comparto ma- turo? Forse, ma certamente non obsoleto e nemmeno superato, bensì competitivo.

di Alessandro Cheula
Da Giornale di Brescia


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